Una giornata particolare
Alcune tra le raccolte dei punti di fidelizzazione (i
cosidetti "punti qualità"), che coinvolgono diversi tipi di clientele,
prevedono come premio finale una giornata da trascorrere con un
calciatore famoso o con un personaggio del mondo dello spettacolo. E’ ciò che è capitato involontariamente al sottoscritto,
che, peraltro, non ha mai fatto queste collezioni.
Alle 11:30 di sabato 17 luglio mi trovo al Cine Teatro
Modernissimo per acquistare due biglietti per la serata in cui si
proietta il film "Non ti muovere". Ho appena letto il libro e sono
curioso di vedere come Castellitto l'ha trasformato in film. L’addetta
alla prevendita, Italia, (stesso nome della protagonista del film),
molto gentile, mi porge i biglietti e mi ringrazia per il modo in cui il
sito ViviTelese supporta il Telesia Film Festival. In più, mi confida
che è una assidua fruitrice di ViviTelese e che, però, non sempre trova
articoli simpatici nei confronti dei gestori del “Modernissimo”. Un
intervento in particolare, che parla di "gaudenti e latini proprietari
del cinema", ha scosso la sorella di Pino Luongo.
" Giovanni – mi dice - non è bello essere criticati dopo
tutto quello che facciamo per Telese lavorando onestamente. Ogni
organizzazione ci costa sacrifici e impegno. Il “Telesia Film Festival”
poi, è un impegno nell'impegno. C'è da gestire i numerosi ospiti
prendendoli all'aeroporto, accompagnandoli all'hotel, riempiendo le loro
giornate di permanenza a Telese ecc... Adesso, per esempio, mentre parlo
con te sto pensando a chi mandare a Pietrelcina per accompagnare Lorena
Fortezza che desidera visitare i luoghi di Padre Pio e... ancora non l’ho
trovato… "
Italia continua a parlare del “Telesia Film Festival”,
dell'organizzazione, di ViviTelese, ma io già non l'ascolto più...
Davanti ai miei occhi scorrono in rapida sintesi, simile a un “trailer”,
le scene de "Il Ciclone", il film di Pieraccioni con Lorena Fortezza
protagonista femminile…
In pochi istanti il juke-box della mia memoria estrae il
brano. Sento la musica e ascolto la colonna sonora del film: quella
specie di flamenco moderno, che è rimasto impresso nella mente di molti
italiani, produce, nella mente mia, ad alto volume, dei suoni
meravigliosi che mi annebbiano la vista e Italia quasi non la vedo più.
"Hai capito Giovanni, quali sono i problemi?"
"Si", -faccio io, per
tutta risposta - "a che ora la Lorena deve andare a Pietrelcina?"
"Alle 12:30. perché?"
"Non ti preoccupare,
vado io"
"Come? davvero mi puoi fare questo piacere?"
"Certo! Sono in
vacanza. Per me non è un problema"
"Grazie Giovanni, adesso avviso mio fratello e il personale
dell'hotel che ho trovato chi mandare."
Torno a casa per una doccia veloce e fresca. Indosso un
pantalone bianco ed una camicia beige e cerco le scarpe che non usavo
più da qualche settimana. All’uscita di casa, mia moglie che rientra
dalla spesa mi chiede:
“Dove vai?”
“ Vado a fare un giro a Pietrelcina con Lorena
Fortezza… ”
“Cheee? Tu sì matt!”
“No, non scherzo, vuoi venire anche tu?”
“Ma fammi il piacere! Con gli anni stai peggiorando!”
“Vabbuò! Non vuoi venire, vado solo.”
Sono solito fare questi scherzi in famiglia recitando da
attore dilettante. Mia moglie questa volta, però, si rende conto che
tanto “dilettante” non sono. Il mio tono di voce, la mia decisione, il
mio entusiasmo, le fanno percepire che non sto raccontando balle.
“Ma davvero fai? E perché proprio tu?”
“Per caso, parlando con Italia Luongo del più e
del meno è venuto fuori questo discorso ed io mi sono messo a
disposizione!”
“Ma avevi tante cose da fare, oggi!”
“Le faccio domani, non capita tutti i giorni di
stare con un’attrice! Ciao.”
