Lettera a Pino D'Occhio - 26-05-04 - Alessandro Falconieri

 

 

Pino,

questa sera, dopo circa dieci anni di quasi totale assenza dalla vita politica della nostra Cittadina, sono tornato a sentirTi.

Benché manifestamente aderente al progetto alternativo alla Tua filosofia di amministratore, ho sinceramente sperato di poter cogliere qualche elemento che favorisse di Te un’immagine rivisitata nei toni e nei contenuti.

Tu stesso hai ricordato l’impegno profuso nel 1985 nell’intento di favorire a Telese (… allora era ancora solo Telese!) un’Amministrazione che, rinnovata nei metodi, potesse costituire per i Cittadini il principale motivo d’orgoglio per l’appartenenza. Mi hai costretto a rispolverare l’angolo dei ricordi … a ripercorrere le frequenti mezze nottate trascorse a far sì che i sogni di quanti fossero sinceramente innamorati del Paese trovassero adeguata collocazione in un progetto di cui Tu, di lì a poco, avresti dovuto impersonare il … “direttore dei lavori”. Tu, scelto per l’umile disponibilità a definizione di una querelle tra altri aspiranti e relativi sostenitori, supportato da pochi amici sinceri che per Te in più occasioni hanno messo a dura prova la stabilità di un’aggregazione solida di uomini e di idee formatasi con l’unico scopo di garantire a Telese il futuro che avrebbe meritato e che ancora merita (ricordi la Colomba!?!). Stasera, con il Tuo intervento, sei riuscito a scatenarmi dentro un turbinìo di ricordi, nei quali hai avuto gran parte, ma nei quali negli anni ho dovuto destinarTi collocazione ridimensionata. Sono deluso e amareggiato.

Deluso innanzitutto dal fatto che oggi, nonostante la legge Ti avesse consentito dignitoso riparo ad onorevole defezione, continui ad imporTi come deus ex machina, incontrastato signorotto sicuro di poter fare e disfare, egemone detentore di verità di potere gestite con trita concezione del libero arbitrio. Deluso dalla circostanza che Tu in 18 minuti (tempi morti compresi), ben guardandoTi dal tracciare le tappe significative del ventennale percorso amministrativo - il che sarebbe stato doveroso da parte di un Signor Primo Cittadino che lascia!?! – hai preferito indulgere in contumelie verso quanti hanno osato e osano avvalersi della facoltà democratica di non essere sintonizzati sulla Tua lunghezza d’onda. “Patetici personaggi dall’incerto e dall’improbabile passato politico…” hai definito quanti non hanno ritenuto di genuflettersi alla Tua volontà sovrana. “Gente che ha soltanto spocchia, arroganza, non ha disegno politico…”, così Tu, autorevole certificatore del diritto di cittadinanza dei Tuoi sudditi, hai bollato quanti non Ti hanno mai condiviso e quanti, con le tasche piene dei Tuoi metodi, hanno deciso di non essere più Tuoi cortigiani!

Per quanto mi riguarda Ti chiedo formalmente scusa per sforzarmi, proiettato verso un futuro che si accorcia, ad alimentare un cervello che ragioni senza condizionamenti e senza la suggestione di sorrisi che, nei momenti di contrarietà, ad osservatori più attenti si mostrano come ghigni. E la contrarietà in Te scatta ad ogni accenno di dissenso! Scusami, dunque, e grazie per le “centinaia e centinaia di metri di marciapiedi”, per le “fognature” e quant’altro, ma grazie soprattutto per non avermi ancora inserito in ufficiali liste di proscrizione!

Mi hai reso un cattivo servizio stasera con il ricordo del 1985: mi hai riportato indietro di circa vent’anni e mi hai ricordato, come ho dovuto amaramente imparare a mie spese, che i sogni vanno gelosamente custoditi nello scrigno della coscienza e prima di condividerli bisogna esser certi di farlo con chi non li strumentalizza. Hai detto che nel 1985 “… noi dicemmo … dal palco …” e tra quei noi mi sono rivisto anch’io! Ho ricordato quello che “… dicemmo … dal palco…” e non mi sembra che ci fossimo impegnati a trasformare Telese in un paese dell’interland napoletano!! A proposito, non fosti Tu che dalle colonne de “Il Mattino” del 9 marzo 1989, preoccupato dall’espansione della criminalità organizzata verso la Valle Telesina, sollecitavi l’istituzione di un presidio di Polizia?!? Alcuni di noi Ti ricordarono che (benvenuto comunque il presidio):

1) La malavita penetra e prospera dove intreccia affari con il potere, le istituzioni corrotte e dove si pratica l’omertà;

2) La malavita arriva e prospera dove al politico subentra l’affare, dove gli atti di governo sono quasi sempre inficiati da forti dubbi sulla legittimità.

E Tu, oggi, continui con atteggiamento irridente ad accusare di allarmismo quanti ancora si preoccupano della “salute vera” della nostra Cittadina! Non ti punge il sospetto che tra i Tuoi sudditi possa esservi qualcuno in grado di riconoscere qualche auto “civetta” costretta a far da scorta ad imprenditori a rischio??

Vedi, Pino, non riuscivo a dormire! Questo mi hai sollecitato con il telegramma di stasera (ormai ieri sera) e questo Ti dico, amareggiato dalla verifica che Tu, pur di mantenere in piedi un sistema, non esiti a carpire la benevolenza di quanti continuano a non ritenere giunto ancora il momento di chiederTi conto di un cumulo di bugie, di quanti ancora Ti vedono portatore sano di verità incontaminate. Mi amareggia altresì il fatto che Tu non esiti neppure ad incomodare la Memoria di Tua Madre per supportare l’ennesima informazione manipolata con la tecnica delle tre carte! “Se la pigliano pure con la Chiesa!”, avrebbe detto secondo Te. Bene, io Ti auguro che quando La raggiungerai (in ogni caso il più tardi possibile, di cuore!) Ti accolga con due sonori ceffoni per aver omesso di dire tutta la storia del progetto Chiesa (che comunque è della Curia!) ed in particolare di cinquemila metri che al progetto dovrebbero (nota il condizionale) essere legati!

Quante altre cose ci potremmo dire! Tu lo sai bene, ma mi bruciano gli occhi e non devo proseguire in analisi di bilancio. Peraltro il mio stile lo conosci: non devo accattivarmi simpatie. Ho sentito di sfogare a qualche foglio queste povere cose (per me senza pedigree – pardon linfa – politico) proprio per un passato condiviso con entusiasmo che mi brucia ancora dentro, un passato nel quale Ti ho voluto sinceramente bene, con un affetto che forse non è del tutto rimosso.

Io so che Tu fesso non sei, mi dispiacerebbe però dover constatare che in Te sia radicato il convincimento che i fessi siamo noi!!

Non so se mai Ti farò pervenire queste note, so di certo che se dovessi decidere in senso positivo lo farò con lettera aperta. Comunque Ti abbraccio.

Telese Terme, 22/23 maggio 2004 Alessandro Falconieri


 

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