Prendo a pretesto queste affermazioni tratte
dagli scritti di Ilario Franco e di Giovanni
Liverini per inviarvi delle mie
considerazioni, non so quanto di parte visto che
come insegnante sono vicino ai giovani e alle
loro istanze.
“Questo mio intervento non è stato solo
stimolato dai ricordi di Sandro ma anche da una
discussione avuta con amici di Telese.
Commentando i risultati elettorali mi dissero di
aver votato solo per l'Europee in quanto non vi
era una Lista che potesse rappresentarli. Spero
che le suddette mie motivazioni siano un valido
argomento per rivedere le loro posizioni.”
“Il tentativo politico di trasversalità, che in
me esprimeva la sintesi non priva di
responsabilità, è evidente che ha trovato, nei
“puristi” o in quelli che “non amano sporcarsi
le mani”, facili argomenti di critica e di
distacco dal progetto politico proposto. Sul
conto di costoro, pur senza voler dare giudizi,
credo che pesa una grave responsabilità nei
confronti di una comunità che voleva finalmente
voltar pagina,…”
Freud li chiama “il principio di volontà e il
principio di realtà”, è la differenza tra ciò
che è e ciò che vorremmo che sia: è in politica
l’ideale e il reale (ciò che vorremmo che sia e
ciò che è).
C’è la politica idealista: bella, alta, saggia,
ma perlopiù parolaia e tanto più è parolaia è
tanto più è bella è nobile, trova risposte a
tutto, elabora alchimie impensabili, tiene in
equilibrio le più instabili delle posizioni.
E
poi c’è la real-politik, quella dei compromessi,
quella che si tura il naso, quella sporca, di
basso affare capace di fare tutte quelle belle
cose, su dette per la politica ideale, ma senza
il pretesto di stare operando per il bene
dell’umanità.
I
giovani dovrebbero frequentarle entrambe, ma i
giovani sono idealisti naturaliter, di
real-politik ne praticano poca e poi nelle
scuole si dovrebbe leggere più Macchiavelli che
Manzoni; possono sbagliare! (del resto diceva
Platone che i giovani devono avvicinarsi alla
politica dopo i trent’anni) ma in fondo
sbagliano in buona fede (e poi, come abbiamo
visto quest’estate purtroppo si muore).
Allora lasciate che qualcuno in fondo non sia
stato d’accordo, non si sia riconosciuto non
tanto nel progetto ma nei progettisti. C’era un
libro negli anni settanta che si intitolava
“Figli miei marxisti immaginari” e c’è un libro
di Stefano Benni che si intitola “Comici,
spaventati, guerrieri”, penso che per i giovani
di oggi si adattino bene entrambi le
definizioni, i giovani d’oggi sono proprio così,
cercano certezze, non capiscono le mezze misure
(o è bianco o è nero).
C’è tempo per fare i figli ad immagine e
somiglianza dei padri, per adesso lasciate che
essi riescano a dirci soltanto “ciò che non
siamo – ciò che non vogliamo”. |