Arrivo al Grand Hotel con la C3 di mia moglie; ho lasciato
la mia “Scenic” a casa perché era sporca. Entro nella hall e, caso
strano, alla “reception” è di turno mio fratello Claudio. Spesso vado a
trovarlo al posto di lavoro perché abitando egli a Guardia Sanframondi
da quando si è sposato, sono poche le occasioni di incontrarlo a Telese.
Claudio ha assunto “le physique du rol”: il suo è un atteggiamento
compassato assolutamente adatto al luogo. Mi avvicino a lui che mi
chiede:
“Che è?”
“E’ quella Lorena Fortezza?” – chiedo io a lui,
facendo segno alla ragazza che vedo seduta poco distante.
“Sì, deve andare a Pietrelcina con un accompagnatore che mi
manderà Pino Luongo”
“Con chi sta?”
“Con il suo compagno, quello lì” – mi dice indicandolo con
un breve cenno della testa.
“Ma Pino non vi ha comunicato ancora chi sarà
l’accompagnatore?”
“No”
“So’ io…”
“Ah, si tu?... Mò li chiamo!”
L’incontro nella hall è molto cordiale e senza troppi
convenevoli. E’ lui, il compagno di Lorena, Christian Pio, che mi dice:
“ Andiamo?”
“O.K.” replico io aprendo la porta dell’Hotel e
invitandoli ad uscire.
L’impatto iniziale è quel breve istante di leggero mistero
che precede le nuove conoscenze: dura pochissimo. Vedono la C3 che già
da sola li mette a loro agio. E’ impressionante come l’immagine
pubblicitaria di una automobile possa condizionare le persone,
determinando atteggiamenti e pregiudizi. Christian Pio prende posto
davanti; Lorena che si è seduta dietro mi chiede:
“Funziona l’aria condizionata?”
“Si, rispondo, la macchina è calda perché era al
sole, ora si raffredda subito.”
Appena partiamo in direzione della superstrada, percepisco
subito che trascorreremo un bel pomeriggio. Christian Pio, sulla
trentina, appare interessato al paesaggio e mi pone domande sul vino
locale: ne ha sentito parlare bene e vorrebbe acquistarne qualche
bottiglia.
Gli mostro, facendo un cenno con la mano destra, la montagna
di Solopaca
e gli faccio una breve descrizione dei diversi vini DOC
della nostra valle: il Solopaca, il Guardiolo, l’Aglianico, la
Falanghina… Senza avventurarmi in disquisizioni organolettiche, non ne
sarei capace, gli prospetto la possibilità di qualche assaggio prima
degli acquisti. Lui contento, apprezza il mio interesse. Più avanti nel
viaggio, gli mostro le colline di Castelvenere e gli "skyline" di Guardia,
San Lorenzo e San Lupo.
Lorena ascolta in silenzio, un po’ trascurata da noi. Le
chiedo:
“Preferite mangiare
subito o dopo la visita dei luoghi di Padre Pio?”
“Non so, più tardi decidiamo. Fino a che ora funzionano i
ristoranti?”
“Penso fino alle due,
quando arriviamo a
Pietrelcina chiediamo.”
Christian Pio interviene, cercando di capire quanto tempo
occorra per la visita turistica a Pietrelcina. Poiché non lo so, avanzo l’idea di fare un giro nel centro
storico e chiedere informazioni sul posto. Piana Romana è decentrata
rispetto al paese e propongo loro di andarci dopo pranzo. Sono entrambi
d’accordo. Entriamo in Pietrelcina e parcheggiamo al limite dell’isola
pedonale. Appena scesi tutti e due mi guardano negli occhi. Mi preoccupo
leggermente fino a quando non confessano di avere problemi di
pressione bassa e che stanno risentendo del passaggio avvenuto troppo in
fretta dal fresco dell’auto al caldo esterno. Si appoggiano sulla
carrozzeria ma dopo pochi istanti mi dicono che è tutto O.K.
|
|
|
Ci intrufoliamo tra i vicoletti e, osservando le prime
vetrine cariche di souvenir, Christian Pio comincia a "colpirmi ai
fianchi" chiedendomi notizie storiche su Padre Pio. Resisto qualche
minuto e poi "vado al tappeto" e confesso di non essere molto preparato
sull'argomento. Lui sorride e mi conforta. Mi dice di essere molto
devoto ma di non essere mai venuto a Pietrelcina mentre è stato spesso a
San Giovanni Rotondo. Gli dico che i miei genitori saprebbero come
accontentarlo perché potrebbero presentare un tesi di laurea su Padre
Pio. In più gli dico che il mio cognome è lo stesso del Santo. E'
divertito quando gli racconto che quattro anni fa alla nascita del mio
secondogenito Alex qualcuno mi esortò a chiamarlo Francesco...
