Oltre a Sandra Mastella nel listino, eletti
Errico con i resti e, a sorpresa, Colasanto (Fi)
e Ascierto (An)
GIANNI DE BLASIO
Il
boom di Antonio Bassolino, anzi, delle liste a
lui collegate ha finito per favorire il Sannio.
Provincia cenerentola, con un solo consigliere
regionale nel quinquennio 2004-2005, peraltro
grazie alla presenza nel listino di Bruno
Casamassa, oggi moltiplica per quattro la sua
rappresentanza nel parlamentino del Centro
direzionale poiché, essendo stati eletti
soltanto i primi 6 del premio di maggioranza, i
posti vacanti sono stati distribuiti tutti
(l’Unione aveva già eletto 32 consiglieri)
all’interno del centrodestra, con la conseguenza
che la provincia di Benevento spedisce in
consiglio, oltre agli udeurrini Sandra Lonardo
Mastella e Fernando Errico (eletto grazie al
gioco dei resti regionali), il forzista Luca
Colasanto e l’alleatino Mario Della Ratta
Ascierto.
La
débacle della Cdl a livello campano ha finito
per beneficiare i due candidati sanniti, per cui
oggi la provincia annovera due consiglieri in
maggioranza ed altrettanti all’opposizione. Un
risultato assolutamente sorprendente alla
vigilia, al punto che alcuni partiti - si
ricorderà - faticavano addirittura a reperire i
candidati, visto il meccanismo elettorale che,
di fatto, preclude la certezza dell’elezione per
i candidati beneventani.
Ebbene, quasi come se le urne avessero voluto
farsi beffe di mesi e mesi di dibattito, ecco
che il Sannio torna indietro nel tempo quando
schierava pure 3 consiglieri in Regione (Mario
Pepe, Ernesto Mazzoni e Clino Bocchino). Altro
paradosso della legge è l’elezione avvenuta in
un partito come Forza Italia, che oggi accusa un
tonfo di 10,6 punti percentuali ed elegge un
candidato mentre nel 2000, quando i
berlusconiani conquistarono la leadership
provinciale (20,01%) non riuscirono ad eleggero
un loro candidato.
Ulteriore assurdità il caso Casamassa: i suoi
15.066 voti di preferenza hanno contribuito a
far oltrepassare la soglia del 60% all’Unione,
con la conseguenza di non far scattare il
secondo sestetto di candidati del premio di
maggioranza, laddove il presidente del consiglio
uscente era ricompreso, precisamente
all’undicesimo posto. Poi, sul piano
provinciale, Casamassa è stato superato in fatto
di preferenze da Fernando Errico, per cui non ha
potuto neppure beneficiare della conquista del
seggio ottenuto con la lotteria dei resti.
Ragionando sui dati definitivi delle liste, la
situazione esposta ieri differisce di
pochissimo. La performance dell’Udeur appare in
leggerissimo decremento, avendo totalizzato, i
mastelliani, 41.825 voti che sono il 28,04%;
rispetto alle regionali abbiamo un avanzamento
del 9,7 che lievita all’11,8 nei confronti delle
europee.
Posto d’onore per la Margherita: 22.014 i
suffragi del fiorellino corrispondenti al
14,76%, con un balzo in avanti del 6,4 sulle
regionali, che non può certo spiegarsi con la
convergenza de I Democratici visto che nel
Sannio quasi tutti i maggiori esponenti hanno
imboccato altre strade. Considerevole, invece,
il valore aggiunto apportato da Del Basso De
Caro che ha sfiorato le 8 mila preferenze, a
circa 3 mila da Pepe. Non si registrano altri
spostamenti significativi in quanto a crescita
dei partiti poiché il più consistente, dopo
Udeur e Dielle, è quello dei Ds, fermatisi però
ad un più 1,9 rispetto al 2000. Percentuale da
record ma negativa per Forza Italia, calata del
10,6 sulle regionali e dell’8% sulle europee.
Accentuato pure il decremento dell’Udc, che
accusa una perdita di consensi pari al 4% sulle
regionali e del 4,1 sull’anno scorso. Alleanza
nazionale cresce dell’1,1 sul 16 aprile 2000
mentre arretra del 2,8 per cento sulle europee.
Altro passo indietro lo effettua Rifondazione
che, rispetto al voto europeo, accusa una
flessione dell’1,3 per cento, ma aumenta dello
0,12 sulle regionali. Ultima curiosità: i
partiti della Fed (Ds, Margherita e Sdi) hanno
totalizzato 49.615 voti: ovviamente la riprova
non c’è, ma se si fossero ripresentati assieme,
avrebbero eletto il consigliere.
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