La
coltivazione della vite affonda le radici in
tempi antichissimi. E come sempre avviene per
ciò che è antico e costante, al lavoro dei campi
ed alla produzione del vino, si sono intrecciati
e collegati fatti ed eventi di vita quotidiana
sopravvissuti in racconti, documenti, storie e
leggende che hanno accompagnato la comunità
solopachese lungo il corso dei secoli, dando
spazio e forme a tradizioni, folclore, usi e
costumi. Naturalmente,in ogni manifestazione di
grande richiamo, le majorettes non possono mai
mancare,per la gioia dei grandi e dei piccini.





In
questo clima, ha preso corpo e si è sviluppata
la "Festa dell'Uva". La sua origine risale al
'700 quando la Confraternita locale celebrava la
Festa dell'Addolorata raccogliendo doni,
soprattutto uva, trasportati su carri addobbati,
per poi essere venduti in un'asta pubblica.
Caduta in desuetudine per un lungo periodo di
tempo, la manifestazione è stata ripresa nel
1978 e continua ininterrottamente fino ad oggi.






Elemento fondamentale sono i carri allegorici,
delle piccole opere d'arte,
realizzati con chicchi di uva dai bravi maestri
carraioli, che ogni anno, con fantasia, bravura
e creatività riescono a comporre motivi,
realizzare scene, interpretare soggetti e temi
da proporre al pubblico, durante la sfilata, la
seconda domenica di settembre di ogni anno. I
carri d'uva di Solopaca sono un mirabile esempio
di come un elemento naturale, l'uva, nelle abili
mani di artisti artigiani diventi linguaggio,
poesia, creatività cultura.










L'uva è la vera protagonista, i suoi chicchi
vengono pazientemente incollati uno ad uno, dopo
un'accurata selezione per grandezza e sfumatura
di colore per realizzare l'effetto policromo. Un
tempo i carri venivano ornati con grappoli
interi e dalla loro alternanza (bianchi e neri)
si ricavava un effetto di chiaro-scuro. Il loro
significato era votivo ed economico: l'uva
venduta, il ricavato devoluto per la festa
religiosa in onore dell'Addolorata la cui statua
interamente ricoperta di grappoli apriva la
sfilata.





Il
significato di rito propiziatorio è evidente e
si riconnette agli antichissimi culti
mediterranei rivissuti alla luce della
spiritualità cristiana. Oggi il significato è
più laico ma non meno culturale. Il fine è
quello di valorizzare il vino che in quanto
derivato dall'uva è un prodotto naturale, ma in
quanto frutto del lavoro umano è un tipico
prodotto culturale. La manifestazione
rappresenta, dunque, uno "spaccato"
storico-sociale di una tradizione: l'offerta
votiva di carri fatti d'uva a cui si è aggiunto
un messaggio pubblicitario del prodotto: il vino
D.O.C Dal 1998 la Festa dell'Uva si è arricchita
di un nuovo elemento: il Corteo Storico.









Ispirato ai personaggi principali della famiglia
ducale dei Ceva-Grimaldi che hanno governato
Solopaca per circa due secoli (dal capostipite
Cristoforo che acquistò nel 1574 il Feudo di
Telese con la terra di Solopaca, fino all'ultimo
discendente morto nel 1764), esso ripresenta e
reinterpreta, anche in forma fantasiosa,
personaggi e fatti di quel periodo. Musici,
gruppi folk, sbandieratori, addobbi, il tutto in
uno scenario di costumi d'epoca, creati per
l'occasione da una comunità laboriosa che
riesce, almeno una volta durante l'anno, a
trovare un punto di incontro e a sentire il
senso di appartenenza alla propria terra.




