10 febbraio 2005
Pericolosità dello smaltimento dell'amianto
segnalazione di Ezio Esposito

 

 

Dalla rivista -> Macchina del Tempo

n° 3 - Anno 7 - Marzo 2005

pag. 19 (domande dei lettori)

 

 

Qual è la pericolosità dello smaltimento dell'amianto?

Giovanni, Gallipoli (Le)

Risponde Paolo Plesda, ricercatore presso l'Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr, Roma

Il termine amianto è usato industrialmente per identificare alcuni minerali con forma fibrosa, flessibili e resistenti. Nelle sue varie forme minerali, tale sostanza è cancerogena solo se ridotta a dimensioni di fibre respirabili, cioè intorno a 10 micron di lunghezza e 3 micron di diametro. E, anzi, rappresenta uno dei pochi agenti cancerogeni dei quali ci sia una sicura relazione causa-effetto.

Per questo è necessario eliminare l'amianto e i materiali che lo contengono dall'ambiente e possibilmente non disperderlo o conservarlo in discariche.

Trasformarlo in fasi inerti e magari recuperabili non è pericoloso: si sfruttano reazioni chimiche che modificano la struttura dei minerali, come avviene in natura nei processi di fusione o di metamorfosi.

Tali reazioni, che il Cnr ha studiato e brevettato come mezzo di smaltimento di rifiuti pericolosi, consistono nella semplice miscelazione del rifiuto con additivi, come l'argilla, esattamente come nelle miscele per mattoni, e la cottura del composto in forni da mattoni a temperature di 700-800°C. Gli amianti si trasformano in fasi non più nocive, mentre i mattoni che si producono possono essere utilizzati in edilizia.

 

    

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