22 dicembre 2004
Altroconsumo, quanto costa pranzo di Natale
da www.altroconsumo.it - segnalazione di Sandro Forlani

 

 

Indagine a cura di Altroconsumo

Quanto costa il pranzo di Natale Prezzi a confronto in quattro città. Rialzi record per gli spumanti. A Torino il primato dei rincari

Via affollata per lo shopping natalizio (Ansa)

Immaginate di mettere nel carrello della spesa per il cenone di Natale sedici prodotti, non uno di più non uno di meno: dal cotechino al panettone, dal parmigiano reggiano allo spumante, dalla cioccolata al brandy. E, contro ogni cattivo pronostico, state tranquilli: la gentile cassiera vi presenterà in media un conto di un euro e 95 centesimi in più rispetto a un anno fa, al massimo di tre e 52 se abitate a Torino. Pensate ora di infilare nel cestino soltanto un panettone e un paio di bottiglie per un brindisi tra amici.

Ecco la vera sorpresa: per il panettone (sottocosto esclusi) preparatevi a spendere in media il 5,9 per cento in più rispetto a un anno fa (ma anche un più 8,9 se siete entrati in un supermercato di Roma); per le bottiglie fino al 13,4 per cento in più (addirittura il 17,3 se ancora una volta fate la spesa all’ombra della Mole Antonelliana). Annunciati, temuti e scongiurati. Afferma Paolo Martinello, presidente dell’associazione dei consumatori Altroconsumo: «I rincari di Natale non rovineranno il cenone delle famiglie italiane. Ma attenzione: il segno "più" accompagna la maggior parte dei prodotti in vendita sugli scaffali di iper e supermercati». In particolare la maggior parte dei regali-per-il-palato tipici del Natale: dal panettone al cotechino. Con spumanti e prosecchi in testa. E con differenze anche marcate di città in città, di punto vendita in punto vendita: «Se Torino è il capoluogo con più aumenti (»2,9), Palermo resta in assoluto quello dove la spesa per il cenone costa di più».

E ancora: «Differenze di prezzo che superano anche il 50 per cento per l’Asti Cinzano in vendita a Roma o l’Asti Gancia sugli scaffali dei supermercati di Milano».

L’INDAGINE - La fotografia della spesa di Natale è stata scattata da Altroconsumo tra sabato 4 e mercoledì 8 dicembre. Quattro le città messe a confronto: Roma, Milano, Torino e Palermo. Ventinove gli iper e supermercati visitati (rispettivamente 8 a Milano e Roma, 6 a Palermo e 7 a Torino); 16 i prodotti più significativi inseriti nel paniere; 445 i prezzi presi in considerazione e messi a confronto con quelli registrati esattamente un anno fa sempre dall’associazione dei consumatori.

LO SCONTRINO -E sia. Anche quest’anno, contro ogni previsione e ogni indicatore economico, è Palermo la regina del caro-spesa di Natale. Spiega Michele Cavuoti, responsabile delle ricerche di mercato di Altroconsumo: «Centoventisette euro e 28 centesimi il costo complessivo dei sedici prodotti nel paniere contro una media di 123,69». La seguono a ruota Roma (124,27 euro) e Torino (123,93). Mentre a Milano va il primato della spesa-conveniente (120,44). «Questione di concorrenza - dicono da Altroconsumo -, che (a differenza del capoluogo siciliano) nella grande distribuzione di Milano c’è. E premia i consumatori». Ma Palermo è anche l’unica città dove non ci sono stati rincari. Anzi: l’unica che registra un segno meno (anche se minimo, -0,1%). Mentre Torino presenta il maggior balzo all’insù: «Complessivamente del 2,9 per cento, con punte del 13,6 e del 17,3 per spumanti e prosecchi», continua Cavuoti.

I RINCARI -Non c’è però capoluogo che si salvi. Sottolinea Martinello: «Ci sono state diminuzioni interessanti, ma i prezzi della maggior parte dei prodotti nel paniere sono numericamente aumentati». Il segno «più» compare davanti al 42 per cento dei regali-per-il-palato, quello «meno» solo davanti al 28 per cento di questi. Rialzo per un prodotto su due a Torino, certo. Ma anche per 36 su 100 a Milano. «Dati preoccupanti in un momento di stagnazione come questo - aggiunge Martinello -. Perché è come se i rivenditori, dopo le diminuzioni dei prezzi degli scorsi mesi, volessero ora recuperare sulla spesa natalizia, una spesa obbligata. Come se dopo un passo in avanti ora ne facessero uno all’indietro». E in termini assoluti? «Le percentuali più grosse sono in diminuzione. Il che vuol dire che c’è margine. Per intenderci: che i prezzi erano troppo alti».

NEL CARRELLO - Il consiglio quindi dei consumatori? «Occhio ai cartellini e a non scegliere il negozio della spesa in base alle offerte sottocosto». Ma soprattutto: «Infilate nel carrello tutti i prodotti non natalizi che potete». Immaginate anche in questo caso un’ideale menu di Natale. «Il tradizionalissimo cotechino di Modena (Fini) costa il 6,6 per cento in più rispetto allo scorso anno (l’8,2 a Torino), mentre il prosciutto di Parma l’1,7 per cento (ma attenzione: il 6 a Palermo)». Segno meno invece per il parmigiano reggiano (-5,8%) e per l’orata (-1,1). E il dolce? «Meglio il pandoro al panettone: il primo (Bauli) è diminuito dell’1,1 per cento; il secondo (Motta) è aumentato del 5,9». Brindisi caro sia per gli amanti del prosecco che dello spumante: «Una bottiglia di Carpenè Malvolti prosecco di Conegliano ha subito in media un balzo all’insù del 13,4 per cento; una di Spumante d’Asti Docg Cinzano del 3,3». La consolazione arriva a fine cenone, magari davanti al caminetto, con un bicchiere di brandy in mano: «Unico segno "meno" quello di una bottiglia di Vecchia romagna etichetta nera». Ma anche in questo caso non a Torino, dove il rialzo è stato di oltre il quattro per cento.

 

    

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