Nel nome di Don Gerardo - 05-11-03- Domenico Melone


 

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Da qualche giorno, stanno bussando alle nostre porte (alla mia già due volte) alcuni simpatici ragazzi/e che dicono di venire in nome di Don Gerardo.

 

(Preciso, per chi non lo sapesse, che Don Gerardo è il parroco di Telese Terme).

 

Questi si presentano con delle cartelle sotto braccio e dicono di voler illustrare un "progetto cattolico per avvicinare la Chiesa alle famiglie" e di "rubare solo 5 minuti".

 

Alla mia faccia perplessa (seconda venuta), la signorina ha precisato che l'iniziativa era di tutti i parroci della zona. Personalmente ho detto ai ragazzi che non condividevo quel modo di professare la religione e non ho concesso i cinque minuti.

 

La mia curiosità più grande, in questo momento, è proprio quella di sapere se è vero che questa è un' iniziativa di tutti i parroci della zona o meno (chiederò a qualche amico residente in comuni limitrofi).

 

Certo, se la cosa nasce da tutte le parrocchie della zona, la considero ancora più grave. Non sono un praticante, ma se questo è il modo di avvicinare i credenti alla Chiesa, per quanto mi riguarda, me ne sono allontanato ancora di più.

 

Consiglierei, quindi, a Don Gerardo di ritirare i suoi "profeti" e di "scendere" in paese qualche volta a prendere un caffè in qualche bar. Inoltre, per avvicinare i ragazzi, potrebbe attrezzare uno spazio in parrocchia con un biliardino, un tavolo da ping pong e magari un pc collegato ad internet per chi non lo ha in casa.

 

Ora non voglio entrare nel "discorso Chiesa" generale e quindi termino il mio intervento sperando di avere qualche riscontro.


Cordiali saluti 

 


 

Commento di Giovanni Forgione - 05-11-03

 

Caro Domenico, anch'io, da sempre, anche senza mai manifestarlo, ho sofferto l'invadenza della religione imposta. Il sentimento religioso (che penso di sentire con serenità ed intensità) non può essere regolato da organizzazioni esterne alla mia coscienza.

 

Certo, sono tante le opere buone che le comunità religiose realizzano e promuovono e sono convinto che in molte occasioni esse possano guidare le persone verso il rispetto del prossimo e di se stessi.

 

C'è però grande differenza tra l'organizzare volontariato mondiale e organizzare la fede del singolo. Non so come un colloquio "rubato" davanti alle porte delle abitazioni possa scalfire una coscienza religiosa costruita in tutta la vita.

 

La pessima azione di proporre la religione con il porta a porta, che tu racconti, offusca anche quanto di buono viene realizzato. Studiare forme di marketing per pianificare un ritorno di fede penso sia deprimente. Se c'è un allontanamento è segno che la gente non si riconosce più in certe "mappature" dell'esistenza. Più precisamente, la gente non accetta più passivamente la mappa della realtà disegnata da altri.

 

Dimostrare con parole ed opere, che una religione è la migliore, è l'unica e che gli adepti di altre confessioni stanno perdendo il loro tempo, rappresenta una grande cattiveria che può ferire ed anche "uccidere" le stesse coscienze dei credenti. L'odio razziale è quasi sempre accompagnato all'odio religioso. L'oppio dei popoli è spesso la miccia che accende l'odio che sfocia in carneficine.

 

Mi rendo conto di essere andato un po' "oltre". Comunque, caro Domenico, condivido le tue perplessità; le strategie per "far crescere" il gruppo e per identificarsi come "squadra religiosa" è opposta al mio modo di vedere; rispettare ed amare il prossimo vuol dire anche rispettare ed amare le altre religioni.

 

Il credere in qualcosa, nasce dal profondo dell'animo. Il desiderare il bene degli altri oltre il proprio è un ottimo punto di partenza per qualsiasi discorso di fede.

Il passo successivo, quello di "agire", di fare del bene, di "pregare", ognuno lo percorre come meglio crede.

 


 

 

Per intervenire: invia@vivitelese.it