La modifica della norma riconosce
l’importanza del comparto.
Pubblichiamo l’intervista al
Presidente Ivan Malavasi
sull’emendamento illustrato ieri dal
Ministro Domenico Siniscalco.
Soddisfazione e attesa. Questa la
reazione del mondo dell'artigianato
e della piccola impresa all'annuncio
dell'eliminazione dalla Finanziaria
2005 del meccanismo di aggiornamento
automatico degli studi di settore.
Una notizia comunicata ieri mattina
dal ministro dell'economia, Domenico
Siniscalco, ai presidenti delle
associazioni imprenditoriali e che
dovrebbe tradursi nei prossimi
giorni in un emendamento alla
Finanziaria.
A compensare le minori entrate (2,2
miliardi di euro) dovrebbe essere un
mix di interventi. Per le imprese in
contabilità ordinaria, in
particolare, la macchina degli
accertamenti sarà più attenta nei
confronti di chi per due anni su tre
non sarà congruo ai parametri degli
studi di settore e
contemporaneamente mostri
incongruenze di natura patrimoniale,
economica e finanziaria.
Accanto alla revisione ordinaria,
prevista ogni quattro anni, inoltre,
si prevede un aggiornamento
straordinario quando lo studio non è
più rappresentativo della realtà del
comparto (per esempio si verifichi
un aumento straordinario dei prezzi
in presenza di costi di
approvvigionamento stabili).
«L'eliminazione dell'automatismo
rappresenta un indubbio
riconoscimento all'importanza
dell'artigianato e delle pmi e ne
ripaga il lavoro», spiega a
ItaliaOggi Ivan Malavasi, presidente
nazionale della CNA, «resta il fatto
che l'impianto della Finanziaria
continua a rimanere complessivamente
non ancora favorevole allo sviluppo
delle pmi».
Domanda. Le intenzioni espresse da
Siniscalco riguardo l'eliminazione
degli automatismi sugli studi di
settore rappresentano una buona
notizia per l’artigianato. È
soddisfatto?
Risposta. Certamente sì. Si tratta
di un risultato importante che
scongiura la minaccia di una
tassazione suppletiva a carico delle
nostre imprese. In quanto alle
novità sulla revisione degli studi,
tratta di un ritorno corretto al
meccanismo ordinario, con una
modifica dei tempi solo in casi
straordinari.
D. Questa variazione della
Finanziaria basterà a placare gli
animi degli artigiani, finora in
subbuglio per la politica economica
del governo?
R. Direi di no. Si tratta, infatti
della correzione doverosa di una
norma tecnicamente sbagliata e
sostanzialmente iniqua. Con gli
automatismi, infatti, veniva
alterata la scientificità degli
studi d settore e, sul piano
politico, si rompeva il patto fra
categorie e governo siglato nel
1996. Chiarito questo, ovvero che in
questo modo si sana una scelta
errata, il governo, al momento, può
fare di più per le nostre imprese.
Per esempio dando più peso agli
sgravi Irap, ora pari a solo 500
milioni di euro destinati a nuovi
assunti e alla ricerca. Davvero poco
per pensare a una svolta verso lo
sviluppo di cui necessta un settore
che già risente più di altri del
peso di una difficile con giuntura
economica.
D. Sembra però che si stia lavorando
anche su questo fronte magari
stanziando nuove risorse.
R. Sarebbe auspicabile. È noto che
le pmi chiedono con forza l’aumento
della franchigia dagli attuali 7.500
euro a 15 mila euro. Sarebbe una
boccata d'ossigeno e un segnale
positivo per aiutare il mondo
produttivo a rimanere a galla e
superare un momento difficile.
D. L'abbattimento dell'Ire non
spinge al rilancio dell'economia?
R. II calo dell'Ire, un fatto
sicuramente non negativo, non
aiuterà però le imprese nel 2005.
Gli effetti dello sgravio, infatti,
saranno goduti solo nella denuncia
dei redditi 2006. Certo è che se si
intervenisse con più efficacia sull’Irap
i risultati sarebbero diversi.
Insomma, aiutare le pmi significa
dare fiato all'economia italiana, se
il governo non capisce questo temo
sia destinato a varare una
Finanziaria dai piedi d'argilla.
D. Sta dicendo che i conti l’anno
prossimo potrebbero non tornare?
R. Sto dicendo che se l'ossatura del
sistema economico italiano, la
piccola impresa, viene penalizzata,
si azzoppa la nostra creazione di
valore. Bisognerebbe pensare alla
stima del 1,9% iscritta in
Finanziaria e del conseguente
gettito previsto. Grandezze che
rischiano di essere verosimilmente
riviste al ribasso nel corso
dell'anno.
D. Che cosa chiedono, allora, le
piccole imprese dal governo?
R. Confidiamo che la Finanziaria sia
migliorata e orientata di più verso
lo sviluppo. Sarebbe opportuno
operare una svolta finalmente in
grado di trainare verso altri
traguardi quei 4 milioni di imprese
che rappresentano il motore del
sistema Italia.
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