COMUNICATO STAMPA 23 Giugno 2005
Oggetto: Vicenda ATO
La
vicenda relativa alla questione ATO non merita
alcun tipo di strumentalizzazione. I
Popolari-Udeur del Sannio saranno attenti a
monitorare qualunque futura iniziativa riguardo
alla gestione politica dell’acqua garantendo
disponibilità ed impegno, in ogni sede ed a
qualunque livello, per allontanare lo spettro di
una strumentalizzazione utile solo a garantire
pubblicità gratuita a chi pratica certi sistemi.
Il partito dell’Udeur intende stigmatizzare
d’ora in poi qualsiasi tentativo, palese o
acculto, di spostare l’attenzione sulla presenza
o meno di uomini del Sannio all’interno del CDA
dell’ATO, rispetto all’analisi di una
problematica vera quale quella della gestione
delle acque. I Popolari-Udeur si attiveranno per
evitare che il Sannio venga penalizzato
favorendo, nelle sedi opportune e con modalità
previste dalla legge, iniziative atte a risanare
la spinosa questione della gestione dell’acqua.
Benevento, lì 23/06/05
Popolari-Udeur
Provincia di Benevento
Il
Sannio ed il Governo dell'acqua
Nel dibattito in corso sull'ATO, si può
sottolineare con piacere un significativo scatto
d'orgoglio da parte di quasi tutte le forze
politiche ed una consapevolezza diffusa su una
problematica specialistica ma essenziale per lo
sviluppo delle nostre Comunità. A questo punto
però è necessario focalizzare il dato autentico
della questione ATO ovvero il ruolo del Sannio
per il governo dell'acqua e per l'affidamento
del servizio idrico integrato. E' questa la vera
posta in gioco ed è su questo punto che la
provincia di Benevento deve attrezzarsi per
giocare la vera partita, pur lasciando sullo
sfondo in caso di ostilità e prevaricazioni dei
nostri diritti, la possibile istituzione dell'ATO
Sannio. Le Tariffe, la qualità del servizio, i
finanziamenti europei e le potenzialità in
termini di sviluppo ed occupazione, dipendono
innanzitutto dalla scelta del soggetto gestore e
dal progetto strategico che tutti insieme saremo
capaci di mettere in campo. Non è mia abitudine
rivendicare primogeniture, tuttavia è opportuno
evidenziare che quando ci fu lo sdoppiamento del
vecchio consorzio ALTO Calore e la creazione
della società Patrimoniale, il sottoscritto e
tutti i sindaci del1'UDEUR furono contrari e
denunciarono già nel 2003 proprio ad Avellino
(con una conferenza stampa durante l'assemblea)
il peso di quella operazione che avrebbe
gravemente compromesso per il futuro ogni
possibile mediazione tra Irpinia e Sannio.
Occorre ricordare infatti che lo sdoppiarnento
in due società del vecchio "Consorzio Alto
Calore" determinò una soluzione "pesante" per i
costi gestionali notevoli di due CDA. In altre
realtà infatti, pur procedendo allo scorporo
delle reti, oggi non più necessario alla luce
delle recenti normative, non vennero create
strutture così onerose per la collettività.
Bastava seguire le indicazioni fornite all'epoca
dalle circolari Ministeriali e dalle
raccomandazioni del Comitato di Vigilanza dove
si recitava: " . .. . .. .. . .. ... per il
servizio idrico integrato non si deve dar luogo
alla separazione della gestione del1e reti da
quella del servizio. L'indisponibilità delle
reti e degli impianti, derivante dalla loro
natura di beni demaniali ai sensi del1'art 822
del Codice Civile, l'inalienabilità e
l'impossibilità di farne oggetto di diritto a
favore di terzi e di sottrarli alla loro
destinazione sempre ai sensi del Codice Civile,
comporta la disapplicazione di quanto previsto
dal comma 13 dell'art. 113 del T.U. 267/00 cosi
come modificato... ......” La creazione di
ulteriori contenitori societari volti solamente
alla detenzione della proprietà. senza nulla
aggiungere alle modalità di attuazione del
servizio idrico integrato contribuiscono,
semmai, a dare luogo a costi aggiuntivi che
inevitabilmente, andrebbero a ricadere sulla
tariffa, quindi, sui cittadini.. .." Per
l'affidamento del servizio invece sono
indispensabili economie di scala, (il territorio
del "Calore Irpino" infatti è molto vasto ed ha
la più bassa densità abitativa - 148 abitanti
per Kmq di tutta la Regione Campania) efficienza
e controllo dei costi, che il Sannio più dell’Irpinia
è in grado di garantire dovendo ancora avviare
il processo di scelta o di individuazione ex
novo del soggetto gestore Il personale
attualmente previsto per la gestione a regime
nell'ATO "Calore Irpino" è di 561 unità (dati
del Piano d'ambito) oggi più di 450 sono solo
dell' Alto Calore, con evidentissima incidenza
sui costi operativi, elemento che grava
direttamente sulla tariffa prevista alle attuali
condizioni (Euro 1,12 - Metodo normalizzato D.M.1/8/96).
