1905-2005:Sen. Giuseppe Alessi: Cent’anni di
Democrazia Cristiana.
Il 29 ottobre il senatore Giuseppe Alessi
compirà 100 e, come dice lui, entrerà "nel
centenario della sua esistenza terrena".
Giuseppe Alessi, infatti, è nato il 29 ottobre
del 1905 a San Cataldo, in quel di Caltanissetta,
sesto di dieci figli di un artigiano, ed era giá
un cattolico. Due dei suoi fratelli furono
sacerdoti salesiani, e uno dei due fu
missionario, e due delle sorelle furono suore
salesiane; lui a 14 anni, nel 1919, aderí
all'Azione cattolica, e due anni dopo, nel'21,
fondó a Caltanissetta il circolo giovanile del
partito popolare, e nel'24, la sezione della
FUCI, la federazione universitaria cattolica.
Entró cosí in contatto con
Don Luigi Sturzo, del quale subí sempre il
fascino e con il quale stabilí un forte
sodalizio umano e politico, ripreso dopo la
guerra e il rientro in Italia dell'illustre
sacerdote e durato fino alla sua morte, e non
scevro tuttavia di aperti e conclamati contrasti.Laureatosi
in giurisprudenza, brillante e facondo avvocato,
stimato dai grandi giuristi del tempo, come De
Nicola e Carnelutti e De Marsico ("sono piú
lusingato dei successi che ho conseguito nella
professione forense che non di quelli
politici"), fu anche pubblicista, corrispondente
dell'"Osservatore Romano", del quale
diffondeva i corsivi "acta diurna"del suo
amico Guido Gonella, e fondó e diresse diversi
periodici,come l'"Unitá", giornale di
battaglia contro il separatismo,e "La Prova"e
"La linea". Organizzatore di circoli
operai di resistenza durante il regime fascista,
fu diffidato e denunziato e sottoposto per tre
anni a vigilanza speciale.
Il 12 luglio del 1943,
giorno in cui entrarono a Caltanissetta i
soldati della Armata degli Stati Uniti, affisse
sul portone del suo studio una targa con la
scritta "Partito Democratico Cristiano" e nel
settembre di quello stesso anno, sempre nel suo
studio a Caltanissetta, redasse con Aldisio e
Mattarella lo statuto del partito e convocó il
primo congresso della Dc. Alle prime elezioni
dell'Assemblea Regionale, il 20 aprile del'47,
risultó il primo degli eletti e fu a sua volta
eletto primo Presidente della Regione siciliana.
Tornó Presidente della Regione nel'55, alla
terza legislatura, e l'anno dopo fu eletto all'unanimitá,in
un'aula al completo, Presidente dell'Assemblea
regionale, carica che lasció solo nel 1963,
quando fu eletto senatore.
Giuseppe Alessi è stato un maestro politico e un
modello di vita.
La sua coerenza è stata straordinaria virtù,
tutta incentrata alla realizzazione del bene
comune e al miglioramento complessivo della
società.Ha pagato a caro prezzo questa sua
coerenza.
Se rimase appena due anni Presidente della
Regione, Lui che era il Padre Costituente della
Regione, lo fu proprio perché era uomo vero,
capace di resistere alle intemperanze delle
Segreterie Nazionali, pur di difendere gli
interessi della sua Regione.E fu così per tutta
la vita giacchè anche in seguito il copione non
cambiò come quando i maggiorenti romani lo
avevano candidato nel difficilissimo e fra
l’altro a lui estraneo, collegio senatoriale di
Piazza Armerina. L’operazione serviva a togliere
di mezzo un personaggio scomodo. Non ci
riuscirono come non ci sono mai riusciti, tant’è
che lui è ancora osannato, mentre gli altri non
esistono più.Era scomodo perché era un
innovatore e con il suo modo di essere, nei
fatti fu antesignano di un modo di fare politica
che fece scuola, a cominciare dalla sua San
Cataldo. Le classi dirigenti che lo hanno
imitato hanno visto nella Chiesa e nella sua
Dottrina Sociale, un modello politico serio e
concreto. Un modello basato come dice La Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede nel
documento Comportamento dei cattolici in
politica, sul “primato della Persona e della
sua dignità e del perseguimento del bene comune
come obiettivo da non dimenticare mai”,
ovvero l’amore nei confronti del prossimo visto
nel senso evangelico del termine “Ama il
prossimo tuo come te stesso”.
Alessi fu vera Autorità e così mentre tutti gli
altri si chinavano e si inchinavano davanti alla
DC Romana (per carità li comprendiamo e non li
giudichiamo, non tutti nascono “Cuor di Leone”),
Lui si permetteva di rispondere all’allora
potentissimo Segretario Nazionale che lo aveva
convocato a Roma su un tema scottante per la
Sicilia, “la stessa distanza che c’è fra
Palermo e Roma, c’è fra Roma e Palermo!”.Parlando
di materie economiche, fu altrettanto
rivoluzionario andando in controtendenza
rispetto al pensiero dominante dell’epoca
personificato da Pasquale Saraceno. Il guru
della politica economica italiana di allora,
sosteneva che “gli interventi dell’economia
privata potevano essere solo complementari
rispetto all’economia pubblica in un contesto
sottosviluppato come quello del Mezzogiorno”.
Anche in questo Alessi non tradì mai lo
spirito di Sturzo e più volte denunciò, seguendo
il suo Maestro, le invasioni del centralismo
statale e dell’iper assistenzialismo Regionale.
Oggi il pensiero e l’azione di Giuseppe Alessi
sono ancora più attuali. In un contesto in cui
le ideologie sono morte, solo i grandi ideali
possono risultare centrali nell’azione politica.
Giovanni Paolo II denunciò ciò nell’Enciclica
Veritatis Splendor quando parlò di
“totalitarismi subdoli del relativismo etico”,
e quindi oggi è facile comprendere ex-post, la
lettura errata di certi comportamenti della
politica pseudo-cristiana. Ancora una volta la
conferma del pensiero di Alessi, che vedeva
nella ferrea coerenza al Magistero della Chiesa,
la chiave di lettura per un azione positiva
nella società senza “se” e senza “ma”.
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