Solopaca, niente messe... - 26-05-04 - da Il Mattino

 

 

Il Mattino  - Martedì 25 Maggio 2004

SOLOPACA
Niente messe
in rivolta un quartiere

GIUSY MALGIERI.
Solopaca. Una lettera aperta al vescovo della diocesi di Telese-Cerreto-Sant’Agata, monsignor Michele De Rosa, affinché siano ripristinate tutte le funzioni religiose presso la Chiesa del SS. Corpo di Cristo e soprattutto la celebrazione della messa domenicale delle 11. L’hanno sottoscritta più di ottanta fedeli del rione Piazza nel tentativo di un rapido quanto risolutivo intervento del presule. La lettera prende il via dall’invito del parroco don Franco Pezone «a non frammentare la celebrazione dei riti pasquali nell’annosa quanto effimera, pretenziosa e strumentale divisione Capriglia e Procusi».


«La pratica del ”ricondurre ad unità” - scrivono i fedeli del rione Piazza ove ha sede la Chiesa del SS. Corpo di Cristo, meglio conosciuta come Chiesa Madre - è condivisibile solo se essa è accompagnata dal rispetto delle ”identità” e dal riconoscimento di tutte le componenti la comunità solopachese. Se è corretto riconoscere ”identità” a Capriglia ed ai Procusi nei rispettivi luoghi di culto, perché si vuol negare l’esistenza dei fedeli di ”Piazza” che pure sono numerosi e gelosi custodi della loro chiesa, della propria storia, dell’orgoglio di essere la prima collettività storica di questo paese? I fedeli della ”Piazza” ci sono e si vedono offesi da decisioni non eque. Sono pronti a seguire il Pastore purchè la via sia retta.

L’andare così delle cose da lungo tempo, ha portato al risultato atteso (da taluni): l’abbandono della partecipazione dei fedeli, specialmente degli anziani e dei bambini. I primi perché spesso impossibilitati a spostarsi da un capo all’altro del paese, i secondi perché privati del buon esempio. Si è al corrente dei travagli che la diocesi corre. In particolare, della penuria di sacerdoti. Ma si è parimenti consapevoli che la comunità cristiana di Solopaca, in anni recenti, ha avuto l’onore di vedere consacrati al sacerdozio ben tre suoi degni figli. In verità, non avere un ministro di Dio preposto alla cura dei fedeli della chiesa del SS. Corpo di Cristo produce, nel popolo, l’amaro sapore della punizione che già percorre il sentire comune».