L’U.S. TELESE TERME - 2° puntata
L’U.S. Telese Terme nacque grazie
all’iniziativa di alcuni
“superstiti” di quello squadrone tra
i quali ricordo Lorenzo De
Francesco, Lenuccio Candela,
Goffredo Macolino e ad i nuovi
talenti nostrani nati nel frattempo,
come Mario Pilla, Vittore Pascucci e
Fausto Marchioni.
Purtroppo non siamo riusciti a
ricostruire la squadra iniziale né
abbiamo trovato una foto che la
rappresentasse; è certo però che la
prima iscrizione al campionato di
seconda categoria avvenne nel 1957,
poiché il primo cartellino del
grande capitano e colpitore di testa
Lorenzo De Francesco risale a quell’anno,
e che il Presidente era Gennaro
Macolino, detto Ninuccio,
Vicepresidente “finanziatore” era
Clemente Affinito, mio padre e
l’allenatore era, naturalmente,
Vincenzo Rapuano.
Per l’affiliazione, occorrevano Lit.
265.000 e per recupararle, in un
periodo storico in cui “ ‘a famme
era famme “, questi giovani
volenterosi organizzarono una
questua cittadina, spingendosi
addirittura fino a Castelvenere,
riuscendo, alla fine, a trovare i
soldi necessari.
Cominciò così la grande avventura.
Come potete facilmente immaginare,
nel 1957 non c’erano molte
distrazioni e pertanto per i
telesini la squadra di pallone era
tutto: svago, passione, fede,
dibattito e, perché no, anche motivo
di “mazzate”.
Il campo di calcio era quello
situato a ridosso delle Terme e
all’inizio era pieno zeppo di
travertino calcareo, che noi
chiamavano “‘e rudene”; per
renderlo praticabile questi giovani
pionieri del calcio si adoperarono
con ogni mezzo, arrivando persino a
scavare le pietre con le mani.
La rete ed i paletti per la
recinzione furono offerti dal comm.
Gerardino Romano, i materiali
occorrenti per la costruzione degli
spogliatoi furono offerti dalla
ditta Vallone ed il lavoro fu
eseguito, nelle ore post lavoro, da
Gaetano Fasano, meglio conosciuto
col nomignolo di “ masto Gaetano
‘o sparatore “, persona di
grande simpatia nonché grande
giocatore “ ‘e calabresella
“.
Le domeniche che il Telese giocava
in casa, già all’ora di pranzo si
cominciava ad avvertire il clima
della partita ed il pranzo veniva
consumato “ampressa ampressa”
dopodiché il popolo telesino, “nu
poco fatt’’a vino”, iniziava una
specie di processione verso il campo
sportivo che si riempiva in tutti i
lati, tranne il lato corto adiacente
alle Terme che era riservato agli
addetti ai lavori.
Uno scenario magnifico! Non era una
semplice partita di calcio, ma un
vero e proprio rito domenicale che
si svolgeva alla presenza di 700/800
spettatori che, nelle partite di
cartello potevano arrivare anche a
mille,
Per le trasferte, la musica era
completamente diversa. In quel
periodo in provincia di Benevento
non c’erano realtà calcistiche oltre
Telese ed Ariano Irpino e pertanto
la ns. squadra capitava in gironi
che comprendevano, oltre l’Ariano,
tutte squadre dell’entroterra
casertano: S.Maria Capua Vetere;
Falciano di Carinola; Carinola;
Pietramelara; S.Cipriano d’Aversa;
Frattamaggiore; Casale di Principe;
i profughi di Capua, Sessa Aurunca,
Marcianise ecc.
Trasferte molto difficili,
innanzitutto perché le città
suddette avevano tradizioni
calcistiche molto più antiche delle
nostre, perché queste erano già
delle cittadine mentre Telese
contava più o meno 1500 abitanti,
perché le condizioni ambientali
erano molto problematiche ed infine
perché in queste “realtà”, è facile
immaginare da quale parte si
schieravano gli arbitri.
Ma nonostante tutto, la domenica si
partiva. Appuntamento “ doppo
magnato annanze addò Santella”,
dove già ci aspettava la corriera di
Ocone, e via per la nuova avventura.