La
Festa dell'Uva che si svolge il 10 settembre
2006 a Solopaca è da sempre, fin dalla prima
edizione del 1977, uno spettacolo unico e
suggestivo. Si tratta, ormai, di una tradizione
consolidata, con la tipica sfilata, per le
strade del paese, di 11 carri artistici
realizzati con chicchi d'uva magistralmente
incollati.
Ogni anno, nella seconda domenica di settembre,
la Festa dell'Uva di Solopaca richiama, nella
cittadina e in tutta la Valle Telesina, decine
di migliaia di turisti provenienti anche da
altre regioni. La sfilata dei carri è preceduta
dalle autorità con i gonfaloni dei comuni
confinanti, seguiti dal corteo storico
accompagnato da sbandieratori e musicanti.
Lungo il percorso sono allestiti i banchi
gastronomici, per gustare i piatti della cucina
contadina: "cavati" (gnocchi di farina),
salsicce alla brace, peperoni imbottiti, "struscioli"
(una specie di bignè rustuci) e poi tanta uva e
vino Solopaca.
Le
origini storiche sono molto incerte, certamente,
però, affondano le radici
nelle antichissime tradizioni legate ai culti
mediterranei. Dal culto di Iside, alle grandi
feste dionisiache, la coltivazione della vite e
la trasformazione dell'uva in vino hanno sempre
rappresentato il mistero della "metamorfosi,
della trasformazione che origina la vita e la
rigenera dopo la morte. Nella civiltà contadina,
specialmente dopo la diffusione del
Cristianesimo, sono frequentissimi i riti
propiziatori e di ringraziamento per il buon
raccolto tra i quali va ricercata l'origine
della festa dell'uva di Solopaca che anticamente
si svolgeva in occasione delle celebrazioni
religiose in onore della Madonna Addolorata
La
festa dell'uva di Solopaca vuol essere una
rievocazione dell'antica tradizione di offerta
dei prodotti della terra alla divinità. Non a
caso essa cade in prossimità della festa della
Madonna Addolorata, a cui era dedicata l'antica
"Sagra". Oggi, grazie ai contributi della
Proloco, è stata arricchita di un ampio corteo
storico che rievoca il periodo ducale, al tempo
dei Ceva-Grimaldi (1609-1764).
Si
è voluto, infatti, rappresentare uno "spaccato"
storico-sociale di una tradizione: l'offerta
votiva di carri fatti d'uva a cui si è aggiunto
un messaggio pubblicitario del prodotto: il vino
D.O.C.
L'edizione 2000 è stata quella più completa:
alla festa della sfilata, la statua
dell'Addolorata, interamente rivestita di
grappoli d'uva nera, (secondo la tradizione più
antica) accompagnata dai rappresentati della
"Confraternita dei sette dolori".
A
seguire il corteo dei POPOLANI raffiguranti
storici della famiglia ducale con relativo
accompagnamento di paggi, dame e cavalieri.
Infine i CARRI allestiti dalle botteghe dei
"Maestri carraioli" ispirati a fatti di
attualità o ad elementi significativi atti,
comunque, a reclamizzare il SOLOPACA D.O.C.
Il
corteo è sempre arricchito dalla partecipazione
di gruppi folkloristici, sbandieratori,
rappresentanti delle "città del Vino", gonfaloni
dei comuni vicini e dalle autorità.
Nei Nostri piccoli centri di provincia non si
ha una vera e propria coscienza storica, prevale
la visione "mitica" e le tradizioni si
tramandano senza una rigorosa cronologia. Nel
passato tutto è appiattito e la memoria
temporale si riduce a due dimensioni; un "apprima"
(non ben determinato) e un "mò" (da mox=ora,adesso).
E’
difficile dunque ricostruire su basi
"scientifiche" anche gli avvenimenti dei secoli
più recenti, soprattutto se non si dispone di
numerose fonti e di molto tempo da dedicare alle
ricerche. Noi ci abbiamo provato sulla base di
alcuni documenti risalenti al 1600 e al 1700,
che i ragazzi del locale Liceo Classico hanno
trovato e su quanto riportato da alcuni cultori
della storia locale. Abbiamo cercato di
ricostruire , a grandi linee, la successione dei
duchi della famigia dei Ceva-Grimaldi, dal
capostipite Cristoforo che acquistò nel 1574 il
Feudo di Telese con la terra di Solopaca, fino
all’ultimo discendente morto nel 1764.
I
carri d’uva di Solopaca sono un mirabile esempio
di come un elemento naturale, l’uva, nelle abili
mani di artisti artigiani diventi linguaggio,
poesia, creatività cultura. ’uva è la vera
protagonista, i suoi chicchi vengono
pazientemente incollati uno ad uno dopo
un’accurata selezione per grandezza e sfumatura
di colore per realizzare l’effetto policromo.
Un
tempo i carri venivano ornati con grappoli
interi e dalla loro alternanza (bianchi e neri)
si ricavava un effetto di chiaro-scuro. Il loro
significato era votivo ed economico: l’uva
venduta, il ricavato devoluto per la festa
religiosa in onore dell’Addolorata la cui statua
interamente ricoperta di grappoli apriva la
sfilata.
Il
significato di rito propiziatorio è evidente e
si riconnette agli antichissimi culti
mediterranei rivissuti alla luce della
spiritualità cristiana. Oggi il significato è
più laico ma non meno culturale. Il fine è
quello di valorizzare il vino che in quanto
derivato dall’uva è un prodotto naturale, ma in
quanto frutto del lavoro umano è un tipico
prodotto culturale.
Le
righe che ho utilizzato a commento delle mie
fotografie sono prelevate dal sito
www.prolocosolopaca.net e dal sito
http://www.comunedipignataro.it , da cui ho
tratto le informazioni inviate da bartolo
mercone.
Per dovere di cronaca,anche se cronista non
sono,oltre a questi otto carri che ho
fotografato con piacere,ce ne erano altri due.
Di ottima fattura anche loro,(i mastri carraioli
di Solopaca sono conosciuti in tutto il mondo)
ci saranno volute tante ore di lavoro al pari
degli altri, avranno richiesto tanti soldini per
i materiali ed i meccanismi,al pari degli
altri...
ma
purtroppo la mia memoria di un mega si è
improvvisamente saturata di fotografie, e le
batterie della mia nikon si sono inopinatamente
esaurite .
Non avevo nè memoria nè batterie di scorta....
Se
ricordo il soggetto di questi due sfortunati
carri ?
...Si,pigliavano per i fondelli la mia Giuventus
! ...


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per chi ama sognare.....
fonte:
http://www.campaniameteo.it/articoli.asp?Sezione=Sport&ID=584 |