Le origini di Telese dal riassunto storico - 27-07-04 - Ezio Esposito

 

 

Riassunto Storico Dell'Antico Sannio
specialmente di Alife, Telese e Cerreto degli attuali paesi che n'ebbero origine e dei Signori che li dominarono fino all'abolizione feudale.
 
dettato da Giuseppe Mannato
cultore di Architettura, Agronomia e storia antica
 
 
FORNITURA EZIO ESPOSITO

 

3°    TELESE, SUA ORIGINE, SUE VICENDE E PAESI CHE N'EBBERO ORIGINE

 

 Telese antica fu quasi sempre consorte con Alife tanto nelle glorie che nelle sventure dalle quali essa non si riebbe, come quella e presentemente non è altro che un recinto di dirute mura ad opera reticolata di figura ottagonale, che gira circa un miglio e mezzo, ma vuota del tutto di abitazioni ed abitanti, tranne alcune abitazioni di masserie coloniche, e ridotta tutta a campi coltivati e piantati, in mezzo ai quali si vedono ancora di tratto in tratto le vestigia della sua estinta magnificenza. Come, da chi, e quando ebbe origine, nessuno degli antichi scrittori che io sappia, ne ha parlato con chiarezza. Chi la vuole fondata da Ercole, chi dagli Osei, e ne fa ripetere l’etimologia dai fuochi sotterranei che animavano gli antichi vulcani estinti; ma il certo però si è che essa è antichissima.

Il Frezza la mette fra le sette città principali del Sannio, e la dice potentissima, bellicosissima e doviziosa; e perciò  è da ritenersi piuttosto fondata dai Sanniti.. E che così debba essere, lo confermano anche la sua aprica posizione, l'ubertosità delle campagne che la circondano le sue lussuose mura, qualche frammento a mosaico dei pavimenti di case e strade, i ruderi del suo anfiteatro.

Come colonia godente la cittadinanza romana è indubbiato che ebbe anche il Foro ed il teatro, dé quali non ravvisa alcun vestigio.

E’ certo di aver avuto la propria moneta. L’essere stata patria e sede dei ponzii generalissimi dei Sanniti, che fecero più volte tremare Roma. La sua posizione è quasi in mezzo fra il Sannio Caraceno Pentro ed Irpino.  Che sia stata popolatissima e  sontuosa negli edifici pubblici e privati, lo dicono i pochi ruderi, che vi restano ancora, fra i quali si son rinvenute iscrizioni lapidarie, vasi, medaglie, corniole, cammei, monete, ecc.. da poterne formare un ricco museo, come già si troiva in casa dei signori Pacelli in San Salvatore. Fra molte iscrizioni lapidarie riportate dagli antichi storici di diverso stile e significato, relative all’antica Telese, vi è la seguente favoritami dal Sig. Michele Pacelli

 

C. MINVCIVS C.F. FA. THERMUS PR II . VIR

BIS AQAE. CVRRATOR. Q. II QVINQ. SIBI. ET.

C. MINVCIO. Q. F. FAL. PATRI

PONTIAE P. F. MATRI.

DECIMAE MAXIME. VXORI

MINVCIAE VICANAE. LIB.

 

 

Da questa iscrizione si rilevano tre cose assai nobili.

La prima che in Telese vi furono i Duumviri, che vi furono i Quesiri e  i Duumviri quinquennali, e con esso vi ebbero ad essere tutti quei Magistrati che già si sono notati parlando di Alife, allorché fu municipio e Colonia colla cittadinanza romana.

La seconda che vi furono anche i curatori delle acque, le quali poi si è verificato che vi venivano dalla montagna di Cerreto detta S. Angelo, circa nove miglia distante, mercè conduttura di piombo, della quale ne esiste ancora qualche vestigio, come quelle delle terme, che stavano nella contrada Nocera vicino all’attuale bosco, nella quale vi affluiva l’acqua di Montacelo, come lo dimostrano i ruderi dell’antica conduttura. L’acqua predetta era quella che ora anima la fontana di San Salvatore.

La Terza, che vi esisteva la famiglia dei Ponzii, la quale non vi è dubbio che in Telese ebbe la culla, e Telese si trasportò in Roma ed Alife, come si è detto: parlando delle nobili genti Alitane: e che vi esistevano anche le famiglie dei Minueii, dei Falchi, dei Massimi, dei Rufi, dei Valerii, degli Emmiie, di tanti altri. Onde il nostro poeta Paterno a ragione cantò:

 

O di Telese, e la sorella Alife

L’antiche madri di cotanti Eroi

Le principali vicende di Telese, che ho potuto raccogliere, sono le seguenti:

