5 marzo 2005
3 settembre '68, una giornata particolare
Aldo Maturo

 

 

Quella notte nessuno di noi dormì, in attesa del grande giorno. Da una settimana stavamo preparando la grande esplorazione, trascinati dai racconti di Gino Taccogna, scapolo,il più anziano della compagnia, titolare “nel tempo libero” di un negozio di articoli ed impianti elettrici, ma in realtà coinvolto a tempo pieno in mille hobby che costringevano i suoi clienti ad attese di giorni e giorni per ottenere la sua opera di elettricista. Il  negozio, un tempo di fronte a casa mia, era il nostro punto di ritrovo e un giorno Gino ci aveva raccontato di aver visto delle grotte meravigliose, forse belle quanto quelle di Castellana. Affascinati dall’avventura, avevamo deciso di accettare il suo invito per condividere con lui un  “giro” in quelle grotte. La cosa doveva restare ammantata da un patto di segretezza e di mistero e così, come carbonari,ci munimmo di quanto ritenevamo necessario: un casco, una tuta, poche corde e alcune torce. Il coraggio e la follia facevano già parte del nostro bagaglio giovanile.

La mattina,senza che alcuno di noi avesse avvertito i propri genitori sulla destinazione della “spedizione”, partimmo con direzione Cusano Mutri. Nella mia vecchia 600 scolorita c’ero io, Gabriele Fasano e Guido Viola. Con la vecchia Renault 4 di Gino Taccogna, di colore ormai indefinito, c’erano Celestino Rubino e Guido Vivenzio.

Grotta di Monte Cigno – Cusano Mutri – 3 settembre 1968

All’uscita : Gino Viola, Aldo Maturo, Celestino Rubino, Gabriele Fasano e Guido Vivenzio     

Lasciataci Cerreto alle spalle,dopo alcuni tornanti entrammo nella valle di Cusano Mutri, bella,romantica, affossata fra il Mutri e la catena dei monti Erebiani, già sede, si diceva, di un gran lago, come si poteva intuire dai pesci pietrificati che vi si trovavano, gli strati arenosi delle sue terre emergenti verso Pietraroia e la stratificazione uniforme dei monti che fiancheggiano il Titerno verso Cerreto.

         Ad un certo punto Gino Taccogna accostò in uno slargo e io mi accodai dietro di lui, alla meglio. Scendemmo, inebriati dalla frizzante aria del primo mattino ed affascinati dallo spettacolo che si godeva dall’alto del ponte, tanti metri più giù, dove la limpida acqua del Titerno, con il suo scorrere perenne, aveva roso la roccia creandosi il percorso verso valle, fra cento cascate e cespugli.

         Indossammo le tute, caricammo  la dotazione personale, e seguimmo Gino Taccogna, “la guida”, che aveva cominciato ad inerpicarsi verso la cima del monte con l’agilità di uno scoiattolo. La scalata, ripidissima, veniva interrotta ogni tanto dalle battute e dalle imprecazioni irripetibili di Celestino e di Gabriele Fasano, oltre che mie, poco avvezzi ad inerpicarci in percorsi da stambecco e già “pentiti” dell’avventura.

         Finalmente raggiungemmo Gino, che era giunto alla meta e dall’alto,con aria sorniona, ci osservava mentre, imprecando, arrancavamo verso di lui.

         Da quell’altezza si spaziava liberamente godendo di un panorama favoloso,reso più splendido da un cielo terso costellato da batuffoli di nuvole. Gino Taccogna ci richiamò alla realtà e noi ci rigirammo cercando con gli occhi l’ingresso della spelonca donde iniziare l’esplorazione. Fu grande lo sconcerto quando  ci indicò un anfratto nella roccia, coperto dai rovi. “Si entra da lì” ci disse, con aria sorniona. Ci guardammo,increduli, tutti avremmo voluto tornare indietro, tutti lo pensammo,nessuno lo disse, tranne i nostri occhi.

         Gino Taccogna allargò i rovi e strisciando a terra come una lucertola, si infilò in quel buco a forma piramidale, largo sui 60-70 cm ed alto altrettanto. Lo seguimmo strisciando, in fila, uno dietro l’altro, “senza fretta e senza spingere”, chiedendo ogni volta a chi “scompariva” dai nostri occhi “ Oh, come va?”, quasi a tranquillizzare il cuore che accelerava i battiti in attesa dell’immersione rupestre.

         L’ ”ingresso” era lungo circa tre metri, e si procedeva carponi, pancia a terra,avanzando con gli avambracci, zigzagando e scivolando sulla pancia,  con la torcia in bocca, perchè le mani servivano ad arpionare il terreno per tirarsi avanti.

