Festa Medioevale Faicchio - 19-06-04 - Sandro Forlani

 
 
 
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(con l'articolo su Faicchio 2003 - Festa Medioevale)
 
 

 

 

3a Festa Medioevale

Faicchio

25-26-27 giugno 2004

 

                       

 

 

Venerdì 25 giugno
ore 17,30 Corteo storico
Musici e sbandieratori di Cori
Palio della botte
Corteo storico
Spettacolo musicale 'I trementisti'


Sabato 26 giugno
ore 17 Corteo storico
Sbandieratori di Firenze
Corsa dei galli
Palio Arcieri del Rovo
Corsa dei sacchi
Corteo Storico
Spettacolo musicale 'Musicastoria'

Domenica 27 giugno
ore 9,30 Corteo storico
Musici e sbandieratori di Firenze e di Cori
Esibizione del gruppo Trombonieri di Cava de' Tirreni
Palio degli Arcieri del Rovo
Corteo Storico

ore 17 Corteo storico
Palio della Quintana
Musici e sbandieratori di Firenze e di Cori
Esibizione del gruppo Trombonieri di Cava de' Tirreni
Proclamazione della Contrada vincitrice del palio
Spettacolo musicale 'Cantica Popularia'
Corteo Storico Musici e sbandieratori di Firenze e di Cori
Esibizione del gruppo Trombonieri di Cava de' Tirreni
Palio degli Arcieri del Rovo
Corteo Storico

 


 

25-06-04

A cura di Pasqualino D'Orsi- segnalato a ViviTelese da Sandro Forlani

 

 

La Festa Medioevale di Faicchio, pur non avendo basi storiche certe, ricostruisce alcuni momenti che il borgo ha sicuramente vissuto sul finire del Medioevo. In particolare, la tenzone della Quintana al Campo de li Giochi di S.Maria di Chiazzano vuole rievocare quei momenti ricchi di agonismo e di spirito guerresco che certamente, sul finire del 1400, anche a Faicchio hanno animato cavalieri, scudieri e nobili spettatori.

 

La Festa si apre, il venerdì, con il rito di presentazione dei Gonfaloni delle Contrade al Duca, a cui partecipano, con malcelato orgoglio, i Capitani e i Decurioni delle sette Contrade di Faicchio: Caudara, Casali, Cortisano, Fontanavecchia, Macchia, Marafi e Massa oltre a Favicella, in rappresentanza del borgo insediato attorno al Castello Ducale, ed attualmente centro storico della città.

 

Al termine del semplice ma rigoroso cerimoniale, il Gonfaloniere del Duca legge il ‘Bando del Palio’ :

 

Udite, Madonne e Cavalieri delle terre di Faicchio,

del Contado di Cerreto, della valle del Titerno,

genti terriere et genti forastiere, burgensi, rustici et cittadini.

Accorrete alla nobile tenzone che ne la piazza de lo ducal palaggio

al mese di giugno ogn’anno si tiene.

L’Illustrissimo Duca si’ magnanimo concede,

e l’Universita’ di buon grado accoglie,

a issar lo Gonfalon de la Contrada

in cima a la torre de lo palaggio.

 

Gente dei Casali, de Caudara e Cortisano,

gente de Favicella, Fontanavecchia e Macchia,

gente de Marafi e de Massa,

pronti siate a la gioia e tutta l’euforia,

ma li vostri entusiasmi contenuti sieno

ne lo lecito e ne lo cavalleresco.

Che li giorni de li festeggiamenti

abbian’a esser altissimo orgoglio pe li vincitori

et sana allegria pe tutta la cittadinanza.

 

A lo forestiero che vene a dimandare

chi lo Palio de le Contrade vincette,

s’abbia a dire che la vittoria arridette

a chi virtude et grande honore tenette.

Alti portiam li Gonfalon de le Contrade,

a disputar andiam sul campo l’ambito Palio ch’ai vincitor compete.

E voi, Madonne, festeggiate i cavalieri ,

ch’all’incontro giostreran da prodi,

non men di color che lauro conquisteran ne la contesa.

   

 

Gente de Faicchio tutta, scendete in piazza,

partecipate a lo avvenimento più fastoso e desiato,

pe lo qual li forestieri, de la nostra grandezza e de la nostra abilitate diranno.

 

De le Contrade aperti son li Giochi.

 

Il bando decreta ufficialmente aperti i Giochi in cui le otto contrade si sfidano, per conquistare il Palio, che altro non è se non il proprio Gonfalone issato per un intero anno sulla torre del Castello.

 

Quest’anno la prima sfida è la Corsa delle Botti: quattro bottai per contrada, a turno, sospingono con un randello una botte lungo tutto il corso principale della città. L’incitamento dei compagni e il tifo dei contradaioli, contribuiscono a rendere entusiasmante la gara, al termine della quale la contrada vincitrice si aggiudica 8 punti.

