6 settembre 2004
Le ultime dalla Festa Nazionale UDEUR
Varie fonti

 

 

Il Mattino - Domenica 5 Settembre 2004

 

KERMESSE DI TELESE

GIUSY MALGIERI

 

Telese Terme. Mastella e D’Alema sono d’accordo: Prodi è il leader del centrosinistra. Ed a Telese, alla festa nazionale dell’Udeur ormai agli sgoccioli, va in scena il patto tra l’ex presidente del Consiglio e il leader di Ceppaloni per il rilancio della strategia di centrosinistra. Anche in Campania. «Mi pare che tutti siamo d'accordo - ha notato D’Alema - sul fatto che alla guida di questa coalizione ci deve essere Romano Prodi.

 

Ebbene, se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica adesso. Altrimenti basta. Siamo arrivati al punto che chi deve parlare lo faccia adesso. Altrimenti basta...». Dal palco della festa del Campanile a Telese Terme, Massimo D'Alema, nel corso del dibattito moderato dal direttore de «Il Mattino», Mario Orfeo, invita gli alleati della coalizione ad essere chiari sulla leadership dell'Ulivo e a presentare ora le loro proposte. Il presidente dei Ds è categorico: «È il momento di pensare alla sostanza», basta con i logoramenti.

 

«Ritengo che bisognerebbe uscire -avverte l'ex premier- rapidamente dai preliminari. In fondo, ancora la nostra discussione è ferma alle premesse: le primarie, le federazioni. Questi problemi risolviamoli. Per me va bene tutto. Ormai sono arrivato a questo stato d'animo. Qualsiasi cosa si decida, va bene, purchè i responsabili di tutte le forze politiche del centrosinistra lo decidano di comune accordo. Dopodichè, dico: passiamo alla sostanza». Atteso per oggi il discorso di chiusura di Mastella che detterà la strategia dell’Udeur verso le regionali. Una legge per i camper Rappresenta l’8% del PIL, dà lavoro a 2 milioni di persone e porta in Italia il 70 miliardi di euro.

 

È «l'industria turismo», come l'ha definita Giorgio Togni, direttore generale dell'ENIT, nel corso dell'incontro su «Una nuova legge per i camper», dedicato al turismo all'aria aperta, che si è svolto a Telese. Snocciola cifre Togni. In Italia vi sono 7 milioni di turisti che vengono per fare turimo all'aria aperta «Numeri -dice- destinati a raddoppiare nei prossimi dieci anni». Non mancano però dati negativi. L'Italia, a livello mondiale, è passata dal secondo posto nel settore turistico al 4° posto e secondo le previsioni scenderà al 6° posto.

 

«Vi è -rincara Togni- una concorrenza planetaria di fronte alla quale bisogna attrezzarsi non abbattendo i costi ma puntando sulla qualità. Quest'anno, abbiamo una perdita del 20% dalla Germania». Fa autocritica il sen. Mauro Fabris. «Nelle riforme di questi anni - chiosa il vice presidente dell'VIII commissione Lavori Pubblici, Trasporti e Comunicazioni - abbiamo destrutturato qualsiasi cosa che riguarda il turismo. Una delle proposte è quella di ricostituire il Ministero del Turismo.

 

C'è bisogno di un'unica gestione, per evitare che ogni singola regione, ogni singola provincia faccia ciò che le pare in materia di turismo». Pierluigi Ciolli, addetto al settore tecnico-giuridico ricorda che «ogni anno scompare un paese di 7 mila abitanti, perché ogni 40 minuti in Italia muore una persona per incidente stradale».

 


 

Il Mattino - Domenica 5 Settembre 2004

 

 

I NODI DELLA POLITICA

DALL'INVIATO PIETRO PERONE

 

Telese. Un pensiero per tutti: «Non riapriamo discussioni chiuse», smettiamola insomma di trasformare il centrosinistra in «una tela di Penelope». Massimo D’Alema, giunto alla festa di Ap-Udeur, risponde così a Romano Prodi che l’altro giorno proprio a Telese ha rilanciato la necessità delle primarie per designare il candidato leader dell’Ulivo: «Se non ci sono competitori che senso hanno? Capisco la preoccupazione di un logoramento della candidatura, ma è più giusto affermare che se qualcuno pensa ad alternative venga allo scoperto».