Pur conoscendo abbastanza bene Pietrelcina, frequentandola
spesso per cene con amici mi vergogno a confessare ai due che non vi ho
mai fatto il turista vero e proprio. Oggi è l'occasione giusta per
riparare. Il caldo è opprimente, Lorena lo ripete spesso. La decisione di
andare più tardi alla casa di Padre Pio è determinata anche dal fatto
che siamo giunti ad ora di pranzo e tutti e tre avvertiamo un leggero
languorino…
Un bel localino accogliente, fresco, ben curato, ci appare
come un'oasi.
La moglie del ristoratore riconosce subito Lorena e chiama
il marito. E' un giovane napoletano molto simpatico che si è sposato a
Pietrelcina 18 anni fa e poi ci è rimasto con l'attività lavorativa. Ci fanno
accomodare e mentre essi preparano il tavolo, noialtri discutiamo della
bellezza architettonica del ristorante. I muri sono di pietra viva, le
volte “a botte”, rustiche, fanno subito pensare ad un ambiente "reale"
adattato a ristorante. Per terra però, dal pavimento e fino all'altezza
dei tavoli, una serie di mattoni rossi fanno pensare ad una
ristrutturazione.
L'interesse di Lorena e di Christian Pio per il locale è
presto svelato. Quando gli chiedo che mestiere fa, lui prontamente
risponde: "Gestisco un ristorante in Piemonte; ho molta cura per
l'arredo interno e per i particolari." Interviene Lorena "Peccato che
decida tutto lui, io lo vedrei diversamente il locale".
"Perché?" -
chiedo io.
Lorena:
"Perché dà troppo sull’antico. Io
amo molto la pop-art e vorrei cambiare qualcosa."
Christian Pio:
"Ma come fai a mettere oggetti moderni in quell'ambiente classico?"
Io: "E' difficile ma non impossibile accostare vecchio e nuovo."
Segue un'animata discussione nella quale ognuno dei due
porta avanti la propria tesi. In un momento di pausa mi guardano
entrambi quasi come fossi Santi Licheri e aspettano la mia opinione:
"L'assolutismo -dico io- non va bene in nessuna occasione nella vita;
anche in questo caso non c'è niente
di male se un angolo del ristorante
viene curato da Lorena a modo suo; non è difficile con l'aiuto di un
architetto o di un arredatore scegliere gli oggetti per creare un
ambiente più colorato e chiassoso". Le mie parole danno coraggio a
Lorena che incalza: "Avevo pensato ad un Juke-Box anni '60".
"E' un'ottima idea!" -concludo io guardando negli occhi Christian Pio che
non reagisce.
Il ristoratore napoletano, intanto, nel presentarci il menù
ci invita a voler prendere l'antipasto e poi, a scelta, il primo o il
secondo, motivando ciò per l'abbondanza dell'antipasto costituito da
ricotta, mozzarella di bufala e prosciutto crudo. Tutti e tre siamo
d'accordo per l'antipasto; Lorena sceglie l'agnello
mentre io la pasta al tegamino. Christian Pio si accontenta solo
dell'antipasto. Il vino, ottimo Aglianico di produzione locale,
accompagna il nostro pranzo ed anima le nostre discussioni.
“Avete figli?”, chiedo. Lei mi dice subito di "sì". Lui
indugia un po' prima di rispondere "no" e aggiunge: "L'ha fatto da
sola". Lorena parla brevemente e con piacere del suo Ruben di nove anni,
avuto da un altro uomo. Christian Pio, intanto, mi svela che la sua
devozione al Santo è nata nella sua famiglia e che il suo nome ha a che
vedere proprio con Padre Pio. Mi racconta delle preghiere quotidiane che
rivolge al Santo e di sua nonna che a sessant’anni fu colta da ictus;
stava per andarsene quando lui, Christian Pio, chiese la grazia a Padre
Pio. La nonna è vissuta altri vent'anni, fino a tre mesi fa.
Vedo Lorena un po' distratta, con lo sguardo nel vuoto e le
dico:
"Ti capita qualche
volta di avere una musichetta in testa che si
ripete tutta la giornata e
non ti lascia mai?".
