19 luglio 2005
Disperato appello di un anziano genitore
Giuseppe Sangiovanni

 

 

 

Disperato appello di un anziano genitore che chiede giustizia per il figlio perito in un tragico  incidente aereo, che costò la vita ad  altri sei commilitoni

 VOGLIO SAPERE LA VERITA’ SULLA MORTE DI MIO FIGLIO

Negli ultimi cinque anni ha scritto centinaia di lettere indirizzate alle istituzioni, senza ricevere alcuna risposta

Giugliano in Campania (Napoli)- “Voglio sapere la verità sulla morte di mio figlio, e cercherò di appurarla fino alla fine dei miei giorni: non mi darò pace fino a quando non si scoprirà la verità e sarà fatta giustizia, la vera giustizia, quella con la G maiuscola- voglio capire se quella strage poteva essere evitata.”. A parlare è Giuseppe Muratori, 78 anni, rappresentante di stoffe in pensione, che da cinque anni insegue verità, responsabilità  e  cause della tragedia che hanno sconvolto la sua esistenza. Era il 30 ottobre del 2000. Una data che gli ha cambiato la vita, e stroncato quella di Ludovico, l’adorato figlio, maresciallo dei carabinieri, comandante la Stazione  Ardenzia di Livorno, arruolatosi contro il volere dei genitori(avvertivano il brutto presagio),  caduto per servire la patria, in quella tragica notte, impegnato in un’operazione repressiva, che forse poteva essere evitata.

GIUSEPPE MURATORI, 78 ANNI

 

“Ludovico era un giovane brillante- spiega tra le lacrime Muratori- gli mancavano pochi esami, e sarebbe diventato dottore veterinario- la decisione di arruolarsi la prese improvvisamente, io e mia moglie cercammo di dissuaderlo. Niente. Non ci riuscimmo, e così si arruolò, non immaginava minimamente il destino che lo attendeva.

Una morte terribile. Una vita spezzata a  soli 43 anni,  nell’adempimento del proprio dovere, con altri sei commilitoni, finiti negli abissi con lui”.

GIUSEPPE MURATORI, 78 ANNI, SFOGLIA L'AMPIO DOSSIER RIGUARDANTE LA MORTE DEL FIGLIO

 

“Una notte burrascosa, quella del trenta ottobre del duemila, con  condizioni metereologiche non ottimali”- dice Muratori. I militari dell’Arma(su ordine del Comando Provinciale) dovevano trasferire  in elicottero dall’isola di Capraia,  un vigile urbano arrestato, molto violento, che aveva oltraggiato il maresciallo della locale Stazione dei carabinieri. Il velivolo era diretto a Pisa, il detenuto(il giorno dopo) doveva essere portato in tribunale, ma al largo di Capraia, precipitò in mare.

SULLA SINISTRA  LUDOVICO MURATORI, IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI- DA GIOVANE CON IL FRATELLO ETTORE

 

Tra le cause del disastro,  le condizioni metereologiche, il guasto tecnico o la zuffa avvenuta nei cieli durante il trasferimento. Ipotesi sostenute dall’anziano papà del maresciallo napoletano. “Alla base ci fu, sicuramente un comando sbagliato- afferma  Giuseppe Muratori- che stroncò la vita di mio figlio:  sette carabinieri, tutori della legge- che eseguirono l’ordine, per assicurare alla giustizia un vigile urbano. Che impellenza c’era, se ci si trovava su di un’isola?  Perché rischiare con quelle condizioni atmosferiche?  Perché il trasferimento  non fu rimandato alla luce del giorno e con imbarcazione sicura? Una morte assurda,  archiviata e liquidata forse troppo in fretta.

Per Muratori, l’effettivo pericolo- in quella burrascosa  notte fu sottovalutato, il mezzo idoneo poteva essere la motovedetta, non l’elicottero con percentuale 65% di potenza, si poteva rimandare la traduzione il  giorno seguente. “il vigile non poteva scappare dall’isola”- ripete come un automa l’anziano genitore.

LUDOVICO MURATORI PRIMO PIANO

 

All’archiviazione formulata dal Pubblico Ministero, Muratori si oppose  sostenendo che dagli atti di causa non si evinceva alcuna indagine tesa a capire chi era il responsabile del comando impartito quel giorno: evidenziando  responsabilità penali da ascriversi in capo a chi non controllò o non dette specifico ordine al controllo della perfetta rispondenza dell’elicottero, prima che lo stesso si levasse in volo;  a chi diede ordine all’elicottero di levarsi in volo quando le condizioni metereologiche non erano ottimali, con l’aggravante che non vi era alcuna urgenza del trasferimento del detenuto.

Muratori è delusissimo per l’indifferenza mostrata dalle istituzioni in questi anni. Ha scritto centinaia di lettere alle istituzioni. Nessuna risposta ricevuta.

“Questa tragedia è finita miseramente nell’oblio- ha distrutto la mia vita- ormai sono un uomo morto dentro: non riesco a capire come si può essere sordi al grido di dolore di un padre che ha perso il caro figliolo. Lo Stato tutela i familiari di pentiti che non ricordano nemmeno il numero di omicidi commessi- e poi dimentica gente come noi. Non un cenno di solidarietà ricevuto, dopo il mio grido di dolore e veementi appelli, che non hanno toccato minimamente il cuore delle autorità da me investite del problema.


 


UNO DEI TANTI DOCUMENTI INVIATI DA GIUSEPPE MURATORI ALLE AUTORITA'.

 

Non posso pensare che l’assurda morte di mio figlio possa passare inosservata e seppellita con l’archiviazione del caso- dopo la banale e superficiale indagine, senza fare chiarezza. Voglio la verità. Cosa è successo quella notte?  Voglio sapere come e perché è morto mio figlio e gli altri commilitoni.  Uno stato civile non può sentirsi con la coscienza a posto, solo per aver risarcito economicamente i familiari”.

Accuse pesanti e gravi,  parole grosse come macigni sottoscritte e inviate da Muratori  alle autorità competenti- che sono rimaste alla finestra- incassando le terribili  accuse.  Muratori è stato risparmiato(da querele) per pietà geriatrica o perché effettivamente dice il vero? Una verità sprofondata negli abissi con  l’elicottero AB412.

 

                    Giuseppe Sangiovanni

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