Indagine a cura di Altroconsumo
Quanto costa il pranzo di Natale Prezzi a
confronto in quattro città. Rialzi record per
gli spumanti. A Torino il primato dei rincari
Via affollata per lo shopping natalizio (Ansa)
Immaginate di mettere nel carrello della spesa
per il cenone di Natale sedici prodotti, non uno
di più non uno di meno: dal cotechino al
panettone, dal parmigiano reggiano allo
spumante, dalla cioccolata al brandy. E, contro
ogni cattivo pronostico, state tranquilli: la
gentile cassiera vi presenterà in media un conto
di un euro e 95 centesimi in più rispetto a un
anno fa, al massimo di tre e 52 se abitate a
Torino. Pensate ora di infilare nel cestino
soltanto un panettone e un paio di bottiglie per
un brindisi tra amici.
Ecco la vera sorpresa: per il panettone
(sottocosto esclusi) preparatevi a spendere in
media il 5,9 per cento in più rispetto a un anno
fa (ma anche un più 8,9 se siete entrati in un
supermercato di Roma); per le bottiglie fino al
13,4 per cento in più (addirittura il 17,3 se
ancora una volta fate la spesa all’ombra della
Mole Antonelliana). Annunciati, temuti e
scongiurati. Afferma Paolo Martinello,
presidente dell’associazione dei consumatori
Altroconsumo: «I rincari di Natale non
rovineranno il cenone delle famiglie italiane.
Ma attenzione: il segno "più" accompagna la
maggior parte dei prodotti in vendita sugli
scaffali di iper e supermercati». In particolare
la maggior parte dei regali-per-il-palato tipici
del Natale: dal panettone al cotechino. Con
spumanti e prosecchi in testa. E con differenze
anche marcate di città in città, di punto
vendita in punto vendita: «Se Torino è il
capoluogo con più aumenti (»2,9), Palermo resta
in assoluto quello dove la spesa per il cenone
costa di più».
E
ancora: «Differenze di prezzo che superano anche
il 50 per cento per l’Asti Cinzano in vendita a
Roma o l’Asti Gancia sugli scaffali dei
supermercati di Milano».
L’INDAGINE - La fotografia della spesa di Natale
è stata scattata da Altroconsumo tra sabato 4 e
mercoledì 8 dicembre. Quattro le città messe a
confronto: Roma, Milano, Torino e Palermo.
Ventinove gli iper e supermercati visitati
(rispettivamente 8 a Milano e Roma, 6 a Palermo
e 7 a Torino); 16 i prodotti più significativi
inseriti nel paniere; 445 i prezzi presi in
considerazione e messi a confronto con quelli
registrati esattamente un anno fa sempre
dall’associazione dei consumatori.
LO
SCONTRINO -E sia. Anche quest’anno, contro ogni
previsione e ogni indicatore economico, è
Palermo la regina del caro-spesa di Natale.
Spiega Michele Cavuoti, responsabile delle
ricerche di mercato di Altroconsumo:
«Centoventisette euro e 28 centesimi il costo
complessivo dei sedici prodotti nel paniere
contro una media di 123,69». La seguono a ruota
Roma (124,27 euro) e Torino (123,93). Mentre a
Milano va il primato della spesa-conveniente
(120,44). «Questione di concorrenza - dicono da
Altroconsumo -, che (a differenza del capoluogo
siciliano) nella grande distribuzione di Milano
c’è. E premia i consumatori». Ma Palermo è anche
l’unica città dove non ci sono stati rincari.
Anzi: l’unica che registra un segno meno (anche
se minimo, -0,1%). Mentre Torino presenta il
maggior balzo all’insù: «Complessivamente del
2,9 per cento, con punte del 13,6 e del 17,3 per
spumanti e prosecchi», continua Cavuoti.
I
RINCARI -Non c’è però capoluogo che si salvi.
Sottolinea Martinello: «Ci sono state
diminuzioni interessanti, ma i prezzi della
maggior parte dei prodotti nel paniere sono
numericamente aumentati». Il segno «più» compare
davanti al 42 per cento dei regali-per-il-palato,
quello «meno» solo davanti al 28 per cento di
questi. Rialzo per un prodotto su due a Torino,
certo. Ma anche per 36 su 100 a Milano. «Dati
preoccupanti in un momento di stagnazione come
questo - aggiunge Martinello -. Perché è come se
i rivenditori, dopo le diminuzioni dei prezzi
degli scorsi mesi, volessero ora recuperare
sulla spesa natalizia, una spesa obbligata. Come
se dopo un passo in avanti ora ne facessero uno
all’indietro». E in termini assoluti? «Le
percentuali più grosse sono in diminuzione. Il
che vuol dire che c’è margine. Per intenderci:
che i prezzi erano troppo alti».
NEL CARRELLO - Il consiglio quindi dei
consumatori? «Occhio ai cartellini e a non
scegliere il negozio della spesa in base alle
offerte sottocosto». Ma soprattutto: «Infilate
nel carrello tutti i prodotti non natalizi che
potete». Immaginate anche in questo caso
un’ideale menu di Natale. «Il tradizionalissimo
cotechino di Modena (Fini) costa il 6,6 per
cento in più rispetto allo scorso anno (l’8,2 a
Torino), mentre il prosciutto di Parma l’1,7 per
cento (ma attenzione: il 6 a Palermo)». Segno
meno invece per il parmigiano reggiano (-5,8%) e
per l’orata (-1,1). E il dolce? «Meglio il
pandoro al panettone: il primo (Bauli) è
diminuito dell’1,1 per cento; il secondo (Motta)
è aumentato del 5,9». Brindisi caro sia per gli
amanti del prosecco che dello spumante: «Una
bottiglia di Carpenè Malvolti prosecco di
Conegliano ha subito in media un balzo all’insù
del 13,4 per cento; una di Spumante d’Asti Docg
Cinzano del 3,3». La consolazione arriva a fine
cenone, magari davanti al caminetto, con un
bicchiere di brandy in mano: «Unico segno "meno"
quello di una bottiglia di Vecchia romagna
etichetta nera». Ma anche in questo caso non a
Torino, dove il rialzo è stato di oltre il
quattro per cento. |