16 dicembre 2005
Proposte DS per Economia e Finanza
Pasquale Biondi

 

 

DS: proposte per un governo di centrosinistra - Economia e Finanza

 

1. Contesto economico internazionale: tendenze e misure di riforma

I. Le tendenze

L'attuale equilibrio economico internazionale presenta rischi di instabilità ed evidenti segni di iniquità. E' vero che , in media, sono stati raggiunti indubbi risultati positivi negli ultimi decenni: dal 1970 al 2004, il tasso di crescita annuale medio del PIL mondiale pro-capite è gradualmente aumentato dal 2 al 3 percento, avvicinandosi al valore medio degli anni ‘50 e '60; nel 2004, la crescita economica globale è stata del 5 percento , la più alta degli ultimi tre decenni; negli ultimi 20 anni, la quota di popolazione mondiale in povertà estrema si è ridotta dal 40 al 21 percento (in termini assoluti circa 500 milioni di persone). Tuttavia, dietro le positive tendenze medie si nascondono acute divergenze tra diverse aree del pianeta e, all' interno di ciascuna area e ciascun paese, tra le diverse classi sociali. In Asia e, in misura decisamente minore , nelle economie in transizione, in USA e Gran Bretagna si confermano elevati tassi di crescita. In Europa continentale ed in Giappone permane una situazione di stasi, dovuta a debole domanda interna. Profonde contraddizioni segnano il medio oriente e, con caratteristi del tutto diversi, l'America Latina. L'Africa, in particolare l'area sub-sahariana, rimane imprigionata nella povertà. L'evoluzione degli ultimi tre decenni poggia su un equilibrio globale instabile ed ingiusto. Instabilità ed ingiustizie sono principalmente frutto delle risposte date dalle forze conservatrici alla crisi del modello regolativo adottato nel 1944 a Bretton Woods . Il modello di Bretton Woods (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale; gold standard e tassi di cambio fissi; apertura graduale e selettiva del commercio internazionale ; intervento pubblico diretto nell'economia) assicurò ricostruzione e sviluppo a Nord America, Europa e Giappone attraverso un graduale processo di integrazione delle economie nazionali non solo compatibile , ma funzionale alle variazioni nazionali del compromesso socialdemocratico/ keynesiano . A partire dagli anni '70, in risposta alla crisi di Bretton Woods , si è imposto un modello di integrazione globale dei mercati di segno regressivo, sprovvisto di adeguate istituzioni multilaterali di regolazione. A livello nazionale , l'egemonia liberista ha insistito sulla necessità di smantellare l'intervento pubblico in economia e di limitare la politica economica esclusivamente alla politica monetaria.
In tale contesto politico-culturale, le leadership affidatesi alle versioni ideologiche del Washington Consensus , in particolare nelle economie dell'ex blocco socialista e in America Latina, hanno alimentato instabilità , ineguaglianze e assetti sociali e proprietari di ostacolo alla crescita economica. All'opposto, le classi dirigenti in grado di definire una autonoma via nazionale o regionale all'integrazione globale (India, Cina, Malesia, ecc) hanno fornito straordinarie opportunità di sviluppo alle loro forze economiche e hanno determinato le condizioni per liberare dalla povertà centinaia di milioni di persone.
L'inadeguatezza delle sedi di governance globale ha impedito efficaci risposte alla squilibrata ed instabile crescita mondiale trainata dagli USA, come rimarcato dall'attuale ciclo del dollaro. Infatti , nonostante la posizione della moneta USA come riferimento per gli scambi internazionali, la crescita del pianeta non può essere solo affidata ad un paese il cui livello di consumo è sistematicamente superiore alla sua produzione e tale da richiedere una quota crescente del risparmio accumulato –per ragioni diversissime– dall'euro-area, dal Giappone, dalla Cina e dalle economie del sud est Asia. Un tale equilibrio è precario, in quanto si regge sul terrore delle economie asiatiche di non essere in grado di sostituire domanda interna alle esportazioni verso gli USA. Inoltre, è profondamente ingiusto, in quanto sottrae alle economie emergenti e in via di sviluppo preziose risorse potenzialmente utilizzabili nella lotta alla povertà.
I rischi di instabilità degli attuali equilibri sono stati amplificati dalle scelte compiute dalla prima amministrazione Bush , la quale ha congiunto una politica estera insofferente verso le sedi di governance multilaterali , con una politica economica insostenibile. Una politica di bilancio anti-ciclica, a sostegno di una politica monetaria fortemente espansiva, era indubbiamente opportuna. Inoltre, era anche possibile dato il surplus di bilancio e il basso livello di debito pubblico alla fine del 2000. Tuttavia, i tax cuts del 2001, 2002 e 2003 rispondevano ad esigenze politico-ideologiche piuttosto che anti-cicliche. Un'iniziativa finalizzata a contrastare gli effetti del ciclo recessivo - tanto più in presenza di crescenti costi per la difesa e la sicurezza - avrebbe portato a massicci interventi di carattere temporaneo, concentrati sui nuclei familiari con più elevata propensione al consumo. In sintesi, interventi diametralmente opposti a quelli realizzati: misure dagli effetti crescenti nel tempo, fortemente concentrate sui nuclei familiari al top della scala distributiva meno propensi a spendere, di carattere permanente. Ossia, gli adempimenti dell'agenda politica pre-recessione e pre-11 Settembre.