Lei mi fa un cenno con la testa e attende che io continui.
"L'ultimo CD di Pino
Daniele... una canzone in testa… è da stamattina che non se ne va
più...!"
Lei sorride e mi dice cantando:
"Quale? Quella che fa: ... ho bisogno di te... ho un
maledetto bisogno di te..."
“No –dico io- questa è “Pigro”. La mia è un’altra:
è quella che fa: Io come te… sole caliente… bella, bella da vivere…
dimmi che futuro avrò ”.
Con qualche movimento del viso mi fa capire che non la conosce,
ma sorride per la mia performance canora.
A fine pranzo il ristoratore ci consiglia di andare a piedi
a Piana Romana. I "miei" due amici non hanno nessun dubbio: il sole è
troppo “caliente” e optiamo per i vicoletti ombreggiati del centro
storico, quelli che dal ristorantino portano alla casa e agli altri
luoghi di Padre Pio. Dopo la foto di rito, lasciamo il ristorante e ci
avviamo. Tutto il percorso obbligato nei posti storici di Padre Pio lo
percorriamo ciascuno con diverso atteggiamento: Christian Pio visita
ogni stanzetta, ogni oggetto con particolare attenzione. Lorena ed io,
anche se interessati, non reggiamo alla sua profondità e alla sua
attenzione. Spesso sono da solo a fare da guardia del corpo alla VIP per le
stradine di Pietrelcina.
|
|
|
Tutti la riconoscono, turisti e negozianti del posto. I
turisti non perdono l'occasione per farsi immortalare accanto ad una
attrice famosa come Lorena. Ad esser sincero, alle prime richieste di
autografo e di foto sono felice che lei sia al centro dell'attenzione,
ma dopo la decima "posa" per la foto ricordo con un ennesimo sconosciuto,
l’andazzo comincia a stancarmi. Noto negli atteggiamenti di Lorena che
"deve essere gentile per forza" perché gli italiani vedono in lei un
mito, ma, richiesta dopo richiesta, capisco che a lei non fa affatto
piacere questa cerimonia del personaggio famoso.
Mi rendo conto che è
pesante e noioso sentirsi dire sempre la stessa cosa dieci, cento volte
al giorno: "Ma è Lorena Fortezza, quella del Ciclone!"
Dopo l’acquisto di qualche souvenir, decidiamo di andare in
auto a Piana Romana. Cinque minuti dopo siamo nel grande piazzale con la
chiesa nuova e grande sulla sinistra e la chiesetta nel verde sulla
destra. Lorena resta in macchina con il climatizzatore acceso. Io
accompagno Christian Pio a
vedere “l’olmo delle stimmate”. E’ grande il
divario di interesse per Padre Pio tra Christian Pio e me. Io molto
attento, interessato quanto basta. Lui invece approfondisce in modo
maniacale la vista di
ogni particolare come se stesse registrando le immagini "su nastro" nella sua
mente. Rimane molto tempo a pregare davanti all’olmo. Io esco e mi
accorgo che Lorena è scesa dalla C3 e si sta rinfrescando accanto alle
fontane che sgorgano acqua fresca. Da lontano sembra la scena di un film
con il codazzo di ragazzi e curiosi intorno.
|
|
|
Dopodichè decidiamo di ripartire per tornare all’Hotel
perché i due hanno voglia di fare un bagno in piscina. Il viaggio di
ritorno è molto interessante e diverso rispetto a quello di andata.
Poche ore sono bastate a non considerarci più vicendevolmente degli
sconosciuti. Si parla di tutto e lo facciamo come tre amici di lunga
data. Il fresco della C3 è davvero un privilegio da VIP nel clima
infuocato di questa giornata. Intanto dai finestrini scorrono le immagini delle colline beneventane con gli alberi che si rincorrono. Ah!.. che bella la vita.
Momenti come questi sono indimenticabili.
All’arrivo al Grand Hotel ci salutiamo dandoci appuntamento
per la sera; Christian Pio mi chiede di accompagnarlo, più tardi, ad
acquistare il vino alle cantine di Castelvenere, mentre io propongo una
serata in pizzeria, per far loro conoscere mia moglie. “O.K., ci sentiamo stasera!” mi dice Christian Pio
mentre Lorena mi saluta, ringraziandomi in modo sincero, per la mia gentilezza.
(Le foto sono
state scattate con il cellullare)
|