Ho detto “ci” aspettava perché
abitualmente andavo anch’io insieme
alla squadra poiché mio padre era il
Dirigente accompagnatore, e vi posso
assicurare che il Telese
rappresentava sempre la squadra da
battere e che vincesse o perdesse,
usciva sempre dal campo con onore e
con la stima dei tifosi delle
squadre ospitanti.
Dunque Telese era l’unica realtà
calcistica in tutta la Valle
Telesina che fosse iscritta ad un
campionato regolare e quindi
rappresentava l’unico palcoscenico,
l’unica passerella sia per i
calciatori telesini che per quelli
dei paesi limitrofi; per questa
ragione, per Telese forse sono
transitati i più grandi talenti del
circondario, fatta eccezione per
Forgione che rimane l’unico talento
che non abbia mai indossato la
maglia dell’U.S.Telese Terme.
Sperando di non dimenticare nessuno,
ecco l’elenco dei magnifici 23:
Da Amorosi : Luigi Di Gioia e
Attilio Romano;
Da Benevento: Pietro Recardi,
Giuseppe D’Aronzo, Rino Liguori,
Marcello Errico, Federico Munno,
Carlo De Rienzo, Pompeo Di Pietro,
Mario D’Alessandro;
Da Castelvenere : Bruno
Gambuti;
Da Cerreto: Lillino De
Nicola;
Da Marcianise : Franco
Santoro;
Da Piedimonte : Mario
Silvestri e Luigi Trepiccione;
Da Ponte : Giovanni Caporaso
e Nicola Gallo;
Da S.Salvatore : Luigi Conte,
Vincenzo Santillo, Mario Fusco,
Romeo Fusco, Michele Cutillo;
Da Solopaca : Mario Riccardi.
Per chiudere questo pezzetto di
storia sportiva, voglio tentare di
eleggere, sulla base di un piccolo
sondaggio svolto tra alcuni
calciatori dell’epoca, il più grande
calciatore che abbia mai avuto l’U.S.Telese
Terme, sapendo che non sarà impresa
facile perché attraverso il nostro
paese sono passati veramente fior di
campioni e che spesso alcuni avevano
delle prerogative che non avevano
altri.
Alla fine, pur riconoscendo che per
la grande classe, l’estro e il senso
del gol sicuramente Luigi Di Gioia
merita di essere menzionato, abbiamo
deciso che per le sue straordinarie
doti atletiche, per l’attaccamento
alla maglia, per la correttezza in
campo, per la continuità di
rendimento, per quel senso di
sicurezza e di fiducia che sapeva
infondere a tutta la squadra (“
guagliù, jammo annanze, tanto areto
ce penza Attilio “), la corona
di alloro vada assegnata ad
Attilio Romano.
Difensore di fascia, giocava
indifferentemente sia a destra che a
sinistro ed indossava la maglia con
il n. 2.
Ricordo che una volta a S.Cipriano
d’Aversa, per contrastare la
superiorità territoriale della
squadra di casa, si piazzò davanti
al portiere Mario Silvestri e
ingaggiò una sfida personale con
tutti gli attaccanti avversari.
Quando mancavano pochi minuti alla
fine della partita ed il risultato
era ancora inchiodato sullo 0 a 0,
un signore che stava dietro di me
esclamò,”scapuzzianno nu’ poco":
“ nun ce sta a fa niente, si nun
sparate stu nummero doje, ccà
perdimmo sulo tiempo!”
Un grande giocatore e un grande
sportivo, apprezzato e richiesto da
tutte le società calcistiche che lo
vedevano all’opera, che avrebbe
meritato scenari ben più ambiziosi
di quelli che gli poteva offrire
Telese; a questo campione di sport e
di comportamento e a tutti gli altri
“stranieri” che hanno contribuito a
far diventare grande l’U.S.Telese
Terme, desidero indirizzare, a nome
di tutti gli sportivi telesini, i
sensi della più sentita gratitudine.
Ai miei cari amici Lorenzo De
Francesco, Goffredo Macolino e Mario
Grillo, che mi hanno aiutato a
ricostruire questa breve pagina di
storia calcistica, un ringraziamento
secondo lo stile “ ‘e Vicienzo ‘o
barbiere “:
- Guagliù, grazie a vuje, a
Cannela e a Pelliccione, avimmo dato
quatto cauce a ‘o pallone!