Caserta
Ventimila persone flagellate dalla polvere, ma
nessuno pone fine al tremendo calvario
CAVE E
CEMENTIFICI, BOMBE A OROLOGERIA: RIVOLTA DIETRO
L’ANGOLO
Disastro
ambientale inarrestabile. Sotto accusa gli
organi preposti al controllo, da 40 anni beati
spettatori dell’odissea vissuta dai residenti,
preoccupati per l’incremento di patologie
riguardanti la pelle, occhi e polmoni
di
Giuseppe Sangiovanni
Condannati all’inferno della polvere. Un vero
calvario, per un mega quartiere di Caserta, una
città nella città, circa 20 mila persone, che
non sanno più a chi rivolgersi. Sotto accusa,
cave, cementifici e bisonti della strada, che
costringono da 40 anni, gli abitanti della zona,
a vivere in condizioni disumane- inseguiti da un
“killer” quasi invisibile: la polvere, che
s’infila da ogni parte, nonostante i doppi
infissi perennemente chiusi.
Comitati di protesta, spuntati negli anni come
funghi, associazioni ambientaliste, denunce,
ricorsi, manifestazioni, blocchi stradali.
Nulla, una battaglia strenua servita finora a
nulla.
Un disastro ambientale, di grandi proporzioni:
salute e integrità dell’ambiente, minati dalle
polveri micidiali.
Il
cementificio della discordia nella città
“Una tragedia vivere da queste parti-
sottolinea Carlo Corbo, 62 anni, presidente del
comitato di quartiere, ancora una volta, sceso
in piazza con i residenti, per protestare-
oltre agli effetti dell’inquinamento ambientale,
dobbiamo fare i conti con
l’inquinamento
acustico, causato dai macchinari obsoleti di uno
dei due cementifici, dalle mine che brillano a
ritmo ossessivo, e dalla
carovana interminabile di camion che trasportano
cemento e pietrisco estratto dalle cave, che
fanno tremare le nostre case- già dalle quattro
del mattino balliamo nei nostri letti.
Le abbiamo tentate tutte, non è intervenuto
nessuno. Le denunce presentate finora, non sono
servite a nulla- non resistiamo più in questo
inferno, siamo esasperati, non escludiamo
iniziative clamorose nei prossimi giorni”.
Carlo Corbo, 62 anni presidente del comitato
di quartiere
BOMBA A OROLOGERIA
Una bomba a orologeria quindi pronta ad
esplodere da un momento all’altro.
In realtà, affermare che questa gente vive in un
girone dantesco, è usare un eufemismo: case
circondate da sette cave e due cementifici, che
provocano disagi e danni inquietanti ai
residenti, non proprio quattro gatti, ma circa
ventimila persone, condannati dalla e alla
polvere- che potrebbe essere responsabile
dell’incremento di patologie riguardanti la
pelle, gli occhi e polmoni.
Il registratore di cassa coperto dalla
polvere, nel negozio di Raffaele Corbo
Correlazione certa per molti residenti, che
lanciano un inquietante grido d’allarme- in
merito ai decessi per tumore, con la
terrificante media di uno su due nuclei
familiari. Dati che andrebbero verificati e
monitorati dagli organi territoriali che si
occupano di prevenzione.
Da anni le associazioni ambientaliste con gli
abitanti del posto aspettano inutilmente un
deciso intervento degli organi preposti(Asl,
Arpac, Comune, Provincia, Regione, Genio Civile,
Forestale, Polizia, Carabinieri, Magistratura );
chiedono il monitoraggio delle micidiali
polveri, che provocano danni alla salute e
all’ambiente.
Polvere e fumo che si sprigionano dal
cementificio
“Che fine hanno
fatto le macchinette promesse dal comune”- tuona Pasquale Costagliola, presidente di Terra Nostra- “per le
rilevazioni dell’aria, dopo la fuga ignominiosa
dell’ARPAC(Agenzia Regionale Protezione
Ambientale Campania)- che ha clamorosamente
abbandonato il campo. Inapplicate le più
elementari norme sulla tutela ambientale e della
salute pubblica.
Pasquale Costagliola, presidente di Terra Nostra
Veleni quotidianamente assorbiti attraverso la
respirazione, la pelle e gli occhi-
continua Costagliola-
polveri che potrebbero provocare nell’uomo,
granulomi silicotici ai polmoni, macrofagi,
pneumoconiosi e fibrosi”.
Una condizione d’insostenibile impatto ambientale, che causa
emissioni gassose, di polvere e di rumore, con
le colline che continuano inesorabilmente a
sparire sotto gli occhi di controllori, “miopi e
sordi”.
Una delle cave, sullo sfondo Caserta
DEBOLI CON I FORTI
Organi di vigilanza accusati di essere forti con
i deboli e deboli con i forti.
“Piccoli artigiani che continuano a sparire-
sottolinea Raffaele Corbo, 53 anni,
proprietario di un accorsato negozio di
articoli da regalo, sommerso però dalla polvere-
a chiudere bottega dopo la visita dei
“controllori”, che paradossalmente detronizzano
il carrozziere beccato senza mascherina, e
ignorano i signori delle cave e cementifici,
autentiche fabbriche di polvere e di disagio.
E’ un disastro”-
dice passando le dita sul registratore di cassa-
“due ore fa ho fatto l’ultima passata con lo
straccio, difficile spiegarlo ai sempre più rari
clienti, che non sanno del dramma da noi
vissuto.
Non sappiamo più cosa fare per liberarci da
questo mostro invisibile. Liberateci da quest’inferno!”
Raffaele Corbo, 53 anni davanti al suo
negozio indica il gradino di granito
reso irriconoscibile dalla massa di polvere
In realtà, tutto ruota intorno al piano cave,
fermo negli uffici regionali- che consente di
sfornare come margherite proroghe delle
concessioni per le estrazioni.
Nel 2006, la scadenza delle concessioni
regionali, ma i residenti non vogliono più avere
a che fare con il nemico invisibile, che
“presidia” migliaia di appartamenti, svalutati
dall’onnipresente optional.
Cave e cementifici, che potrebbero
immediatamente essere chiusi, in un baleno, con
un semplice atto: per l’alto inquinamento
atmosferico, acustico, ambientale e per la
pubblica incolumità, visibile ad occhio nudo,
senza l’ausilio di tecnici o sofisticate
centraline di monitoraggio.
“Ci vuole solo un atto di coraggio-
conclude il presidente del Comitato Corbo-
per porre fine a questo scempio, commesso con la
complicità di tutti gli enti preposti al
controllo, alla tutela e salvaguardia
dell’ambiente e della salute, seriamente
compromessa per l’escalation di malattie
dell’apparato cardio-respiratorio e polmonare”.
Attività estrattive, che tra l’altro mettono in
pericolo la costruzione del policlinico
universitario, che dovrebbe sorgere nella stessa
zona. |