Un borgo dove manca tutto - 31-03-04 - Giuseppe Sangiovanni

 

 

Caiazzo - (Caserta)

IL CASO

Le cinquecento anime della frazione caiatina, private di tutti i servizi

S.S. GIOVANNI E PAOLO, IL PAESE DEI SENZA

Nel borgo manca tutto: inutile cercare una cabina telefonica, l’ufficio anagrafe, i mezzi pubblici: cinque km, a piedi, per gli anziani che devono riscuotere la pensione. Anche la chiesa è a mezzo servizio!

Nel 1806 era comune, ha avuto due scuole elementari, l’ufficio postale, una propria “Università”- che eleggeva due eletti-che poi governavano gli altri Casali e Castelli, il Catasto ed i Pesi Reali distinti da Caiazzo. Duecento anni dopo, ha perso tutto.

Nei mesi scorsi, persino una televisione satellitare, si è interessata, al piccolo e suggestivo borgo “preistorico”: immagini, finite all’altro capo del mondo, che hanno contribuito a fare arrivare, almeno la toponomastica, fino a quel momento del tutto inesistente.

Il paese che cammina a passo di gambero, è S.S. Giovanni e Paolo, amena frazione del Comune di Caiazzo - negli ultimi anni rapinata di tutti i servizi - denominata “il paese dei senza”.

Si fa prima a dire cos’è rimasto: la scuola elementare, pure in odore di accorpamento.

No, non siamo in Albania, a soli diciassette km da Caserta.

Spettrali, le case color tufo- abitate per la maggiore da persone anziane

Inutile cercare in paese l’ufficio anagrafe o l’ufficio postale, i mezzi pubblici o una piazza, un vigile urbano o una cabina telefonica, l’ambulatorio medico o strutture sportive. Non va meglio con la metanizzazione. Per un destino beffardo, il ventre della frazione, è attraversato da un impianto di metanizzazione: un “sofisticato” sistema che però dimentica le case degli abitanti e serve solo quelle dei paesi vicini. Cosi, a portare il gas nelle cucine della frazione dei senza, sono ancora gli omini, che vendono le vecchie bombole. L’acquedotto e il depuratore, non funzionano, il postino titolare è morto, da dieci anni: sostituito da un portalettere, che arriva in paese, solo all’ora di pranzo, dopo aver smaltito la corrispondenza di Caiazzo.

Identica sorte per lo spazzino, rimosso cinque anni fa, dalla frazione- per un’emergenza, diventata cronica. Mai più tornato titolare fisso.

Terza età completamente ignorata: pensionati costretti a fare 5 km, a piedi, dopo la chiusura del locale ufficio postale-per raggiungere Caiazzo, quindi riscuotere la pensione- a volte scippata, per strada, pure quella.

Le stradine del paese, sempre più spesso al buio. Ma, ironia della sorte, l’Enel ha scelto, proprio le case di questa frazione(inizio 2003)- che avrebbe bisogno di tutto, per installare i primi contatori elettronici, della penisola.

Cinquecento anime, condannate a perenne penitenza.

Anche la chiesa, è a mezzo servizio- il curato-andato via, tre anni fa, per problemi di salute, mai sostituito dal parroco titolare: da allora, anche la parola di Dio, è “somministrata” col contagocce - come l’acqua potabile, erogata a giorni alterni- che d’estate trasforma la frazione, in un paese praticamente invivibile.

Un borgo dimenticato, che negli anni ha perso quasi tutto, ma il triste primato sembra destinato a consolidarsi.

Prevista per l’anno prossimo la chiusura della scuola elementare, l’unico sali e tabacchi ha chiuso- e l’escalation di “scippi” continua: dulcis in fundo, l’ascia della Telecom ha colpito, portando via l’unica cabina telefonica-

Ora il paese è completamente isolato. Lo sciopero dei mezzi pubblici, qui, non tocca nessuno: semplicemente, perché, non sono mai esistiti.

L’unica cosa vera sono i certificati elettorali consegnati a cittadini che pagano regolarmente le tasse- senza ricevere nemmeno un servizio.

Gli abitanti della frazione hanno di che lamentarsi: trattati come figli di nessuno. “Cristo non si è fermato ad Eboli -ma qui -dichiara Francesca Carotenuto- negli anni ci hanno tolto tutto, tutte le istituzioni, ci hanno messo le mani per cancellare il paese.

Ignorati, umiliati, mortificati, dimenticati, rapinati della dignità- siamo trattati peggio dei curdi, un popolo senza diritti, senza identità, che nessuno vuole”.

Qualche tempo fa, di un buontempone l’idea di chiedere la secessione da Caiazzo, per essere amministrati da Ruviano, un comune vicino: si prospettò persino uno sciopero fiscale-ovvero versare i tributi, presso un istituto di credito bancario, dove poi attingere per sopperire alla latitanza assoluta degli amministratori - per protestare contro i disservizi ed interruzioni di pubblico servizio, senza alcun preavviso da parte di enti ed istituzioni.

Ma la provocazione annunciata, non ebbe seguito.

Tra le altre curiosità, il numero elevato di case disabitate, oltre 35- in un villaggio, con un bar, privo di una macelleria e di un giornalaio, superlussi per i residenti- che costringono le nuove leve ad optare per un domicilio “metropolitano”.

Nel 1656, le anime che popolavano il borgo, erano 1229: nel 2004, circa cinquecento, i residenti. E, le cifre sembrano destinate a scendere.

Singolare, il manifesto apparso in questi giorni sui muri della frazione “ Questo paese dal 1° aprile resterà chiuso per mancanza di servizi”-

Pesce d’aprile, sottile provocazione, programmata per sensibilizzare enti ed istituzioni sord, incuranti delle problematiche della frazione -da anni irrisolte.

Le parole del manifesto, di questo passo, potrebbero diventare realtà, per il “paese delle meraviglie”- che somiglia ogni giorno di più, ad un tipico villaggio albanese. Venti minuti da Caserta, per fare un tuffo nella preistoria!

 


 

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