Fonte:
www.punto-informatico.it
Sugli SMS una tassa piccina
picciò
Due centesimi: questa l'idea
per rimpinguare le casse
dell'Erario e trovare dindi
utili alla Finanziaria.
Qualcuno ironizza.
Consumatori già sul piede di
guerra. L'idea nata nelle
Filippine, dove però è stata
cancellata |
|
11/11/04 -
Telefonia & C.
- Roma - Non si parla
d'altro: da quando l'UDC nelle
scorse ore ha buttato lì la proposta
di una sovrattassa di due centesimi
su ogni SMS spedito in Italia l'idea
ha immediatamente catturato
l'attenzione di tutti. L'uso
notevolissimo dei messaggini
accoppiato ai costi tutt'altro che
indifferenti degli stessi sembra
infatti creare una miscela
esplosiva.
Ma partiamo
dalla proposta. Se su ogni SMS
italiano si imponesse una
sovrattassa di due centesimi si
otterrebbero in un anno almeno
540 milioni di euro:
con queste cifre alla mano l'UDC ha
parlato di incassi che potrebbero
finanziare la ricerca. Cifre che
sono la proposta del partito della
coalizione di maggioranza al tavolo
di lavoro sul taglio delle tasse
voluto dal premier Berlusconi.
"Stiamo valutando - ha confermato il
sottosegretario all'Economia
Gianluigi Magri - la fattibilità
tecnica di una sovrattassa di due
centesimi".
L'idea della sovrattassa era già
venuta al governo di Manila, nelle
Filippine, che aveva però dovuto
eseguire un
clamoroso dietrofront
dopo l'ondata di proteste
con cui era stata accolta l'idea dai
consumatori: l'uso degli SMS nelle
Filippine è persino molto più
popolare di quanto non sia in
Italia. Ma già all'epoca qualcuno ne
aveva ironicamente
ipotizzato
l'applicazione nel nostro paese.
Com'è scontato, la proposta dell'UDC
ha messo in allarme i consumatori.
In una dura nota, quelli di
AltroConsumo
parlano di un'idea che, se passasse,
costituirebbe una "lesione dei
diritti e delle garanzie dei
consumatori". Non solo, se i due
centesimi venissero fatti pagare
agli utenti, anziché agli operatori
che sugli SMS lucrano moltissimo, si
avrebbe secondo AltroConsumo "un
rincaro di oltre il 13% sull'attuale
prezzo medio dei messaggini, in un
mercato, quello degli SMS, dove non
c'è in pratica concorrenza: tutti
gli operatori, anche il nuovo
entrato Tre, hanno uniformato i
propri prezzi sugli sms a un'unica
tariffa, 15 centesimi".
Quello del cartello delle
tariffe è un problema a suo
tempo
già denunciato
da AltroConsumo nei giorni bollenti
dello scorso luglio, in cui ha avuto
luogo il celeberrimo
sciopero degli
SMS,
la protesta più vigorosa fin qui
espressa dagli utenti di telefonia
mobile italiane contro il
caro-tariffa.
"Io sono favorevolissimo alla tassa
sugli SMS proposta dall'UDC di Marco
Follini - scrive invece
Massimo
Mantellini
- A patto che una così esigua cifra
la paghino gli operatori telefonici
che guadagnano dai messaggini cifre
formidabili e continuano ad
aumentarne il costo (+45% negli
ultimi 4 anni)".
E già, perché le stime di
AltroConsumo affermano che negli
ultimi 3 anni e mezzo il costo degli
SMS ha subito aumenti
sconcertanti. Un esempio
per tutti: il 12 febbraio 2001 gli
SMS venivano proposti a 10,33
centesimi (cioè 200 lire, tariffa
Omnitel Fast 50 Ricaricabile
lanciata, appunto, il 12 febbraio
del 2001). Oggi tutte le tariffe
Vodafone comportano un costo per SMS
di 15 centesimi. "Dunque - spiega
l'Associazione dei consumatori - in
3 anni e mezzo i costi degli SMS
sono cresciuti del 45%, con un
incremento annuo medio di circa il
12%". Il tutto a fronte di un
servizio che agli operatori costa
così poco che è persino difficile
quantificarne l'onere.
"Di fatto, attualmente - continua
AltroConsumo - i consumatori, per
difendersi dal caro SMS, hanno un
solo strumento: non attivare nuove
tariffe e conservare le vecchie".
L'altra via è la protesta. Nelle
Filippine ha funzionato, e da noi?
|
|