NELLA TRASMISSIONE “PIAZZA
GRANDE” IN ONDA MARTEDI 11 OTTOBRE
LA STORIA DI
CARMEN POLCE OGGI A RAIDUE
Sbarca a “Piazza Grande”- Raidue- la tragica
vicenda riguardante Carmen Polce, la giovane
donna di Cancello Arnone, scomparsa nel nulla il
18 giugno scorso- che ha portato all’arresto di
Michele Campanile, 45 anni- che avrebbe ucciso
la convivente, poi occultandone il cadavere.
La
triste vicenda sarà raccontata oggi(martedì 11
ottobre- dalle 11.00 alle 13.00) negli studi di
Via Teulada. A ripercorrere le tappe della donna
scomparsa- sarà la mamma, Rosa Polce,
distrutta dal dolore- e dai titoloni apparsi su
due fogli locali.
Una buona occasione per cancellare alcune ombre-
sollevate da certa stampa- che per vendere
qualche copia in più- scrive di tutto e di più.
LA STORIA
Scomparsa la sera del 18 giugno scorso. Dopo tre
mesi di indagini il cerchio si è stretto attorno
ad un’unica persona: per gli inquirenti,
Michele Campanile, 45 anni, ha ucciso Carmen
Polce, 31 anni, sua convivente e ne ha occultato
il cadavere. Manette per l’uomo dopo i risultati
delle attività investigative dei carabinieri.
Provvedimento restrittivo firmato dal gip del
tribunale di Santa Maria Capua Vetere- che ha
ritenuto validi tutti gli elementi di accusa
forniti dalla procura. Per i carabinieri del
Comando Provinciale di Caserta, la furibonda
lite sarebbe avvenuta nella camera da letto
dell’abitazione occupata dai due, in Via
Settembrini, e sarebbe scaturita dallo stato di
tossicodipendenza dei due conviventi. La svolta
delle indagni si è avuta a conclusione degli
accertamenti tecnico scientifici, effettuati con
sofisticate attrezzature su macchie di sangue e
di capelli trovati dai carabinieri del Ris-
risultati appartenenti dopo l’esame del Dna,
proprio a Carmen Polce. Al momento dell’arresto
Campanile, che aveva grossi problemi di
tossicodipendenza si trovava a casa della madre.
Recentemente era stato arrestato per detenzione
di hascisc. Si è consegnato senza opporre alcuna
resistenza, quasi attendesse l’arrivo delle
forze dell’ordine. Ma nel corso
dell’interrogatorio del Gip ha negato tutto.
“Non ho ucciso la mia Carmen, la sera della sua
scomparsa litigammo, lasciò l’abitazione e da
allora non l’ho più vista.
Quella sera avrebbero litigato per questione di
soldi.
SANGUE NEL PORTABAGAGLI
Il
sangue che avete trovato in casa e nella
macchina- ha dichiarato l’accusato- è nostro,
perché siamo entrambi tossicodipendenti”.
La
sera della scomparsa litigammo per soldi, Camen
ne voleva, ma io non li avevo, sono andato anche
dalla mamma, ma lei ce li ha negati”.
Intanto la mamma della donna, Rosa Polce
continua a non darsi pace, non ha più lacrime da
versare per la scomparsa dell’amata figlia. “
Chi ha toccato Carmen- dovrà vedersela con me. I
figli sono una cosa troppo cara, nessuno può
capire i sacrifici che ho fatto nella mia vita
per crescere mia figlia. Per non farle mancare
mai nulla. Per lei ho fatto di tutto, facendo
anche i lavori più umili: le ho fatto
frequentare le scuole migliori, le sono stata
sempre vicino, no l’ho mai lasciata sola, quando
lavoravo, la affidavo sempre alla baby-sitter.
Voglio giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare.
Ho la morte nel cuore…voglio la mia Carmen-
qualsiasi sia il suo stato, voglio accarezzare,
quello che rimane di lei, il mio amore.
Aiutatemi a ritrovarla.. vi prego- ripete tra le
lacrime di disperazione- datemi la possibilità
di poter deporre un fiore sulla sua tomba.
Accarezzando amorevolmente una rossa posta
all’ingresso della sua abitazione in fase di
ristrutturazione dice “l’ho chiamata Carmen,
il nome della mia bambina- che vorrei suonasse
il campanello e ponesse fine a questo straziante
incubo”.
Una vicenda che dall’inizio ha evidenziato lati
oscuri e generato forti dubbi sulla scomparsa
volontaria della donna.
CINQUE GIORNI PER LA DENUNCIA
Dopo cinque giorni -la denuncia della sua
sparizione- presentata solo dietro le insistenze
della madre di lei. Poi le indagini condotte dai
carabinieri di Cancello Arnone, coordinate dalla
campagnia di Mondragone- con l’ausilio di unità
cinofile e del nucleo subacquei- che ha
scandagliato più volte il vicino fiume Volturno.
Poi il sequestro della villetta e della Punto
grigio- con l’intervento del Reparto di
Investigazioni Scientifiche- e il rilevamento di
alcune tracce di sangue sui muri della camera da
letto e nel portabagagli dell’auto di proprietà
della coppia.
Altre tracce ematiche erano state ripulite, non
sfuggite però, all’analisi con il luminol,
sostanza chimica che permette di rilevare tracce
di sangue anche dopo un’accurata pulizia.
Ma
Campanile, ha continuato a negare, affermando
che quelle tracce ematiche appartenevano ad
un’ex convivente che si sarebbe ferita dopo la
rottura di un quadro.
Ma
l’analisi del Dna non ha lasciato dubbi. Ad
incastrare l’uomo- quelle macchie di sangue che
hanno formato i cosiddetti “Cast-off”- disegni
dalla forma particolare che possono essere
provocati esclusivamente dal sangue schizzato da
una ferita inferta da un corpo contundente nel
momento in cui si sta sferrando il secondo
colpo.
Per gli inquirenti, Campanile, dopo avere ucciso
la conviventem l’avrebbe caricata in auto, per
poi buttarla nell’adiacente fiume Volturno, o
forse seppellita in uno degli appezzamenti di
terreno della famiglia.
(Per segnalare storie di disagio, curiose,
vivibilità, burocrazia, sprechi di danaro
pubblico- contattare Giuseppe Sangiovanni,
freelance: 3383322917- fax: 0823868787
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