8 gennaio 2005
Laveno Mombello, neve per tutti
Sandro Forlani

 

 

All'anagrafe sono nato a Varese, ma la mia famiglia è di Laveno Mombello (VA).

Sono dunque cresciuto a Laveno Mombello, sponda lombarda del lago Maggiore. In quegli anni sessanta, quelli della mia fanciullezza, gli inverni erano "Generale Inverno", e non dei surrogati di inverno come quest'ultimi.

Già il 1° novembre non era raro vedere la comparsa della dama bianca fuori della nostra porta. Poi seguiva sempre un novembre freddo con frequenti brevi nevicate. Raramente il Natale non era imbiancato di neve. Sentivamo sempre il ritornello : Natale senza neve è come una focaccia senza zucchero......

Il mio paese di origine, Laveno Mombello, sotto la neve

Ogni nevicata era sempre dai 30 cm in su,preceduta da diversi giorni di gelo totale che si protraeva per tutte le ore del giorno. Ricordo la disperazione di mia madre che ritirava i panni stesi stecchiti come lo stoccafisso. temperature di -7 -10 erano normali. Questi panni venivano portati dentro casa,facendo bene attenzione a non maltrattarli,altrimenti si "rompevano" letteralmente. Come si può rompere un pezzo di cibo congelato tolto dal congelatore, così si rompevano i panni rimasti colpevolmente fuori dopo una certa ora.

Il giorno prima della nevicata "rimollava", un termine gergale lombardo che stava a significare che durante il giorno i terreni scongelavano, diventavano molli appunto : era il segnale che il giorno dopo ci saremmo alzati con il primo compito di spalare la neve per poter uscire da casa.

Detto per inciso, ognuno attingeva alle normali attività, chi studiava andava regolarmente a scuola, chi lavorava faceva altrettanto. Non erano certo 30/40/50 cm di neve a bloccare la normale vita quotidiana.

Certo, gli adulti gioivano meno per la giornata di neve, ma noi ragazzi eravamo sempre felici.A scuola erano i momenti delle vendette : chi aveva conti da regolare,preparava montagne di dure palle di neve e li regolava.

In questi quasi trent'anni di sud ho visto pseudo nevicate di tre centimetri bloccare la vita dei nostri paesi : al Nord questo non può accadere e le amminstrazioni si preparano per tempo, ingaggiano spalatori e trattori muniti di spazzaneve chiamati "cala", o grossi mezzi spalaneve.

La "cala" era una sorta di pesante attrezzo a forma di triangolo con i bordi alti 50/60 centimetri, trainato appunto dai trattori degli agricoltori, piene di sabbia su cui vi erano un paio di addetti con delle pale che spargevano sabbia nella scia del loro passaggio.

In questi ultimi anni queste "cale" sono state via via sostituite dai classici grossi autocarri che portano avanti il solito giallo spazzaneve : è sicuramente aumentata l'efficienza, ma è di pari grado diminuita la poesia che aleggiava sopra ogni nevicata.

Il giorno della nevicata, al ritorno da scuola,il primo pensiero era rivolto alle ore quindici : se la neve "manteneva", cioè non si tramutava in acqua intorno alle quindici, allora era fatta, sarebbe continuata per tutta la notte successiva.

I disagi cominciavano la prima notte di sereno, quando ,durante il giorno, la neve accumulata ai bordi delle strade si scioglieva, formava delle colate che divenivano vere trappole l'indomani mattina. Nonostante di buon'ora passassero i mezzi a spargere sale misto alla sabbia, camminare su questi lastroni di ghiaccio era spesso fatale :considerando che le strade non erano e non sono mai pianeggianti, vi lascio immaginare le rovinose cadute.Anche andare a scuola in bicicletta diventava un temerario accadimento e per fortuna, quasi ogni caduta, si concludeva contro i grossi mucchi di neve ai bordi delle strade.

Gennaio e febbraio poi erano una vera goduria : raramente la neve caduta si scioglieva prima della successiva nevicata, con i "giorni della merla",gli ultimi tre di gennaio,tremendamente freddi. Ci si doveva solo guardare dai grossi ghiaccioli gelati che a volte pendevano dai tetti delle case: lascio immaginare che cosa poteva voler dire essere raggiunti da quattro o cinque chili di un cono gelato che si staccava da sei o sette metri di altezza.........magari che cadeva di punta..........

Quando la sera mi sorprendo a desiderare un po' di neve per Telese,ripenso anche ai disagi che si devono patire nei giorni successivi, ma nonostante questo,la mattina d'inverno, quando mi sveglio,la prima cosa che faccio è quella di sentir il rumore delle macchine che passano :

il rumore ovattato dei momenti innevati è uno dei rumori più desiderati dalle mie orecchie. Auguro a tutti di sentire quest'anno, almeno una volta,le macchine passare nelle ore ancora buie del giorno che nasce,silenziose ed incerte come solo la neve ci può offrire.

 

    

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