  1. Nell’anno 533 di Roma, circa anni 212 prima dell’era cristiana fu presa da Annibale.
  2. Nell’anno 538 fu ripresa e distrutta da Fabio Massimo.
  3. Nel 663 o 660 fu distrutta la seconda volta da Silla
  4. Nel 703 nella guerra civile fra Cesare e Pompeo fu devastata la terza volta
  5. Circa l’anno 771 dopo la guerra sociale, ebbe la cittadinanza romana, come le altre città sannitiche ed altre e quindi fu colonia triumvirale. In tale epoca toccò l’apice del suo splendore, della sua grandezza e magnificenza, e altre di tutti i magistrati come Alife, ebbe come quella il grandioso tempio di Ercole, sacerdoti e riti, teatro, anfiteatro (I), e i giuochi in breve tutto quanto era e si praticava in Roma. Ma la potenza di Roma aveva fatto il suo tempo e decadde e con essa decadde il felice stato di Telese come di tutte le altre città. Durante il basso impero barcollò tra diverse altre vicende di minor conto, e quindi fu preda delle diverse successive infestazioni di barbari che la dominarono ed afflissero, ciascuna per più o meno tempo e con più o meno tirannia.

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(I)                 Le fiere per l’anfiteatro venivano detenute in un androne al ridosso di Montepugliano, che era ridotto a masseria colonica detta Gruttela.

  

  1. Nell’anno 847 dell’era cristiana fu presa e saccheggiata dai Saraceni, che vi ritornarono nell’anno 860 circa e fu distrutta e rasa al suolo dal fiero capitano saraceno Seodan che per la sua ferocia fu detto Satan. Allora i superstiti cittadini di Telese che si salvarono dall’eccidio della loro patria, spaventati derelitti e senza tetto si smarrirono si dispersero, ed andarono a riedificare la loro piccola nuova città che era ove è Telese attuale. Ma la nuova Telese, non fu già fortunata Ruggiero I° Re di Sicilia  nella guerra contro Lunario II° la volle abbattere dalle fondamenta. Ma che non può l’amor patrio? Telese anche questa volta si riebbe, ma il destino già ne aveva decretato il suo sterminio.
  2. Nel 1193 circa finalmente fu bruciata nella lotta fra Tancredi e l’imperatore Federico, ed oltre delle calamità cagionatele dalla barbaria degli uomini, vi furono anche quelle operate da diversi terremoti, che compirono l’opera nefanda. Per lo che gli sventurati derelitti Telesini tranne pochissimi che vi rimasero, si allontanarono dal caro patrio suolo, si dispersero ed incominciarono a fondare nuovi paesi e ad accrescere quelli che appena già esistevano, come Cerreto, Guardia Sanframondi, Solopaca, Amorosi, Massa (I) ecc. E d’allora la seconda Telese non è più risorta ed attualmente non consiste che in pochissime abitazioni e pochi abitanti con una piccola chiesa Pettorale, in molti grandi molini, nei ruderi della distrutta cattedrale, di cui resta ora in piedi il solo campanile ora ridotto a colombaia, il quale si vede fabbricato con i rottami degli edifici di Telese Vetere,e attraversata dalla stazione ferroviaria omonima che gli è vicina.

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(I)                Cioè Massa Superiore, attualmente detta Rocca casale di San Salvatore quindi allora fu popolato San Salvatore.

 

  1. Nel 1296, a tempo di Re Carlo e Re Roberto, Telese era in parte dominata come feudo d’ARRICO Siginolfo;
  2. Nel 1326 era in tutto posseduta da Arrico suo nipote par essergli stata portata in dote l'altra parte da Egidia di Bonardo sua moglie e di quella fu creato Conte Bartolomeo Siginolfo.
  3. Nel 1343 era dominata da Tommaso Sanfromondi, il quale ne fu spogliato da Re Ladislao, da cui gli fu ridata nel 1400.
  4. Nel 1460 era posseduta da Marino Manzone Duca di Sessa al quale per effetto di ribellione fu tolta dal Re Ferdinando e data ad Onorato Gaetani Conte di Fondi.
  5. Nel 1587 era posseduta da Fabrizio Logonessa, al quale successe Mario suo figlio. Nel1491 venuto questi a morte nell'anno 1518 ne fu investito Luigi suo primogenito, al quale successe ancora al dominio di altre terre per morte di Giulio suo zio e del tutto fu successore Giulio suo figlio. Da costui nacque Giulia, che porto Telese in dote ad uno dei Caracclolo suo marito. Galeazzo Caracciolo la possedeva nel 1540 come figlio di detta Giulia. Nel 1544 lo stesso Galeazzo fu investito per morte di sua madre di alcune terre, e delle ragioni di potere ricomprate le altre. Ma non avendone questi profittato nel 1574 fu venduta con altre terre del Sacro Consiglio ad istanza de creditori di Colandonio Caracciolo, a Cristofolo Grimaldi suo figlio.
  6. Verso la fine del secolo decimosesto, nel principio del decimosettimo Telese fu posseduta dalla famiglia Ceva Grimaldl, insieme ad altre terre.
  7. Nel 1710 si devolsero tali possessi alla Corte, e Carlo VI° li concedette al Conte Rocco Stella, il quale poi nel 1724 vendette a Marcello Ceva Grimaldi, col titolo di Duca, Telese e Solopaca, che poi passarono in proprietà del Duca di Casacalenda.

 

 

 

 


 

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