Consiglio regionale, pronto il
documento per assumere personale
delle società-traghetto
Comandati, tutti dentro col
sub-emendamento
di
ANGELA FRENDA
Martedì si riapre il dibattito in
consiglio regionale sul bilancio. E
torna, anche se in questi giorni in
molti hanno cercato di mettere la
sordina, il tema dei comandati in
Regione. Unici a battere ì piedi,
gli esponenti di Rifondazione
Comunista: è di ieri la notizia che
il segretario regionale,
Vito Nocera,
ha chiesto un ritiro immediato della
norma, e ha annunciato
un'interrogazione parlamentare su
questa vicenda. Che invece torna
sotto la veste di «Grande Inciucio».
La
vicenda, oramai, è purtroppo nota.
Alcuni capigruppo, sia di
maggioranza sia di opposizione,
hanno preparato più di un
emendamento al collegato in bilancio
per consentire l'inserimento nella
pianta organica del consiglio
regionale di 187 persone comandate
da enti pubblici e da società miste
(le cosiddette società-traghetto).
Si tratta, in molti casi, di
soggetti che provengono appunto da
enti non pubblici, e che dunque per
essere assunti non hanno dovuto
essere sottoposti ad alcun concorso.
Ma
c'è di più. Molte di queste persone,
a leggere le date di assunzione,
sembrano essere state fatte
transitare appositamente da queste
società miste, per poi poter essere
distaccate anche solo dopo pochi
giorni nel consiglio regionale,
presso gruppi e segreterie di
commissione. Ora, dopo la
denuncia
lanciata dal Corriere del
Mezzogiorno qualche settimana
fa, la cosa sembrava essere stata
accantonata. Ma così non è. In
realtà la faccenda sembra essere
stata fatta uscire dalla porta e
rientrare dalla finestra.
Il
documento sul quale tutti si stanno
accapigliando in queste ore, e
continueranno a farlo, si chiama:
sub-emendamento numero 154, e porta
la data delle ottobre 2004. È
firmato da cinque, consiglieri
regionali, tra cui Alfonso Perrone
(Democrazia federalista campana);
Antonio Milo (Forza Italia) e
Antonio Simeone (Sdi).
La
lettura di questo testo è davvero
illuminante. Perché nella sua
semplicità, senza mai soffermarsi —
neppure per un momento — sul
rispetto delle regole e delle leggi
vigenti, mette nero su bianco i
desiderata dei gruppi politici.
Cioè, prima di tutto, far assumere
in consiglio regionale tutto «il
personale di comando e/o di distacco
e in costanza di servizio alla data
di pubblicazione della presente
legge presso il consiglio regionale,
la giunta regionale e gli Enti con
bilancio a carico della Regione
Campania, con rapporto di lavoro a
tempo indeterminato alle dipendenze
di Amministrazioni pubbliche, nonché
il personale dipendente delle
società di cui al secondo comma
dell'articolo 46 L.R. 15/2002
(società miste)».
Si
tratterebbe di una tornata di
assunzioni che non a caso verrebbero
consentite fino alla data di
pubblicazione (parola che ha
cancellato quella, preesistente, di
«approvazione») della legge. Come a
dire che nel frattempo si potrebbe
continuare a comandare qualche altra
persona, tanto per non stare con le
mani in mano.
Il
documento però non si accontenta di
questo. E prescrive che
«l'immissione nel ruolo del
consiglio regionale dì detto
personale è aggiuntivo a quelle in
organico e pertanto determina
l'automatica modifica dell'attuale
dotazione organica del personale del
consiglio regionale». Traduzione: i
comandati non devono essere
integrati solo nei posti lasciati
liberi in organico, ma devo no
essere assunti a prescindere.
Modificando, ampliando la pianta
organica. Come a dire che non
importa di quante persone necessiti
la pubblica amministrazione, di
quante persone necessita la Regione.
Queste persone entrano e basta.
Senza troppe discussioni. Al
massimo, tanto, si allarga la pianta
organica. Infine, l'ultimo
«trascurabile aspetto» i costi.
Subito risolto dai firma tari del
sub-emendamento, che in calce
scrivono sinteticamente: «L'onere
finanziario relativo allo stipendio
tabellare e salario accessorio
graverà sul l'intervento del
bilancio di previsioni 2005».
Insomma, i costi di questa
operazione li pagheranno, come
spesso accade, i cittadini.