Volturno, esigenza di legge speciale  - 26-05-04 - da il Sanio Quotidiano

 

Volturno, Di Mezza rilancia l’esigenza di una legge speciale

Pubblicato il 22-05-2004

Recupero del fiume, interviene il commissario dei folliniani

(vipa) Il Volturno rischia. La stato di salute del corso d’acqua che attraversa tre province: Isernia, Benevento e Caserta, non è dei migliori. Se ne parla da anni, ma mai nessuna iniziativa concreta si è mai registrata. Parco fluviale, giornate dedicate alla pulizia delle sponde e, in ordine di tempo, la richiesta avanzata dall’assessore regionale all’Ambiente, Ugo De Flaviis destinata all’associazione onlus «fiume Volturno» per un elenco degli scarichi abusivi presenti. Buone iniziative per il commissario, nonchè vice segretario provinciale dei folliniani, Antonio Di Mezza, ma ritenute non funzionali ad un definitivo recupero del fiume Volturno.

 L’esponente dei moderati della Cdl, giudica rilevante la presa di coscienza da parte dell’assessorato regionale all’Ambiente, ma ritiene insufficiente un interessamento più articolato per risolvere la questione ambientale. «Se non ci si rende conto - dichiara Di Mezza - che il recupero del Volturno passa attraverso quelli degli affluenti, attraverso il dragaggio del suo letto, attraverso la bonifica delle sue sponde dove ci si può trovare di tutto. Occorre - secondo Di Mezza - che si arrivi ad un coinvolgimento che vada oltre i confini regionali.

Trovo interessante la proposta emersa qualche tempo fa di una legge speciale per il Volturno sul modello Sarno. Peccato che nessuno l’abbia raccolta. Si tratta di un problema più generale: se non si tiene cura di queste risorse, partendo dalle origini e considerando tutti gli aspetti connessi si corre il rischio, per usare una perifrasi, come se di una gravidanza si volesse tener conto del solo parto e non considerare il frutto del parto:il neonato che va seguito nel suo svezzamento, nell’adolescenza e così via».

La questione del bracconaggio, fenomeno che vede coinvolto il Volturno e che è arrivato alla ribalta della cronaca nei giorni scorsi, è occasione per ribadire la sua preoccupazione per lo stato del corso d’acqua. «E’ doveroso combatterlo - commenta Antonio Di Mezza - ma bisogna vedere se ci sono ancora delle specie nel fiume. Ricordo che negli anni ‘60 erano oltre sessanta le «varietà» di pesci presenti, ora questo quantitativo risulta drasticamente ridotto... bisogna convincersi che questi corsi d’acqua sono delle risorse anche per il turismo. Se offrono una sporcizia e un degrado in egual misura a quello che si registra in alcune aree metropolitane, che interesse ci può essere a visitarli?»

 


 

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