17 marzo 2005
Sparisce il medico di famiglia?
Virgilio Caivano

 

 

Coordinamento Nazionale Piccoli Comuni
www.piccolicomuni.com
Corso Principe Umberto,  - Rocchetta Sant'Antonio (Fg)
press@piccolicomuni.com
Tel.348/3722435  fax 0885/654734

 

SPARISCE IL MEDICO DI FAMIGLIA NEI PICCOLI COMUNI ITALIANI?   

La scomparsa del medico di famiglia nei nostri piccoli comuni potrebbe accadere con la nuova convenzione della Medicina Generale.

 

Il nuovo accordo raggiunto tra Governo, Regioni e alcuni sindacati di categoria prevede la costituzione di gruppi di medici di base inseriti in una struttura centralizzata alla quale i pazienti potranno accedere 24 ore su 24, trovando sempre un medico a disposizione;

 

  • che questo medico però potrebbe non essere il medico di fiducia dell'assistito, contravvenendo al principio sinora operante della libera scelta;

  • che queste , che potremmo definire "pseudo pronto soccorso" e che nella convenzione vengono definite UTAP (unità territoriali di assistenza di primaria), sono costituite su base volontaria, ma la volontà della SISAC (agenzia regionale) è che in breve almeno il 50% dell'assistenza medica territoriale avvenga attraverso questa forma aggregata;

  • che l'intento prioritario di tali strutture è quello di rendere uniforme l'operato dei medici in modo da poter esercitare un controllo sulla spesa attraverso un budget a diretta gestione del medico responsabile dell'UTAP con il grave rischio che la salute dei cittadini sia subordinata e pesantemente condizionata da logiche di risparmio.

 

Valutato che l'obbligatorietà dell'adesione a progetti regionali e/o aziendali, pena la revoca del rapporto di lavoro, comporterà una spersonalizzazione del rapporto medico-paziente dovendo il medico rapportarsi non più ad una persona ma ad una sintomatologia e/o patologia.

 

Risulta evidente la volontà della parte pubblica di concentrare in una sola e unica sede i servizi di medicina di base, raggruppando un certo numero di medici (almeno 10) che copra un territorio da 20.000 a 40.000 assistibili. Questo significherà la perdita della capillarizzazione del servizio che nelle realtà medio grandi comporterà un maggiore allontanamento degli studi dei medici curanti dalle abitazioni e dei pazienti e nelle realtà dei piccoli comuni la scomparsa di fatto del medico di base. Si creerà un disservizio con il problema di spostamento dei pazienti e la perdita di quel rapporto di fiducia che per anni ha rappresentato la colonna portante della sanità pubblica.

 

Per tali motivi, nel ringraziare il Sindacato Autonomo Medici Italiani per non aver firmato la convenzione e per la meritoria opera di sensibilizazione che svolgono presso i propri assistiti nel dire no a questa scelta ingiusta e sbagliata, infatti non si comprendono, per quanto sopra, i benefici di queste strutture, i cui costi potrebbero nel futuro ricadere proprio sui bilanci già disastrati dei nostri piccoli comuni, come sempre più spesso accade, riteniamo opportuno promuovere una doverosa campagna si sensibilizzazione della pubblica opinione nazionale su questo tema importantissimo per la vita dei cittadini.

 

L'unica certezza è che così si potrà imporre un risparmio sulla spesa sanitaria attraverso l'obbligo di adesione a protocolli diagnostici e terapeutici che di sicuro daranno maggior importanza alla finanza e non alla salute. Invitiamo il Ministro Sirchia, le Regioni, il Parlamento e le Forze Politiche ad una severa riflessione per evitare il tracollo definitivo dei piccoli comuni per fallimento dei servizi alla persona realizzato per decreto dello Stato.


Rocchetta Sant¹Antonio,15 marzo 2005
                                                                                    Il Portavoce
                                                                                 Virgilio Caivano


 

 

 

    

Altri interventi sullo stesso tema


Per intervenire: invia@vivitelese.it