All'anagrafe sono nato a Varese, ma la mia
famiglia è di Laveno Mombello (VA).
Sono dunque cresciuto a Laveno Mombello, sponda
lombarda del lago Maggiore. In quegli anni
sessanta, quelli della mia fanciullezza, gli
inverni erano "Generale Inverno", e non dei
surrogati di inverno come quest'ultimi.
Già il 1° novembre non era raro vedere la
comparsa della dama bianca fuori della nostra
porta. Poi seguiva sempre un novembre freddo con
frequenti brevi nevicate. Raramente il Natale
non era imbiancato di neve. Sentivamo sempre il
ritornello : Natale senza neve è come una
focaccia senza zucchero......

Il
mio paese di origine, Laveno Mombello, sotto la
neve
Ogni nevicata era sempre dai 30 cm in
su,preceduta da diversi giorni di gelo totale
che si protraeva per tutte le ore del giorno.
Ricordo la disperazione di mia madre che
ritirava i panni stesi stecchiti come lo
stoccafisso. temperature di -7 -10 erano
normali. Questi panni venivano portati dentro
casa,facendo bene attenzione a non
maltrattarli,altrimenti si "rompevano"
letteralmente. Come si può rompere un pezzo di
cibo congelato tolto dal congelatore, così si
rompevano i panni rimasti colpevolmente fuori
dopo una certa ora.
Il
giorno prima della nevicata "rimollava", un
termine gergale lombardo che stava a significare
che durante il giorno i terreni scongelavano,
diventavano molli appunto : era il segnale che
il giorno dopo ci saremmo alzati con il primo
compito di spalare la neve per poter uscire da
casa.
Detto per inciso, ognuno attingeva alle normali
attività, chi studiava andava regolarmente a
scuola, chi lavorava faceva altrettanto. Non
erano certo 30/40/50 cm di neve a bloccare la
normale vita quotidiana.
Certo, gli adulti gioivano meno per la giornata
di neve, ma noi ragazzi eravamo sempre felici.A
scuola erano i momenti delle vendette : chi
aveva conti da regolare,preparava montagne di
dure palle di neve e li regolava.
In
questi quasi trent'anni di sud ho visto pseudo
nevicate di tre centimetri bloccare la vita dei
nostri paesi : al Nord questo non può accadere e
le amminstrazioni si preparano per tempo,
ingaggiano spalatori e trattori muniti di
spazzaneve chiamati "cala", o grossi mezzi
spalaneve.
La
"cala" era una sorta di pesante attrezzo a forma
di triangolo con i bordi alti 50/60 centimetri,
trainato appunto dai trattori degli agricoltori,
piene di sabbia su cui vi erano un paio di
addetti con delle pale che spargevano sabbia
nella scia del loro passaggio.
In
questi ultimi anni queste "cale" sono state via
via sostituite dai classici grossi autocarri che
portano avanti il solito giallo spazzaneve : è
sicuramente aumentata l'efficienza, ma è di pari
grado diminuita la poesia che aleggiava sopra
ogni nevicata.
Il
giorno della nevicata, al ritorno da scuola,il
primo pensiero era rivolto alle ore quindici :
se la neve "manteneva", cioè non si tramutava in
acqua intorno alle quindici, allora era fatta,
sarebbe continuata per tutta la notte
successiva.
I
disagi cominciavano la prima notte di sereno,
quando ,durante il giorno, la neve accumulata ai
bordi delle strade si scioglieva, formava delle
colate che divenivano vere trappole l'indomani
mattina. Nonostante di buon'ora passassero i
mezzi a spargere sale misto alla sabbia,
camminare su questi lastroni di ghiaccio era
spesso fatale :considerando che le strade non
erano e non sono mai pianeggianti, vi lascio
immaginare le rovinose cadute.Anche andare a
scuola in bicicletta diventava un temerario
accadimento e per fortuna, quasi ogni caduta, si
concludeva contro i grossi mucchi di neve ai
bordi delle strade.
Gennaio e febbraio poi erano una vera goduria :
raramente la neve caduta si scioglieva prima
della successiva nevicata, con i "giorni della
merla",gli ultimi tre di gennaio,tremendamente
freddi. Ci si doveva solo guardare dai grossi
ghiaccioli gelati che a volte pendevano dai
tetti delle case: lascio immaginare che cosa
poteva voler dire essere raggiunti da quattro o
cinque chili di un cono gelato che si staccava
da sei o sette metri di altezza.........magari
che cadeva di punta..........
Quando la sera mi sorprendo a desiderare un po'
di neve per Telese,ripenso anche ai disagi che
si devono patire nei giorni successivi, ma
nonostante questo,la mattina d'inverno, quando
mi sveglio,la prima cosa che faccio è quella di
sentir il rumore delle macchine che passano :
il
rumore ovattato dei momenti innevati è uno dei
rumori più desiderati dalle mie orecchie. Auguro
a tutti di sentire quest'anno, almeno una
volta,le macchine passare nelle ore ancora buie
del giorno che nasce,silenziose ed incerte come
solo la neve ci può offrire. |