Per concludere la serata, un variopinto corteo, composto di sbandieratori, musici, nobili, cavalieri e nobil donne si snoda per le vie del centro storico cittadino fino a raggiungere P.zza Palmieri, dove un ricco stand gastronomico ricompensa vincitori, vinti e spettatori.

Al sabato è il momento del ‘Kalendaticum et strenas’, un cerimoniale che rievoca l’imposizione dei signori del feudo ai propri vassalli, di porre in essere donazioni di ogni sorta al primo giorno di ogni mese ed al principio dell’anno. Le contrade sfilano davanti al Duca, offrendo i loro doni: prodotti della terra, cacciagione, lavori artigianali in ferro e in legno. Il Duca alla fine ringrazia tutti e invita nuovamente le Contrade al Palio:

 

Del Kalendaticum i giorni ricorrono:

dei poderi, delle masserie e degli orti,

dei vigneti, delle selve e dei boschi,

in quantità voi mi donate i frutti.

 

Ben vi faccian i doni che mi offrite, graditi sono essi.

E vi rincuoro se angustiati siete:

scacciate li pensieri dolosi,

tempi migliori verranno e son vicini.

 

Con me godete questi giorni lieti:

il tavernaro[1] acconsenta alle feste vostre,

il chianchiere[2] la miglior carne offra

e tenga i prezzi bassi, che di pesci è magro lo grancogliano[3].

 

Mite sia il barrigello di Corte e li suoi sbirri,

poiché il vino che dalle botti scorre

altrove a riposar deve portarsi,

e chi a dormir lo pone pena per lui non paghi.

 

 

 

A li giochi infine andiamo,

il Palio è là che d’issarsi a la torre del palaggio attende,

et in cuor è ansioso il Duca d’onor vestire

li onesti vincitori e i prodi vinti,

che di Faicchio fan lo nome imperituro.

 

Concluso il Ringraziamento, si passa alla ‘Sorte degli Arcieri’, le Contrade presentano gli Arcieri al Duca e questi coadiuvato dal Mastrodatti ne stabilisce gli abbinamenti e l’ordine di tiro. La gara degli Arcieri si svolge in due momenti: il sabato e la domenica mattina; la somma dei punti di ogni singolo arciere concorre alla vittoria finale. Gli sbandieratori sottolineano ogni momento dell’estrazione, curata personalmente dalla Duchessa Catarina, e concludono gli abbinamenti con un festoso sbandierare.

Il palio degli Arcieri segue le rigide regole della tradizione medioevale, anche i nomi dei tiratori si ispirano a personaggi mitici: Drago del Lago, Pitocco dalla Fonte, Lady Marta, Cicè, Semola il Falegname, Cerusico da Barletta, Messer Trifase, Lady Cocca, diventano i paladini delle Contrade contendenti e vengono incitati a colpire il bersaglio con la campanella da tutti i divertiti spettatori.

Concluso il palio degli Arcieri, parte una classica corsa nei sacchi a staffetta; alla corsa partecipano quattro giovani contradaioli, che, armati di sana passione per la competizione e desiderosi di contribuire alla vittoria finale,  si danno battaglia lungo il Corso principale della città.

Un maestoso corteo serale conclude questo sabato medioevale, invitando tutti ad iniziare una seconda festa in P.zza Palmieri, dove tra specialità gastronomiche e buona musica, non è difficile combattere la stanchezza.

Il giorno successivo, al mattino della domenica, un importante cerimoniale si svolge nei pressi dell’imponente portone del Castello Ducale: ‘La sorte dei cavalieri’:

 

Udite, Madonne e Cavalieri delle terre di Faicchio,

del Contado di Cerreto, della valle del Titerno,

genti terriere et genti forastiere, burgensi, rustici et cittadini.

Lo Mastrodatti è pronto: i nomi ch’ei ha scritto

la Duchessa magnanima a la sorte estrae,

sì che su lo Campo de li Giochi tengan tenzone le Contrade.

E voi, Cavalieri, attenti siate, tre soli saran gli assalti,

e li cerchi infilar dovrete se vincer vorrete la contesa.

 

La Duchessa Catarina, coadiuvata dal Mastrodatti, procedono all’abbinamento tra cavalieri, cavalcature e Contrade e, nello stesso tempo, segnano l’ordine di partenza della Quintana, che al pomeriggio si svolgerà al Campo de li giochi di S.Maria di Chiazzano.

Sintesi mirabile di velocità e precisione, la Giostra al Campo de li Giochi tiene col fiato sospeso lo spettatore e lo costringe ad esaltarsi scegliendo un Cavaliere per il quale fare il tifo. Infatti, destrezza, coraggio ed un pizzico di follia sono le caratteristiche dei portacolori delle otto contrade.

