9 settembre 2005
Alessi: Cent’anni di Democrazia Cristiana
Segreteria Nazionale DC

 

 

1905-2005:Sen. Giuseppe Alessi: Cent’anni di Democrazia Cristiana.


Il 29 ottobre il senatore Giuseppe Alessi compirà 100  e, come dice lui,  entrerà "nel centenario della sua esistenza terrena". Giuseppe Alessi, infatti, è nato il 29 ottobre del 1905 a San Cataldo, in quel di Caltanissetta, sesto di dieci figli di un artigiano, ed era giá un cattolico. Due dei suoi fratelli furono sacerdoti salesiani, e uno dei due fu missionario, e due delle sorelle furono suore salesiane; lui a 14 anni, nel 1919, aderí all'Azione cattolica, e due anni dopo, nel'21, fondó a Caltanissetta il circolo giovanile del partito popolare, e nel'24, la sezione della FUCI, la federazione universitaria cattolica.

 

Entró cosí in contatto con Don Luigi Sturzo, del quale subí sempre il fascino e con il quale stabilí un forte sodalizio umano e politico, ripreso dopo la guerra e il rientro in Italia dell'illustre sacerdote e durato fino alla sua morte, e non scevro tuttavia di aperti e conclamati contrasti.Laureatosi in giurisprudenza, brillante e facondo avvocato, stimato dai grandi giuristi del tempo, come De Nicola e Carnelutti e De Marsico ("sono piú lusingato dei successi che ho conseguito nella professione forense che non di quelli politici"), fu anche pubblicista, corrispondente dell'"Osservatore Romano", del quale diffondeva i corsivi "acta diurna"del suo amico Guido Gonella, e fondó e diresse diversi periodici,come l'"Unitá", giornale di battaglia contro il separatismo,e "La Prova"e "La linea". Organizzatore di circoli operai di resistenza durante il regime fascista, fu diffidato e denunziato e sottoposto per tre anni a vigilanza speciale.

 

Il 12 luglio del 1943, giorno in cui entrarono a Caltanissetta i soldati della Armata degli Stati Uniti, affisse sul portone del suo studio una targa con la scritta "Partito Democratico Cristiano" e nel settembre di quello stesso anno, sempre nel suo studio a Caltanissetta, redasse con Aldisio e Mattarella lo statuto del partito e convocó il primo congresso della Dc. Alle prime elezioni dell'Assemblea Regionale, il 20 aprile del'47, risultó il primo degli eletti e fu a sua volta eletto primo Presidente della Regione siciliana. Tornó Presidente della Regione nel'55, alla terza legislatura, e l'anno dopo fu eletto all'unanimitá,in un'aula al completo, Presidente dell'Assemblea regionale, carica che lasció solo nel 1963, quando fu eletto senatore.


Giuseppe Alessi è stato un maestro politico e un modello di vita.
La sua coerenza è stata straordinaria virtù, tutta incentrata alla realizzazione del bene comune e al miglioramento complessivo della società.Ha pagato a caro prezzo questa sua coerenza.


Se rimase appena due anni Presidente della Regione, Lui che era il Padre Costituente della Regione, lo fu proprio perché era uomo vero, capace di resistere alle intemperanze delle Segreterie Nazionali, pur di difendere gli interessi della sua Regione.E fu così per tutta la vita giacchè anche in seguito il copione non cambiò come quando i maggiorenti romani lo avevano candidato nel difficilissimo e fra l’altro a lui estraneo, collegio senatoriale di Piazza Armerina. L’operazione serviva a togliere di mezzo un personaggio scomodo. Non ci riuscirono come non ci sono mai riusciti, tant’è che lui è ancora osannato, mentre gli altri non esistono più.Era scomodo perché era un innovatore e con il suo modo di essere, nei fatti fu antesignano di un modo di fare politica che fece scuola, a cominciare dalla sua San Cataldo. Le classi dirigenti che lo hanno imitato hanno visto nella Chiesa e nella sua Dottrina Sociale, un modello politico serio e concreto. Un modello basato come dice La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento Comportamento dei cattolici in politica, sul “primato della Persona e della sua dignità e del perseguimento del bene comune come obiettivo da non dimenticare mai”, ovvero l’amore nei confronti del prossimo visto nel senso evangelico del termine “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

 

Alessi fu vera Autorità e così mentre tutti gli altri si chinavano e si inchinavano davanti alla DC Romana (per carità li comprendiamo e non li giudichiamo, non tutti nascono “Cuor di Leone”), Lui si permetteva di rispondere all’allora potentissimo Segretario Nazionale che lo aveva convocato a Roma su un tema scottante per la Sicilia, “la stessa distanza che c’è fra Palermo e Roma, c’è fra Roma e Palermo!”.Parlando di materie economiche, fu altrettanto rivoluzionario andando in controtendenza rispetto al pensiero dominante dell’epoca personificato da Pasquale Saraceno. Il guru della politica economica italiana di allora, sosteneva che “gli interventi dell’economia privata potevano essere solo complementari rispetto all’economia pubblica in un contesto sottosviluppato come quello del Mezzogiorno”. Anche in questo Alessi non tradì mai lo spirito di Sturzo e più volte denunciò, seguendo il suo Maestro, le invasioni del centralismo statale e dell’iper assistenzialismo Regionale.


Oggi il pensiero e l’azione di Giuseppe Alessi sono ancora più attuali. In un contesto in cui le ideologie sono morte, solo i grandi ideali possono risultare centrali nell’azione politica. Giovanni Paolo II denunciò ciò nell’Enciclica Veritatis Splendor quando parlò di “totalitarismi subdoli del relativismo etico”, e quindi oggi è facile comprendere ex-post, la lettura errata di certi comportamenti della politica pseudo-cristiana. Ancora una volta la conferma del pensiero di Alessi, che vedeva nella ferrea coerenza al Magistero della Chiesa, la chiave di lettura per un azione positiva nella società senza “se” e senza “ma”.



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