II. Le misure di riforma

Lo status quo non è sostenibile. In assenza di riforme in grado di realizzare una regolazione efficace e progressiva del livello di integrazione globale raggiunto, prevarranno regressioni nazionaliste e protezioniste, la cui presenza è già evidente sia in Europa che negli USA. Per rispondere alla domanda “che fare?” è necessario sottolineare un aspetto fondamentale: l'integrazione a scala globale dei contesti nazionali è l' unica via per promuovere pace e sviluppo. La globalizzazione ad egemonia conservatrice va superata non con il ritorno alle barriere nazionali, premessa delle catastrofi del XX secolo. Essa va superata con la democratizzazione della governance globale, tornando sulla rotta (non alle specifiche soluzioni) intrapresa a Bretton Woods durante le fasi finali del secondo conflitto mondiale. I seguenti interventi sembrano prioritari e l' Italia dovrà sostenerli sia in sede europea che nelle sedi internazionali competenti:


 

  • I. riformare e rilanciare le sedi di coordinamento multilaterali: coinvolgere in via sistematica le principali economie emergenti (China, India, Brasile, Sud Africa, ecc) nelle riunioni dei G7-G8 ed in prospettiva valorizzare il G-20 quale sede di coordinamento delle politica economica internazionale; ridefinire le funzioni strategiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in coerenza con le priorità decise dalla comunità internazionale (in particolare, politiche per lo sviluppo e lotta alla povertà); potenziare il ruolo –in termini di poteri formali e capacità tecniche– dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti nella governance di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale; intensificare nell'ambito dell'Unione Europea, OCSE e nelle sedi multilaterali competenti iniziative di contrasto alla competizione fiscale sleale; assegnare al Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale la responsabilità di (i) monitorare i cambiamenti dei regimi fiscali dei paesi membri e dei paradisi fiscali e ( ii ) preparare un rapporto annuale sulle situazioni di competizione fiscale sleale e sulle possibili misure per contrastarle; potenziare le capacità tecniche dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti nell'Organizzazione Mondiale per il Commercio; potenziare l'Organizzazione Internazionale del Lavoro affinché possa supportare con assistenza tecnica e finanziaria la graduale ed effettiva universalizzazione dei diritti di lavoratori e lavoratrici;
     
  • II. favorire la conclusione positiva del Doha Development Round attraverso l'offerta da parte di USA, UE e Giappone di graduale smantellamento delle misure protezioniste in agricoltura;
     
  • III. adempiere agli impegni per la lotta alla povertà ed il sostegno allo sviluppo presi dai paesi sviluppati e dai paesi in via di sviluppo con la Millennium Declaration di New York, la conferenza sul finanziamento allo sviluppo di Monterrey e, da ultimo, al G8 di Gleneagles (inclusa la sperimentazione di forme innovative di finanziamento allo sviluppo, come l' International Financing Facility e il “contributo di solidarietà per i biglietti aerei”). In tale contesto , sulla base di quanto sottoscritto dal governo italiano, L'Unione si impegna ad innalzare gli aiuti dell'Italia allo sviluppo allo 0,51 percento del reddito nazionale lordo entro il 2010 e allo 0,7 percento entro il 2015;
     
  • IV. realizzare e portare avanti il “Plan of Action” approvato al G8 di Gleneagles su cambiamenti climatici, energia pulita e sviluppo sostenibile, in particolare riguardo l'adozione di politiche pubbliche per sviluppare tecnologie e mercati per l'energia pulita e per incrementare la diffusione di tali tecnologie nei paesi emergenti e in via di sviluppo......(continua)
 
SE VUOI LEGGERE TUTTO IL DOCUMENTO DEI DS
SU ECONOMIA E FINANZA
CLICCA QUI

 

 

 Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile

    

Politica Italiana


Per intervenire: invia@vivitelese.it