12 ottobre 2005
La vicenda di Carmen Polce
Giuseppe Sangiovanni

 

 

 

La giovane donna era sparita misteriosamente  tre mesi fa. La mamma: “ Voglio mia figlia”

 

UCCIDE  LA  CONVIVENTE OCCULTANDONE IL CORPO

 

Ad incastrare l’assassino tracce di sangue rilevate dal Ris nel portabagagli della sua auto e sulle pareti della camera da letto

 

 

Cancello Arnone (Caserta)-  Scomparsa la sera del 18 giugno scorso. Dopo tre mesi di indagini il cerchio si è stretto attorno ad un’unica persona:  per gli inquirenti, Michele Campanile, 45 anni, ha ucciso Carmen Polce, 31 anni, sua convivente e ne ha occultato il cadavere. Manette per l’uomo dopo i risultati delle attività investigative dei carabinieri. Provvedimento restrittivo firmato dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere- che ha ritenuto validi tutti gli elementi di accusa forniti dalla procura. Per i carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, la  furibonda lite  sarebbe avvenuta nella camera da letto dell’abitazione occupata dai due, in Via Settembrini, e sarebbe scaturita dallo stato di tossicodipendenza dei due conviventi.

La caserma dei carabinieri di Cancello Arnone

 

La svolta delle indagni  si è avuta a conclusione degli accertamenti tecnico scientifici, effettuati con sofisticate attrezzature su macchie di sangue e di capelli trovati dai carabinieri del Ris- risultati appartenenti dopo l’esame del Dna, proprio a Carmen Polce. Al momento dell’arresto Campanile, che aveva  grossi problemi di tossicodipendenza si trovava a casa della madre. Recentemente era  stato arrestato per detenzione di hascisc. Si è consegnato senza opporre alcuna resistenza, quasi attendesse l’arrivo delle forze dell’ordine. Ma nel corso dell’interrogatorio del Gip ha negato tutto. “Non ho ucciso la mia Carmen, la sera della sua scomparsa  litigammo, lasciò l’abitazione e da allora non l’ho più vista.

 

Quella sera avrebbero litigato per questione di soldi.

 

Carmen Polce

 

SANGUE NEL PORTABAGAGLI

 

Il sangue che avete trovato in casa e nella macchina- ha dichiarato l’accusato- è nostro, perché siamo entrambi tossicodipendenti”.

 

La sera della scomparsa litigammo per soldi, Camen ne voleva, ma io non li avevo, sono andato anche dalla mamma, ma lei ce li ha negati”.

 

 

Intanto la mamma della donna, Rosa Polce continua a non darsi pace, non ha più lacrime da versare per la scomparsa dell’amata figlia. “ Chi ha toccato Carmen- dovrà vedersela con me. I figli sono una cosa troppo cara, nessuno può capire i sacrifici che ho fatto nella mia vita per crescere mia figlia. Per non farle mancare mai nulla. Per lei ho fatto di tutto, facendo anche  i lavori più umili: le ho fatto frequentare le scuole migliori, le sono stata sempre vicino, no l’ho mai lasciata sola, quando lavoravo, la affidavo sempre alla baby-sitter. Voglio giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare. 

 

 

La macchina di Campanile

 

 

Michele Campanile, 45 anni

 

 

 

 

Ho la morte nel cuore…voglio la mia Carmen- qualsiasi sia il suo stato, voglio accarezzare, quello che rimane di lei, il mio amore. Aiutatemi a ritrovarla.. vi prego- ripete tra le lacrime di disperazione- datemi la possibilità di poter deporre un fiore sulla sua tomba. Accarezzando amorevolmente una rossa  posta all’ingresso della sua abitazione in fase di ristrutturazione  dice  “l’ho chiamata Carmen,  il nome della mia bambina- che vorrei suonasse il campanello e ponesse fine a questo straziante incubo”.

 

Una vicenda che dall’inizio ha evidenziato lati oscuri e generato forti dubbi sulla scomparsa volontaria della donna.

 

La villetta teatro dell'omocidio

 

 

CINQUE GIORNI PER LA DENUNCIA

 

Dopo cinque giorni -la denuncia della sua sparizione- presentata solo dietro le insistenze della madre di lei. Poi le indagini condotte dai carabinieri di Cancello Arnone, coordinate dalla campagnia di Mondragone- con l’ausilio di unità cinofile e del nucleo subacquei- che ha scandagliato più volte il vicino fiume Volturno. Poi il sequestro della villetta e della Punto grigio- con l’intervento del Reparto di Investigazioni Scientifiche- e il rilevamento di alcune tracce di sangue sui muri della camera da letto e nel portabagagli dell’auto di proprietà della coppia.

 

Rosa Polce, mamma della scomparsa nel corso dell'intervista

 

 

 

 

Altre tracce ematiche erano state ripulite, non sfuggite però, all’analisi con il luminol, sostanza chimica che permette di rilevare tracce di sangue anche dopo un’accurata pulizia.

 

Ma Campanile, ha continuato a negare, affermando che quelle tracce ematiche appartenevano ad un’ex convivente che si sarebbe ferita dopo la rottura di un quadro.

 

Ma l’analisi del Dna non ha lasciato dubbi. Ad incastrare l’uomo- quelle macchie di sangue che hanno formato i cosiddetti “Cast-off”- disegni dalla forma particolare che possono essere provocati esclusivamente dal sangue schizzato da una ferita inferta da un corpo contundente nel momento in cui si sta sferrando il secondo colpo.

 

Per gli inquirenti, Campanile, dopo avere ucciso la conviventem l’avrebbe caricata in auto, per poi buttarla  nell’adiacente fiume Volturno, o forse seppellita in uno degli appezzamenti di terreno della famiglia.

 

 

 

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