Non conosco mia figlia di 32 anni - 29-04-04 - Giuseppe Sangiovanni

 

 

A lanciare l’accorato appello, Antonio Varricchione di Piedimonte Matese

“VOGLIO VEDERE MIA FIGLIA, HA 32 ANNI MA NON LA CONOSCO! ”

La tormentata storia d’amore finita quando l’ex moglie era incinta

Se i genitori si separano o divorziano, i figli sono affidati alla madre 82% dei casi, a nonni, parenti o istituti 11%, e solo il 7% delle volte ai padri. Un’ingiustizia? Sembrerebbe proprio di si. Una legislazione ritenuta troppo filo-materna.

Papà a ore, papà fantasma, ridotti a padri “biologici”-cancellati dalle ex consorti-con vere e proprie guerriglie giudiziarie, senza fine. Decreti “annullati” dal coniuge affidatario-che portano all’esasperazione i papà fantasma-spesso affidatisi al “rapimento”, pur di vedere i propri figli. La paternità, il diritto, il dovere-che diventano optional preziosi. Figli della discordia, usati come merce di scambio-impiegati come strumenti di guerra: figli considerati “vaglia mensili”-minori usati nella logica della ripicca e del litigio.

Ma può andare anche peggio, come nel caso di Antonio Varricchione, 50 anni di Piedimonte Matese, un matrimonio finito subito e traumaticamente, con una figlia di 32 anni, mai conosciuta.

Il ciak per l’estenuante ed infinita soap opera (degna del migliore sceneggiatore) - di Antonio, verso la metà degli anni sessanta.

Poco più di sedici anni, prospettive di lavoro nulle, poche cose chiuse in una valigia, tanta speranza e via, alla ricerca di migliore fortuna.

Lascia tutti, amici, affetti, famiglia: tristezza e speranza, si alterneranno nel lungo viaggio in treno, che lo porterà nel nord della penisola, dove c’è lavoro e benessere.

L’impatto con la nuova realtà, anche climatica, non sarà dei più facili. Cè troppa differenza tra Como e Piedimonte. Una città che produce, con la gente che corre, va di fretta- poco disposta a socializzare, specialmente con i meridionali.

Prima di aprirsi le porte del lavoro, si aprirà, per Antonio un portone nel cuore.

L’estrema simpatia, il fisico longilineo, il fascino mediterraneo- gli consentiranno di conquistare subito una bellissima ragazza, comasca doc.

Si frequentano, si amano- l’amore diventa sempre più grande.

Passione, inesperienza- e dopo soli tre mesi, lei è in dolce attesa.

I genitori della ragazza, appresa la notizia vanno su tutte le furie, mettendo alla porta quel giovanotto bruno, “dell’altra Italia”.

A questo punto, i due prendono la decisione: vanno via per la classica fuitina. Arrivano a Piedimonte Matese, dove lei resterà poco, per volere del padre: la nostalgia, forse qualche incomprensione, faranno il resto. Tornerà a Como, teatro del lieto evento.

Antonio, farà di tutto per vedere sua figlia. Tutto inutile. I contrasti con il suocero sempre vivi- condurranno la moglie a dimenticare Antonio, che cercherà in tutti i modi (lecitamente ci dice) - di abbracciare sua figlia.

Una figlia fantasma da 32 anni, che Antonio spera di incontrare al più presto-dopo infinite guerriglie giudiziarie, appostamenti e notti all’addiaccio, in macchina, con la speranza di vederla.

“La mia vita è un romanzo- ne ho passate di tutti i colori, pur di vedere mia figlia- che penso sempre: aiutatemi a realizzare questo sogno, voglio semplicemente parlarle, spiegare la mia verità, non voglio sconvolgere la sua vita”- il disperato appello di Antonio Varricchione, rivolto ai media.

Un padre, quando c’è, anche se cattivo (non è il caso del nostro protagonista) - ha diritto di incontrare i figli- che non possono dimenticare, chi gli ha dato la vita.

 


 

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