Nel campo di gara, detto Campo de li Giochi, viene delimitato un percorso a forma di otto. Nell'intersezione delle due diagonali viene installata una statua lignea, comunemente chiamata Quintana. All'estremità del braccio destro disteso è posto un gancio, al quale saranno appesi gli anelli che ciascun cavaliere, lanciato con il cavallo al galoppo, dovrà infilare con una lancia metallica. Gli anelli della prima tornata sono del diametro interno di 10 centimetri. A parità di punteggio conseguito nella prima tornata, i Cavalieri ripeteranno il percorso, dovendo infilare tre anelli del diametro di 8 centimetri; per la terza

 

 

 

tornata gli anelli da infilare sono di soli 6 centimetri! Le possibilità di incorrere in varie penalità come non infilare un anello rendono la Giostra della Quintana davvero appassionante e ricca di colpi di scena. Al vincitore della Quintana sono assegnati 16 punti, al secondo classificato 14 e così via fino all’ultimo che riceve 2 punti.

 

Nella piazza del Castello, il mattino della domenica, si conclude anche il Palio degli Arcieri: sarà ancora il ‘Drago del Lago’ a vincere la tenzone? Lo scorso anno gli otto arcieri si sono dati battaglia fino alla fine, all’ultima gara era tutto un risuonare del tintinnio di campanella, a riprova del susseguirsi ininterrotto dei centri realizzati. Il Palio degli Arcieri consente di assegnare alla contrada vincitrice in tutte e due le gare, ben 16 punti, che su di un totale di 48, possono davvero significare tanto.

Al termine della gara degli Arcieri, gli sbandieratori di Cori e gli sbandieratori di Firenze, davanti al pubblico festante, si esibiranno nelle diverse figure del loro repertorio:

Singolo con quattro bandiere, Coppia, Squadra a quattro, Squadra a sei, Squadra al completo, Salto del Fiocco.

Le bandiere, nelle mani di questi bravissimi atleti, diventano, da strumento usato a volte per scopi bellici a strumento di spettacolo. Il loro giostrare festoso, il suono del drappo che fende l'aria, accompagnato dall'imperioso rullare dei tamburi e dall'allegro squillo delle chiarine, garantisce una spettacolarità che richiede oltre a spiccate capacità atletiche anche una precisa preparazione coreografica.

Concluso lo spettacolo degli sbandieratori, è il corteo ad attirare l’attenzione degli spettatori; il Duca e la sua corte, muovono dal palco d’onore e procedono alla ricostituzione del corteo, tra le contrade si fa notare la presenza dei cavalli montati dai rispettivi cavalieri, che al pomeriggio parteciperanno all Quintana al Campo de li giochi.

Il pomeriggio della domenica si apre al campo de li giochi: il corteo entra trionfale sul campo, tutto è pronto per la sfida finale, il tifo dei contradaioli è tutto per i cavalieri e le loro cavalcature; il giudice di campo da inizio alla giostra: da questo momento è tutto un susseguirsi di assalti al saraceno, di galoppate frenetiche, di anelli infilati con la lancia. I giudici segnano i punti e la giostra continua fino a che uno solo dei cavalieri, il vincitore, resta sul campo e, acclamato dai suoi, si concede il giro d’onore con la bandiera della contrada.

Anche la Quintana è conclusa, ma per il responso finale, per conoscere la contrada vincitrice, occorrerà attendere ancora, sarà infatti la Duchessa ad assegnare la vittoria, ma lo farà nella piazza del Castello. Il Corteo riparte dal Campo de li Giochi e raggiunge la Piazza, il Duca, la Duchessa ed il suo seguito, entrano nel portone del Castello e affacciandosi alla loggia, la Duchessa, dapprima espone il gonfalone della contrada vincitrice e in seguito lo lancia al Capitano della contrada vincitrice che lo attende nella piazza. E’ il momento finale del Palio, la contrada che ha vinto festeggia esultante, il corteo, frattanto, inizia a ricomporsi per dirigersi in P.zza Palmieri  dove lo stand gastronomico fornirà a tutti il meritato compenso.

 

 

                                                                                              Pasquale D’Orsi

 

Note:

[1] Il Duca aveva un diritto feudale sulla taverna e il tavernaro poteva proibire ai cittadini di ricevere nelle loro case amici e forestieri a meno del pagamento di un apposito dazio.

[2] Il beccaio del Duca che decideva, a proprio insindacabile giudizio, i prezzi della carne.

[3] Gorgo del Titerno in cui la pesca era riservata al Duca.

 


 

Per intervenire: invia@vivitelese.it