20 giugno 2005
Pommella l'atleta nato due volte
Giuseppe Sangiovanni

 

 

La Storia

 

NATO DUE VOLTE

 

Dopo tredici anni di malattia, il trapianto di fegato e la nuova vita con l’atletica: diversi titoli italiani conquistati, due medaglie d’oro alle olimpiadi per trapiantati di Sidney e altrettanti record mondiali, pronto a sbarcare in Canada per la sua quarta olimpiade

 

 

ETTORE POMMELLA TRAPIANTATO VINCENTE

 

Uomo di fede, dice di essere stato miracolato da San Pio e San Giuseppe Moscati

 

Aversa(Caserta)- Una storia a lieto fine, dopo un lungo e doloroso calvario dovuto alla grave malattia, poi il trapianto del fegato, e infine la vittoria della vita, sulle piste di atletiche di mezzo mondo e sui campi di calcio: il tutto ottenuto con la grande voglia di vivere e la determinante forza di volontà. Tante vittorie e record del mondo ottenute/i non dietro casa, ma alle olimpiadi.

 

Il protagonista è Ettore Pommella, 44 anni, un uomo amante dello sport, caduto in disgrazia, rialzatosi e riscattatosi alla grande- tornando a fare sport, detronizzando avversari e record mondiali, alle olimpiadi per trapiantati organizzate ogni due anni in Europa e oltreoceano. La sua triste storia ha inizio nel lontano 1978, Ettore ha diciotto anni, con lo sport in genere nel suo dna: il calcio per lui è tutto, è titolare inamovibile in una squadra di semiprofessionisti, vanta pure diverse presenza nella nazionale dilettanti. In tanti per lui intravedono una luminosa carriera di calciatore, lui stesso è convinto dei suoi mezzi, davvero eccezionali- è felice, sicuro di fare il grande salto in serie A, e magari giocare i mondiali del 1982.

 

Pommella a 22 anni

 

ADDIO SOGNI

Ma un crudele destino aspetta al varco Ettore, nel giro di pochi giorni, addio sogni- dopo l’infausta diagnosi di epatite virale delta positiva, diventata cronica, contratta verosimilmente nello stesso ambiente sportivo da lui frequentato. Da un momento all’altro, dagli altari della gloria s’infila in un tunnel senza uscite. Inizia così il suo calvario, con la malattia che mina sempre di più il prestante fisico. E’ costretto ad abbandonare l’attività sportiva. Tredici lunghissimi anni di sofferenze. “Abbandonai lo sport, per la malattia, cercai di “distrarmi” iscrivendomi alla facoltà di Architettura prima, e all’accademia delle belle arti, ma con risultati deludenti: non riuscivo a seguire i corsi e le lezioni, mi addormentavo in aula”- racconta Ettore.

 

“Le cose peggiorarono, la malattia si trasformò in cirrosi epatica, e l’unica speranza era rappresentata dal trapianto, effettuato brillantemente a Nizza, in Francia. “Ho passato momenti difficilissimi- ho sofferto tantissimo, ma con l’aiuto di Dio sono qui a raccontare quei momenti, tanti altri miei compagni di ventura sono lassù- dice indicando il cielo”. Momenti tremendi, anni durissimi vissuti da Ettore, che ha avuto la fortuna di incontrare durante il difficile percorso, Teresa, una persona straordinaria, intelligente, che pur sapendo della malattia, non è scappata. Ha combattuto tenacemente la battaglia con l’amato fidanzato, poi diventato suo marito.

 

Con la moglie Teresa

 

“ Conosco mia moglie da quando aveva poco più di sedici anni, io ne avevo 24, ci siamo conosciuti, poi frequentati. Dopo una dozzina di giorni, trovai il coraggio di confessarle lo stato precario di salute, nove persone su dieci sicuramente sarebbero scappate, lei capì tutto e rimase rischiando con me a combattere la battaglia”. Una coppia sempre più unita, che aveva persino pianificato il matrimonio da celebrare ai primi di ottobre di quell’anno. Sigillo poi rinviato per cause estreme. “ Arrivò la chiamata da Nizza e il matrimonio dovemmo rinviarlo per il trapianto, perfettamente riuscito- che mi ha ridato la vita”.

 

Nella sua panetteria

 

 

 

 

 RECUPERO MIRACOLOSO

 

“Recuperai rapidamente-sottolinea Ettore- sei mesi dopo ero già in campo per giocare in una squadra di eccellenza: otto mesi dopo tornai in pista vincendo il titolo regionale dei cento metri. Eravamo allo stadio S.Paolo di Napoli, una bellissima gara vinta tra atleti non trapiantati, ricordo ancora le facce stupite dei presenti, quando dichiarai (dopo la vittoria)- la mia condizione di trapiantato”. Una delle tante soddisfazioni ottenute da allora. Una serie infinita di vittorie, medaglie e riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo. Un campione olimpico di gran classe, orgoglioso di avere stretto la mano al mitico cardiochirurgo sudafricano Cristhian Barnard.

 

 

 

“Nel 1995 a Manchester vinsi due argent, cento e duecento metri: nel 1997 in Australia, alle olimpiadi due ori e due record mondiali, nel 1999 a Budapest ancora due argent”. Nel suo carnet diverse vittorie ai campionati italiani. Un vero campione, che ha saputo reagire, dopo la rovinosa caduta, rialzarsi, senza mai pensare ad alzare bandiera bianca, senza mai chiudersi a riccio, senza mai isolarsi. Si è rimboccato le maniche, e oggi è un uomo felice con una splendida famiglia, due bellissimi pargoli, Davide e Sara che stravedono per papà Ettore. Giornata dura, la sua- che inizia all’alba e finisce dopo una decina d’ore di duro lavoro nella panetteria di proprietà. Due volte la settimana, dopo la giornata di lavoro, infila la tuta e di corsa al campo, per allenare (è lui davanti a tutti a fare esercizi e corse)- la squadra del Carinaro- che milita nel campionato di seconda categoria. Tra le tante cose è capitano della nazionale trapiantati.

 

 

Nel luglio prossimo sarà in Canada per partecipare alla quarta olimpiade, un record invidiabile e inattaccabile: 11,05 il tempo che impiega per coprire la distanza di cento metri. L’incredibile soap-opera targata Pommella, è stata persino portata in scena da un famoso gruppo teatrale. Questa la storia a lieto fine del “Mennea” casertano, uomo di fede, particolarmente devoto a San Pio e San Giuseppe Moscati, due santi(entrambi nativi della provincia di Benevento)-che hanno segnato positivamente il lungo percorso della terribile malattia.

 

 

“Ero e sono molto devoto a San Pio e San Giuseppe Moscati, devo tutto a questi due santi di “serie A”: mi hanno strappato alla morte, mi hanno preso per i capelli-e consentito un recupero eccezionale, che mi ha permesso poi di avere enormi soddisfazioni nel mondo dello sport, da me molto amato”. Le sue preghiere non sono solo rivolte ai due santi. “Preghiere particolari le recito per loro(che ho sognato quando stavo malissimo)- negli ultimi mesi prego pure per “San Giovanni Paolo I”, l’amato papa scomparso ultimamente.”- conclude Pommella, una persona speciale, uomo di fede con una grande voglia di vivere. Campione di vita e di sport.

 

Giuseppe Sangiovanni

 

 

 

     

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