Salgo il tratturo in un
pomeriggio di Marzo, il profumo della neve sopra
Cusano Mutri,
la parabola del mio cliente montano da
regolare,dopo la tempesta di vento di San
Giuseppe, sollevata e girata di tre gradi,quasi
per dispetto.
La mia testa cerca nell'aria del prato
un'inquadratura da catturare, qualcosa che sia
testimone del mio arrampicare sull'Appennino
gelato di Marzo.
Le pietre secolari mi indicano la direzione.
La speranza mai perduta di un po'
di neve,fino sull'orlo del precipizio
primaverile, la primavera nella sua temuta
sembianza solita, forse gią lestate, con le sue
temperature,
preannunciata lo scorso mese. Qualcosa spunta al
di lą dei fili verdi d'erba, bianca striscia e
candida fra i rami spogli delle querce sannite.
Un giovedģ di pomeriggio al
lavoro, forse. Fermo in quell'attimo
uno,due,tre,quattro,cinque scatti, chissą se
posson bastare. Intorno il silenzioso vento che
scende da Pietraroja, che quando arriva a Telese
tanti danni lascia dietro, rumorosamente,ma
che,qui,ti fa solo rabbrividire un po' la
schiena e piega magari di qualche grado le mie
anche.
E' gią ora di tornare verso
valle,con negli occhi il manto candido che
ricopre il Matese.
Sirena che non mi lascia nemmeno un istante. Ed
il desiderio di condividere quello che hanno
visto e cercato i miei occhi, nonostante le ore
dedicate al lavoro.
Quattro scatti,forse bastano,ma
il quinto non č inutile,colori caldi,color
pastello,
fili d'erba che fanno da cornice a questa bella
neve di Marzo,
alberi senza foglie,ma orgogliosamente dritti
nella tramontana.
Non finirei mai di fotografare per voi, ma, per
fortuna,
il lavoro, ora, chiama, sempre pił forte.
Non sa delle mie anche rifatte.

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