Prefazione di Giorgio Sanzini Urbino
La
lettura delle poesie dei detenuti tratte dal
premio interregionale di poesia 1998, ed edite
dalla Casa Circondariale di Pesaro, ci lascia
una emozione forte, intensa, duratura: non ci
sono parole di rabbia, di disperazione o magari
di odio verso la giustizia umana, verso quel
mondo esterno che li ha, anche se
momentaneamente, esclusi.
Sono parole piene di malinconia, di rimpianti,
di speranze. C'è la consapevolezza di aver fatto
una vita piena di "grovigli ed errori" e di
dover espiare, purificarsi, pagare un "debito".
C'è la tristezza angosciosa della notte, quando
il carcere assomiglia ad un "cimitero
senz'alberi", con le stanze-tombe illuminate cui
nessuno pone un fiore.
E
allora ci si abbandona al sogno, ai ricordi,
anche se spesso ti svegli con i piedi
sanguinanti perché le "vie dei sogni erano
massacranti". E ti viene in aiuto la poesia a
cui affidare gli affetti lasciati, la visione di
cieli alti e liberi, di un mare immenso da
percorrere, di voli liberatori di uccelli, la
speranza di una libertà così tanto desiderata e
sofferta: "senza la magia dei poeti" si è soli!
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