Da
almeno un decennio la Scuola Pubblica, in modo
particolare l’agibilità democratico-sindacale e
gli spazi di libertà e legalità presenti al suo
interno, stanno subendo colpi durissimi, inferti
dai governi sia di centro-sinistra che di
centro-destra.
Con l’istituzione della cosiddetta “autonomia
scolastica” e poi con l’applicazione della legge
n. 53/2003 (meglio nota come “riforma Moratti”),
è stata sancita ed eretta una struttura
oligarchica e verticistica contrassegnata in
modo autoritario. Di fatto si è instaurata una
profonda divisione di ruoli gerarchici nel
quadro dei rapporti umani e professionali
esistenti tra le varie categorie dei lavoratori
della scuola.
In
particolare, all’interno del corpo docente si è
determinata una netta disparità di redditi e
funzioni, non sempre rispondenti a meriti reali,
a qualifiche professionali o a specifiche
competenze tecniche di valore, attivando un
processo di aberrante mercificazione della
funzione didattico-educativa e di crescente,
maldestra e volgare aziendalizzazione della
Scuola Pubblica, degli ordinamenti e delle
relazioni sociali al suo interno, strutturate
sempre più in termini di comando e
subordinazione, logorando e pregiudicando sempre
più la democrazia collegiale, ormai quasi
inesistente.
Negli ultimi tempi è stato possibile
sperimentare come l’avvento della “autonomia
scolastica” e l’attuazione della succitata
“riforma Moratti”, non hanno sortito esiti
apprezzabili in termini di apertura della scuola
verso le reali esigenze del territorio. La mera
formulazione giuridica dell’<autonomia> non ha
stimolato le singole scuole ad esercitare un
ruolo incisivo e trainante, di intervento
critico-costruttivo e di promozione culturale
rispetto al contesto socio-economico e politico
di appartenenza.
In
tanti casi, le istituzioni scolastiche
ribattezzate come “autonome”, hanno assunto una
posizione subalterna verso i centri di potere
presenti nelle varie realtà locali, e mi
riferisco anzitutto alle Pubbliche
Amministrazioni, assolutamente incapaci o restie
a supportare finanziariamente un arricchimento
della qualità dell’offerta formativa delle
scuole.
A
tutto ciò si aggiunga un progressivo
imbarbarimento dei rapporti interpersonali,
sindacali e politici tra i lavoratori della
scuola, in quanto questa è diventata il teatrino
di sempre più estese e laceranti conflittualità.
Questi fenomeni di disgregazione sono una
conseguenza prodotta proprio dalla tanto
celebrata “autonomia”, nella misura in cui tale
provvedimento normativo non ha generato un
assetto organizzativo stabile, equo, efficiente,
ma in moltissimi casi ha suscitato solo
confusione, contrasti, assenza di certezze,
violazione di regole e diritti, sia sindacali
che democratici, favorendo comportamenti
furbeschi, autoritari ed arroganti, ed
esasperando uno spirito di competizione per fini
venali e carrieristici.
In
tali vicende sono innegabili le responsabilità
storico-politiche dei precedenti governi di
centro-sinistra, che hanno intrapreso un’azione
demolitrice della Scuola Pubblica e della
democrazia partecipativa al suo interno, per cui
l’attuale governo ha avuto gioco facile
nell’infliggere il colpo letale alla Scuola
Pubblica e al diritto costituzionale
all’istruzione, in virtù della pseudo-riforma
legata al nome della Moratti.
In
tal modo lo stato di palese disorientamento e di
sfascio, già diffuso ed avvertito nella realtà
di tante scuole, è aumentato. Il clima di caos,
di assenza di regole, di crisi delle norme
democratiche e sindacali, è destinato a
crescere, aggravando le contraddizioni interne
al mondo della scuola.
La
signora Moratti ha allestito un vero e proprio
baraccone, ha costruito un contenitore enorme ma
vuoto, privo soprattutto delle risorse umane e
finanziarie necessarie, visti i tagli di
cattedre e di fondi previsti per i prossimi anni
scolastici.
Non intendo annoiarvi oltre, per cui vi saluto
con una sincera esortazione a resistere, benché
la nausea e lo sconforto tendano a prevalere.
Lucio Garofalo
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