 

E poi dal palco il presidente dei Ds spiega: «Comprendo l’iniziativa di Romano e la volontà di chiarezza, ma temo che l’esito scontato di queste elezioni possa non rivelarsi un successo». Il timore di un clamoroso flop, quello sì pericoloso per la leadership di Prodi. Gentile, ma fermo. Cordiale con il padrone di casa Mastella, che lo intrattiene su barche e vacanze, sull’Ikarus e sulla barca di Diego Della Valle su cui il leader di Ap-Udeur è stato ospite. Pronto al dialogo, ma determinato a fare valere le proprie ragioni: il presidente dei Ds non retrocede neanche dalla convizione che sarebbe opportuno accorpare elezioni politiche e regionali alla prossima primavera: «Una scelta saggia, un bene per il Paese».

 

E a Prodi che invece non chiede la fine anticipata della legislatura, D’Alema manda a dire che si «rischia di avviare una discussione oziosa perché la decisione non dipende da noi». Ugualmente avverte circa il pericolo di ritrovarsi con una campagna elettorale lunga tre anni, «un calendario mostruoso per la governabilità». Il messaggio è chiaro: appoggio incondizionato alla leadership di Prodi, ma le scelte dei partiti, in questo caso della Quercia, hanno la loro rilevanza e l’avranno ancor più durante la stesura del programma. Al presidente della Commissione Ue il compito quindi di guidare una coalizione larga, da Mastella a Bertinotti, e aperta anche alla società civile: «Nei prossimi mesi - avverte D'Alema - o daremo la testimonianza di saper stare insieme o non ci stupiamo se poi arriverà qualche Costantino con la bandana che possa sedurre il Paese». Riferimento a una paura espressa anche da Sergio D’Antoni, anch’egli fra i partecipanti al dibattito coordinato dal direttore del «Mattino», Mario Orfeo.

 

Bocciato senza appello il governo Berlusconi, qualche indulgenza per il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, presente fino a qualche settimana fa nel comitato scientifico di Italianieuropei, la fondazione presieduta dal presidente dei Ds. Non per questo c’è da nutrire speranza, «perché se la Finanziaria sarà senza tagli e senza aumento della pressione fiscale, vorrà dire che abbiamo un nuovo Mago Zurlì», taglia corto D’Alema, tranciante anche sulle riforme messe in cantiere dal centrodestra: «Vanno stroncate con il referendum popolare previsto dall’articolo 138 della Costituzione perché chi ha ottenuto il 45 per cento dei voti può governare il Paese, ma non modificare le regole del gioco».

 

Il maggioritario intanto non va cambiato, nonostante Mino Martinazzoli incalza gli interlocutori sul ruolo dei partiti e conferma di essere preoccupato della deriva presidenzialista. «È colpa però della politica se in questi anni non sono nati grandi e nuovi soggetti politici, tanto che l’attuale sistema elettorale ha il valore positivo di tenere insieme forze diverse», risponde D’Alema.

 

Ribatte l’ex segretario del Ppi: «Ma dove è finito il partito riformista? Non sono d’accordo, epperò quella è un’idea!» Occhi rivolti al cielo e sospiro, non basterebbe forse a D’Alema un altro dibattito per spiegare le mille, spesso piccole ragioni che si frappongono al progetto inviso anche sotto la Quercia.

 


 

Il Sannio Quotidiano - 05-09-2004

 

D’Alema: «No al proporzionale»

 

«Il problema è la politica, non il maggioritario». D’Antoni: «Mai un Governo più antimeridionale dell’attuale»

 

da Telese Terme Luigi Barone

 

Ritorno al proporzionale, Massimo D’Alema ‘stoppa’ Mastella e l’Udeur. “Il problema non è il maggioritario, ma la politica”, ha commentato il presidente dei Ds dal palco delle Terme di Telese. “Possiamo cambiare la legge elettorale solo se nascono grandi partiti, sarebbe impossibile fare viceversa”, ha aggiunto l’ex premier. Che, dunque, ha gelato la platea udeurrina: “Così facendo si rischia di polverizzare il sistema politico italiano. La legge elettorale maggioritaria è stata una conquista civile per il nostro Paese”.

 

Affermazioni non certo gradite da Mastella e Martinazzoli, i quali, invece, hanno scelto di puntare proprio sul ritorno al sistema proporzionale. Archiviata, con rapidità, la pratica della legge elettorale, D’Alema ha subito affrontato le maggiori questioni che affliggono attualmente il centrosinistra. A partire dalla richiesta di elezioni primarie, avanzata l’altro ieri da Romano Prodi. “Se le primarie vengono convocate io vado a votare Prodi, non ho problemi personali. Però esse hanno senso soltanto se ci sono più candidati”, ha commentato il presidente della Quercia. Il quale ha aggiunto: “Io capisco lo stato d’animo di Prodi. Lui avverte che ci sono delle fibrillazioni.