         All’improvviso entrammo nella prima grotta, grande ma bassa, tanto che riuscivamo a stare solo seduti. La guardammo, piena di fango, mentre i fasci di luce delle torce si incrociavano alla ricerca di particolari di cui,onestamente, ci sfuggiva la bellezza. Gino ci preparò alla seconda fase. Ci fece legare con una corda l’uno agli altri e ci precedette, infilandosi in un foro a metà della parete più alta donde, sempre scivolando come in un percorso di guerra, saremmo giunti ad un’altra grotta.

         Il trapasso dall’una all’altra grotta, attraverso quel by-pass buio e informe, fu interrotto dalle imprecazioni (eufemismo) di Gino Viola, leggermente “sovrappeso”, che a un certo punto restò incastrato nel cunicolo e non riusciva a procedere nè ad indietreggiare, cosa che, pur volendo,non avrebbe potuto fare, perchè dietro c’eravamo noi, in “cordata” orizzontale.

 

Grotta di Monte Cigno – Cusano Mutri – 3 settembre 1968

Gino Taccogna, Aldo Maturo, Gabriele Fasano e Celestino Rubino

 

         Avremmo dovuto piangere, invece ridemmo, ridemmo,quanto era possibile farlo pur stando al buio,col fango fino alle labbra,la torcia penzolante in bocca,l’incoscienza dei folli.

Finalmente, spingendo e tirando, sbloccammo il nostro amico,facilitati dal fatto che scivolavamo sul fango, ed entrammo nella seconda grotta. Era immensa,gigantesca,bellissima, piena di stalattiti e stalagmiti. Ce la godemmo tutta,facendoci anche una foto ricordo, mentre decine di pipistrelli svolazzavano sul soffitto, impazziti e disturbati dai fasci di luce delle nostre torce.

         Dopo una breve sosta, riprendemmo l’esplorazione, questa volta ad altezza d’uomo, scoprendo, come in un puzzle, grotte sempre più belle, fino a sbucare su una roccia rimasta incastonata a metà fra due pareti rocciose, megagranello di sabbia in una fenditura a clessidra di altezza imprecisata perchè il buio, oltre i nostri piccoli fasci di luce,  non ci consentiva alcuna valutazione metrica.

Spazzolando i dintorni con le torce, a circa 100 metri sotto di noi,rischiarammo laggiù in fondo un lago bellissimo,con una acqua che ci parve verde smeraldo, immenso ed incastonato nelle rocce a strapiombo.

         Tornammo indietro e visitammo altre due grotte, tutte con le stesse caratteristiche morfologiche. Erano belle, ma  in cuor mio mi chiesi se Gino Taccogna fosse mai stato a Castellana!

         Finalmente il team decise di far rientro alla base e così ripercorremmo a ritroso tutto il percorso. Questa volta Gino Viola, forse già  smagrito dall’avventura, riuscì a passare nel solito cunicolo senza “incepparsi”.

         Il ritorno alla luce del sole fu una delle sensazioni più belle che io abbia mai  vissuto. Quando anche l’ultimo lasciò alle spalle l’anfratto facendosi largo fra i rovi, scoppiammo a ridere,a congratularci con noi stessi, a darci delle gran paccate fino a festeggiare l’evento con una foto ricordo. La scattammo con la mia inseparabile macchinetta fotografica, una Comet II che, a guardare i risultati, fece miracoli, ridotta ormai a un grumo di fanghiglia.

         Gabriele Fasano, recuperata la saggezza prima degli altri, ricordò a tutti noi – che non volevamo confessarlo  pur avendolo pensato - che, se fosse successo qualcosa, mai ci avrebbero ritrovato. Sei ragazzi sarebbero stati dati per scomparsi nel nulla.  Nessuno ci avrebbe cercato lassù e comunque mai in quel foro d’ingresso da tana di volpe. E per sempre sarebbe rimasto il mistero di due macchine vuote,ai margini della strada,in un giorno d’autunno.

         Con la gioia per lo scampato pericolo, la discesa verso le auto fu fatta in pochi minuti, quasi tutta col fondo schiena, insensibili alle spine, ai rovi,agli spuntoni di roccia,alla fame, orgogliosi per l’avventura ma ancor più felici per essere ritornati alla luce, dopo aver trascorso otto ore nella pancia del Monte Cigno. Erano le quattro, le quattro di un favoloso pomeriggio di un indimenticabile 3 settembre 1968.
 

    

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