Daniele Barillà è “L’uomo sbagliato” della
fiction tv che Rai 1 ha mandato in onda lunedì 2
e martedì tre maggio di questa settimana. Storia
vera della vittima di uno dei più clamorosi
errori giudiziari del dopoguerra, è stato
liberamente interpretato da Beppe Fiorello per
la regia di Stefano Reali.
“Era la sera del 14 febbraio del 1992, avevo
appuntamento con la mia fidanzata che dovevo
passare a prendere per festeggiare San
Valentino. A Nova Milanese ad un posto di blocco
mi fermano i carabinieri. Dopo mezz’ora di
controlli mi portano in caserma, lì cominciano
ad interrogarmi, ad insultarmi e a picchiarmi
con il calcio della pistola per dodici ore. Mi
accusano di essere un corriere della droga, mi
dicono che dovevo fare la staffetta per un
carico di 50 chili di cocaina, un testimone mi
avrebbe conosciuto. Naturalmente nell’auto non è
stato trovato neppure un grammo di droga, ma
poco importa, la vettura, dicono, è la stessa
del corriere. Da lì in poi l’incubo è diventato
realtà. Mi portarono in galera e le sbarre si
chiusero dietro di me”
|
E’ un pezzo di un intervista rilasciata
da Barillà, l’ex imprenditore della
Brianza che una sera di tredici anni fa
entrava senza colpa nell’odissea
giudiziaria che avrebbe vissuto per
sette anni cinque mesi e dieci giorni in
giro per 24 carceri del nostro Paese.
Quella maledetta sera i carabinieri
pedinano un trafficante di droga che
viaggia a bordo di una Fiat Tipo di
colore amaranto. All’improvviso la
perdono di vista a causa del traffico
molto intenso ma dopo qualche chilometro
la “riagganciano”. Stavolta, per un
crudele gioco del destino, è l’auto di
Barillà quella che seguono e che poi
bloccano con un’operazione a tenaglia.
Stesso modello, stessa marca, stesso
colore, stessi primi tre numeri di
targa. L’uomo viene condotto in caserma,
arrestato, processato, condannato. Le
prove appaiono inoppugnabili e la
sentenza che ne segue è di 18 anni di
carcere. |
Un
giornalista, Stefano Zullo, nel 1995 ne parla al
Procuratore di Milano Dr.Borrelli,
manifestandogli le sue perplessità sulle prove e
sulla regolarità del processo. Borrelli si
convince e scrive ai giudici di Livorno,
competenti per materia, ma la richiesta non ha
esito.
Nel 1997 viene arrestato per altri fatti il
Comandante che aveva condotto l’operazione
contro Barillà. Vengono ripassate sotto la lente
di ingrandimento alcune sue inchieste ed un PM
di Genova, Francesca Nanni, riesce a far
riaprire il caso Barillà.
L’uomo verrà scarcerato il 17 luglio del 2000
perchè, in sede di revisione del processo, verrà
riconosciuta la sua estraneità ai fatti, la sua
totale innocenza.
Un
risarcimento di 3.947.994 euro, quasi otto
miliardi di lire, la somma che la Corte di
Appello di Genova ha riconosciuto a Daniele
Barillà per la ingiusta detenzione
comprendendovi le conseguenze psico-fisiche
subite e il danno esistenziale. Una sentenza
storica, specie ove si pensi che secondo una
ricerca dell’Eurispes, non confermata dalle
fonti ufficiali, negli ultimi 50 anni sono stati
oltre quattro milioni gli italiani vittime, a
vario livello, di errori giudiziari.
Sia l’Avvocatura dello Stato che la Procura
Generale hanno proposto appello ma la Corte di
Cassazione si è già pronunciata a favore dell’ex
detenuto Barillà.
|
La fiction televisiva ha ripreso
l’allucinante storia di questo
gravissimo errore giudiziario nato per
un banale scambio di persona. Lo
spettatore è rimasto coinvolto dalla
bravissima interpretazione di Beppe
Fiorello e ha provato rabbia,
indignazione,sconcerto anche perchè,
diversamente dal solito, le forze
dell’ordine e alcuni magistrati questa
volta erano dall’altra parte della
barricata, lì dove di solito sono i
“cattivi” .
Lo stesso regista, dopo aver premesso
che la fiction si è ispirata a fatti
reali, ha però precisato onestamente che
“....ci siamo presi molte libertà
riscrivendo il ruolo di alcune figure
simbolo, più funzionali alla storia...” |
Tra queste figure “più funzionali” allo
spettacolo c’è il magistrato Erika Schneider che
prima lo avrebbe fatto condannare e poi si
sarebbe battuta per la revisione del processo,
c’è il Maggiore dei Carabinieri Quinto, elevato
nel film a simbolo dell’errore, dell’imperizia e
della mala fede, c’è il Dr.Partanna, Direttore
del carcere di Torino, presentato come uno
spietato aguzzino.
Il
regista, che ha ammesso di averli descritti con
fantasia, e gli autori, liberi di interpretare
la realtà in funzione dell’audience (nove
milioni e mezzo di spettatori con 35% di share),
hanno scelto di sacrificare queste
figure-simbolo sull’altare dello spettacolo,
scaricando sulla loro persona tutte le rivalse
che nell’immaginario collettivo inconsciamente
si nutrono per questi alti funzionari. La Rai ha
contribuito ad alimentare l’equivoco:
nell’amministrazione penitenziaria, ad esempio,
non è mai esistito un Dr.Partanna e, per essere
una figura inventata, non avrebbe mai potuto
essere espulsa dai ruoli ministeriali, così come
invece si è letto nei veloci e minuscoli titoli
di coda.
Con “ L’ uomo sbagliato” Daniele Barillà ha
giustamente visto riscattata la sua immagine
distrutta da un banale scambio di persona.
E’
stata amara la sua storia ed è stato giusto far
conoscere a tutti l’errore che nessun
risarcimento potrà ripagare adeguatamente. Non è
meno amara la scelta del regista, degli autori e
della Rai che avrebbero potuto raggiungere lo
stesso scopo senza mettere in un tritacarne lo
Stato e alcune sue figure più rappresentative
“…riscrivendone il ruolo solo per renderle più
funzionali alla storia…”.
Leggi anche l'intervento
di Daniele Barillà |