 

Allora, lui dice ‘venite allo scoperto’. E’ un’esigenza di chiarezza dire a tutto il centrosinistra ‘bene, se mi volete come leader venite allo scoperto’”. Per D’Alema, quindi, “il centrosinistra è come la tela di Penelope e di notte c’è sempre qualcuno che disfa. Così si comincia sempre dall’anno zero”. In seguito, l’ex presidente del Consiglio ha ribadito di “comprendere Prodi, ma forse c’è uno strumento più semplice delle primarie. Io suggerirei prudenza sullo strumento, perché se non c’è una grossa partecipazione c’è il rischio di un insuccesso”. Ha invitato l’intero Ulivo, il presidente dei Ds, ad uscire “rapidamente dai preliminari. Per me va bene tutto, purché lo facciano di comune accordo i segretari delle forze politiche. Ma poi bisogna passare alla sostanza. Bisogna fare in fretta con i problemi organizzativi, per approdare alla costruzione di un programma che veda tra le priorità una nuova strategia di lotta al terrorismo e una nuova politica per il Mezzogiorno, perché questa è una delle questioni più urgenti”.

 

A proposito del terrorismo, D’Alema ha bocciato la guerra, “che non è la risposta per combatterlo”, ma anche il centrosinistra, “che non ha ancora una strategia alternativa”. E sulle formule organizzative delle alleanze interne, l’esponente della Quercia ha precisato: “Si, qualcuno soffre per Bertinotti, ma siamo tutti d’accordo che dobbiamo stare tutti insieme e che alla guida della coalizione ci deve stare Prodi. Se qualcuno ha un’altra proposta lo dica ora o come si dice taccia per sempre”. Dalla platea in molti applaudono, Clemente Mastella, invece, resta con le mani sulle gambe. “Sarebbe opportuno accorpare regionali e politiche non solo nel 2005 ma sempre”, ha ribadito, con forza, Massimo D’Alema. “Ciò per evitare – ha affermato -, che in Italia vi siano tre anni di campagna elettorale, una situazione che rende difficile la governabilità”. Poi, ha bersagliato il governo Berlusconi.

 

“La finanza pubblica è allo sfascio, ora aspettiamo al varco il ministro Siniscalco”, ha detto il presidente diessino. Il quale ha proseguito: “Siccome c’è un buco che si aggira intorno ai 25 miliardi di euro, e il governo ha detto che farà una finanziaria senza tagli e senza aumentare le tasse, vediamo cosa succederà. Io mi ricordo sempre il Mago Zurlì”, ha tuonato D’Alema. Che sollecitato dal segretario di Democrazia Europea, Sergio D’Antoni, ha messo in guardia l’intera coalizione dalla possibile ascesa di nuovi personaggi come il Costantino televisivo.

 

“Nei prossimi mesi o noi daremo veramente una testimonianza di questa capacità di stare insieme, oppure corriamo il rischio che una parte crescente dell’Italia dica: Berlusconi non ce la fa, mentre dall’altro lato c’è soltanto confusione. E non stupiamoci se arriverà qualche Costantino con la bandana che possa sedurre il Paese privo di speranze, perché ce ne sono sempre in giro. E siccome noi dobbiamo competere sul terreno della politica – ha avvertito D’Alema -, dobbiamo dare il segnale dell’unità e della responsabilità”. Durissimo nei confronti dell’esecutivo di centrodestra, e soprattutto verso il progetto di riforma costituzionale, anche Sergio D’Antoni, fino a tre mesi fa vice segretario nazionale dell’Udc. “Non si può riformare lo Stato senza un consenso ampio del Parlamento e della società”, ha esordito l’ex sindacalista.

 

“La Casa delle Libertà ci vuole consegnare un Paese sempre più diviso, siamo di fronte al governo più antimeridionale che sia mai esistito”, ha attaccato, da irriducibile oppositore di Berlusconi, Follini e compagnia, Sergio D’Antoni. Un vero assist per D’Alema che ha proposto, “per stroncare le riforme proposte dal centrodestra”, un referendum popolare. Ha invocato, infine, “maggior peso per i partiti”, il presidente dell’Udeur, Mino Martinazzoli. “I partiti servono, non si può andare avanti con la società civile”, ha concluso l’ex sindaco di Brescia.

 

 


    

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