La
chiusura della Scuola Elementare di Cerreto
Sannita:
UNA PROPOSTA…INDECENTE.
Anche le disgrazie sono come le medaglie: hanno
sempre due facce. E’ morto il re. Viva il re!
Capita così che da un evento tragico come il
terremoto del 5.6.1688 che distrugge una città e
fa morire metà della popolazione residente, un
Conte illuminato come Marzio Carafa ed un
Vescovo attento alle sorti della sede della
Cattedra Vescovile come Mons. De Bellis traggano
lo spunto per far rinascere una Cerreto più
bella e più sicura di prima.
Ognuno aveva i suoi motivi: economici e di
immagine il VII Duca di Maddaloni (Cerreto era
…”totius superioris status Metropolis” nonché
sede della remunerativa, per i Carafa, industria
dei panni lana), religiosi per il Vescovo di
Rodi Garganico, che si trovava a guidare una
Diocesi che da nemmeno cento anni si era
definitivamente trasferita nella ricca ed amena
Cerreto da Telese, diventata invivibile dopo il
terremoto del 1349 a causa delle asfissianti
mofete prodotte dalle acque sulfuree sgorgate
dal Monte Pugliano.
Però le due grandi menti seppero coniugare i
diversi interessi per un progetto unico, per
quei tempi rivoluzionario. Saper guidare una
comunità non è gestire l’ordinario, è anche
saper cogliere l’attimo fuggente per delle
scelte coraggiose che poi passeranno alla
storia. Che c’entra tutto questo con la scuola
elementare, la cui chiusura dopo un abbandono
precipitoso ha sollevato tante polemiche?
Semplice.
Io
non starò qui a dilungarmi sul perché di una
chiusura avvenuta quattro giorni dopo aver
saputo del pericolo incombente, né starò a
chiedermi e chiederVi come mai, mentre erano in
corso le analisi, che di norma si prescrivono a
chi sta già male, sia stato redatto un
certificato di “sana e robusta costituzione” che
ha consentito l’apertura della scuola senza
aspettare l’esito delle analisi stesse. Altri se
ne sono occupati. Io voglio inserire il discorso
sulla possibilità di trasformare l’evento
dannoso in una occasione per riparare uno dei
tanti torti subiti dalla nostra Cerreto. Proprio
come avvenne nel 1688.
Quando negli anni 60 si costruì la scuola
elementare, si scelse, giustamente, una zona
centrale. Peccato però che questa scelta
comportò l’abbattimento della Chiesa di San
Nicola e la chiusura del fondo prospettico
visibile dai due vicoli che si aprivano ai lati
della Chiesa. Via Nicotera perse così lo
scenografico sfondo della Chiesa e dello
splendido paesaggio dei monti del Matese. Ora
c’è la necessità di riparare ed adeguare una
struttura in cemento armato costruita quando le
norme tecniche erano profondamente diverse ed al
terremoto non ci si pensava molto. Adeguare la
struttura alle norme sismiche che le consentano
di resistere ad un terremoto catastrofico quale
potrebbe (e ci auguriamo di no) avvenire a
Cerreto, sarà sicuramente estremamente oneroso e
costituirà in ogni caso una toppa messa ad un
edificio che comunque avverte il peso degli
anni.
In
gioco è, non dimentichiamolo, la sicurezza dei
nostri bambini. Proposta. Perché non
approfittare della “disgrazia” e del “Patto di
quartiere” per spendere diversamente i soldi
realizzando una struttura moderna, accogliente,
architettonicamente stimolante, che elimini la
parte prospettante su Piazza Mazzacane e che
consenta a Via Nicotera di ridiventare il cuore
pulsante di Cerreto ridandole quel magnifico
sfondo che sono i Monti matesini? Meglio ancora
sarebbe recuperare solo la parte inferiore della
scuola per destinarla ad uffici che richiedono
un contatto immediato con il pubblico (ufficio
postale, per eliminare un altro sconcio,-
Polizia Urbana– etc.) e realizzare il polo
scolastico dell’infanzia ampliando la Scuola
Media: avremmo risparmio di gestione e
funzionalità. Marzio Carafa chiamò un tecnico
all’avanguardia, G.B.Manna, per far progettare
Cerreto. Ed il risultato si vede.
Oggi si potrebbe fare altrettanto, con una
scelta non banale e superando le logiche
partitiche e…relazionali. Ve lo immaginate come
sarebbe bello passeggiare per una ripavimentata
Cantiniera (non oso auspicare una sua
pedonalizzazione, per migliorare l’ambiente ed
il commercio, sarebbe veramente troppo!) e
trovare alla sua estremità non la barriera
visiva della Scuola, ma una piazza-giardino ove
riposare e ammirare la splendida Valle del
Titerno, potendo usufruire poi degli uffici lì
dislocati? Non è utopia. E’ solo questione di
scelta perché, come disse Nicolò Tommaseo:”Nelle
cose del mondo, non è il sapere, ma il volere
che può”.
N.B. L’indecenza della proposta non sta tanto
nel fatto che viene da un Consigliere di
opposizione, stanco di assistere solo alle
sedute del Tribunale dell’Inquisizione…pardon,
del Consiglio Comunale, quanto dall’assurda idea
che qualcuno la possa accettare. O tempora, o
mores!
Arch. Lorenzo Morone Capogruppo “BLOCCO PER
CERRETO”
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