Sul territorio dell' ATO l il gestore più
importante è, come noto, l'Alto Calore Servizi
che comprende 128 comuni. La "Gesesa" serve una
decina di comuni sanniti tra cui il capoluogo, e
i restanti comuni (circa 50) sono quasi tutti
della provincia di Benevento gestiti
direttamente in economia o con piccoli consorzi
come il Cabib o il consorzio Fragneto. Nella
realtà Sannita le gestioni comunali ed anche
quelle industriali (vedi Gesesa), hanno una
tariffa di gran lunga inferiore a quella
prevista a regime. Peraltro gli investimenti da
realizzare dovrebbero portare ad un incremento
di sviluppo e di occupazione finalizzata e
qualificata. E' alto ad esempio il fabbisogno di
chimici, biologi e tecnici per depuratori,
potabilizzatori, reti e serbatoi, rispetto a
quelli attualmente presenti nel settore, E'
chiaro quindi che se non ci attrezziamo per
tempo finiremo inevitabilmente per subire, con
seri dubbi di legittimità, il vecchio ex
consorzio Irpino, in quanto i Sindaci Irpini e
quelli in qualche modo già interessati della
nostra provincia realizzeranno con la forza dei
numeri ciò che fu impedito il 30 Giugno del
2003, (anche allora l’UDEUR fu in prima fila a
difesa delle ragioni Sannite). La
riorganizzazione del servizio idrico integrato è
un problema di straordinaria complessità e
difficoltà per i molteplici nodi di carattere
interpretativo e normativo ancora irrisolti. Non
deve essere assolutamente scontato perciò che
l'Alto Calore servizi debba diventare il gestore
dell'ATO l. In primo luogo perché non tutti i
comuni dell'ATO vi aderiscono, poi perché
l'affidamento in house (art. 113 comma 5 lett.c)
è un ipotesi residuale, eccezionale che deve
essere motivata da una comprovata ragione di
interesse pubblico ed obbligatoriamente limitata
nel tempo. Come si legge nelle recenti circolari
governative, poi, la scelta deve anche
determinare apprezzabili ritorni di carattere
finanziario e di utilità per la collettività di
riferimento anche sottoforma di minori costi per
gli utenti del servizio. Tutti i requisiti
richiesti dalla legge, uniti alla debolezza
finanziaria dei soggetti preesistenti, ci
inducono ad individuare altri percorsi previsti
dalla legge come la Gara o la società mista.
Tuttavia non è preclusa la strada ad un
eventuale soggetto pubblico, ma se deve essere
tale la scelta è importante valutare anche la
creazione di un soggetto nuovo dove il Sannio
possa giocare un ruolo da protagonista. Per
aderire ad un percorso condiviso è necessario
approfondire ancor di più le tematiche evitando
logiche di schieramento e rilanciando un ruolo
nuovo della Regione Campania a tutela delle zone
interne, per la salvaguardia dei posti di lavoro
(la Regione a quasi dieci anni dall’emanazione
della legge 14/97 non ha ancora disciplinato le
forme e modalità per il trasferimento dei
lavoratori dei soggetti preesistenti) e per il
ristoro alle nostre comunità, che attualmente
danno acqua a Napoli e alla Puglia in nome di
una solidarietà che grava sugli investimenti,
sulle opere previste e di conseguenza sulle
tariffe delle nostre realtà.
Benevento, lì 23/06/2005
Dott.
Fernando Errico
Consigliere Regionale della Campania
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