Per circa 4 anni i beneventani hanno atteso di
sapere perché la pavimentazione del Corso
Garibaldi doveva rappresentare un drago, ma
l’amministrazione Comunale non ha ritenuto di
dare spiegazioni. .L’Assessore De Minico ci ha
spiegato che si tratta di un’idea del prof.
arch. Nicola Pagliara che aveva pensato anche di
erigere alcuni monumentini lungo la strada che
però ai nostri amministratori non sono piaciuti.
Per la verità il prof. Pagliara si è divertito
anche altre volte a sconvolgere i beneventani
con idee balzane.
Iniziò pensando allo spostamento dell’Arco di
Traiano in Piazza Roma, ma fortunatamente non fu
ascoltato; ha disegnato e fatto realizzare la
fontana in piazzetta Papiniano, oggetto di molti
commenti sarcastici (la vasca delle anguille,
l’abbeveratoio del drago, ecc). Ha pensato anche
al MURO MUTO di fronte alla Cattedrale cioè, una
costruzione senza aperture e senza alcun colore
però poi, ha presieduto la commissione che ha
approvato il progetto di Museo con tantissime
aperture a vari livelli, mura colorate, giardini
pensili, ecc. Ora Pagliara ha pensato ad un
Drago ma né lui né gli amministratori hanno
ritenuto che i cittadini di Benevento avessero
il diritto di sapere perché.
Alcuni hanno pensato al Drago cinese che
ovviamente non ha nulla a che fare con la nostra
cultura, finché il 24 agosto scorso il
Consigliere Comunale di opposizione Cosimo
Lepore, non lanciò una provocazione, ricordando
che l’unico drago di cui si ha memoria in città
è quello raffigurato in un affresco della chiesa
dei santa Sofia, trafitto dalla lancia di San
Giorgio. C’entra qualcosa con il drago di
Pagliara che dovrebbe avere la testa raffigurata
proprio nella pavimentazione della piazza
antistante la chiesa? Il giorno dopo su “Il
Mattino”, mentre il Sindaco contraddicendo se
stesso, negava disinvoltamente che la
pavimentazione del Corso Garibaldi doveva
rappresentare il drago, il suo assessore De
Minico, riconfermava la presenza del drago e
spiegava anche i particolari.
Il
giorno successivo fu intervistato il prof.
Pagliara che si mostrò risentito perché i
beneventani ingrati non avevano compreso che si
trattava di un suo regalo per la città
regolarmente commissionato e remunerato.. Prima
ha negato che si trattasse di un Drago, poi lo
ammette e dichiara che quell’animale è una delle
immagini che caratterizzano questa città, tant’è
che è raffigurato nello stemma di duchi e
principi Longobardi. Un’idea originale- sostiene
l’architetto- che egli ha avuto pensando e
frequentando Benevento. Ma questo non è vero!
Non ci sono draghi negli stemmi di duchi e
principe del periodo longobardo e comunque
l’immagine di quell’animale non appartiene alla
storia di questa città. Ma allora Pagliara dove
ha preso il Drago e perché il suo significato
deve rimanere oscuro?
Provocato dal giornalista che lo intervistava il
professore si lascia scappare che tra San
Giorgio e il Drago egli preferisce il drago, ma
non spiega perché. Il drago in quella simbologia
rappresenta il demonio, e allora, perché
Pagliata lo colloca con la testa dinanzi alla
Chiesa di santa Sofia? Ma c’è un’altro
particolare che ci ha incuriosito. L’idea del
Drago non è un’idea originale del professore.
Nel 1977 egli ideò una rivista che chiamò,
appunto, Il DRAGO.
Il
particolare della copertina del primo numero è
rappresentata nella foto. Nella introduzione
Pagliara scriveva: “S. Giorgio è stato rimosso
dal suo piedistallo di Santo, lasciando indifesa
per sempre la principessa dal collo d’oca… Oggi
lo sappiamo, svelta nel suo nuovo “body” e
disidratata dal più fortunato deodorante, la
principessa, truccata come una prostituta da
bordello nazista … rende mansueti con una
tazzina di latte più, ben altri draghi”.
Il
Professore concludeva affermando: “Solo che oggi
i pochi draghi rimasti, incappucciati in
calzamaglie antracite, soffocano con difficoltà
le fiamme che dalla bocca o dagli occhi,
esplodono ad ogni starnuto. In un mondo di
corretti leoni, legati fra loro dalla mansueta
tenuta di uno zoo safari, i draghi possono solo
fingere, con l’occhio truccato in viola
tramonto, di essersi trasformati in innocui
ippocampi da acquari sociali.” Insomma il
professore si sentiva, e si sente ancora oggi,
un DRAGO.
Questi sono affari suoi, ma perché non ha
pensato di sistemare il suo autoritratto a casa
sua? Perché i beneventani dovrebbero accettare
l’idea di una pavimentazione ad onde bianche,
rosse e grigie sul Corso principale della città
raffigurante il Drago, per giunta estraneo alla
storia e alla cultura della città e frutto di
una lunga ossessione del professore Pagliara?
Gabriele Corona- Forum Ambientalista Sannio
|