La
Storia
NATO DUE VOLTE
Dopo tredici anni di malattia, il trapianto di
fegato e la nuova vita con l’atletica: diversi
titoli italiani conquistati, due medaglie d’oro
alle olimpiadi per trapiantati di Sidney e
altrettanti record mondiali, pronto a sbarcare
in Canada per la sua quarta olimpiade
ETTORE POMMELLA TRAPIANTATO VINCENTE
Uomo di fede, dice di essere stato miracolato da
San Pio e San Giuseppe Moscati
Aversa(Caserta)- Una storia a lieto fine, dopo
un lungo e doloroso calvario dovuto alla grave
malattia, poi il trapianto del fegato, e infine
la vittoria della vita, sulle piste di atletiche
di mezzo mondo e sui campi di calcio: il tutto
ottenuto con la grande voglia di vivere e la
determinante forza di volontà. Tante vittorie e
record del mondo ottenute/i non dietro casa, ma
alle olimpiadi.
Il
protagonista è Ettore Pommella, 44 anni, un uomo
amante dello sport, caduto in disgrazia,
rialzatosi e riscattatosi alla grande- tornando
a fare sport, detronizzando avversari e record
mondiali, alle olimpiadi per trapiantati
organizzate ogni due anni in Europa e
oltreoceano. La sua triste storia ha inizio nel
lontano 1978, Ettore ha diciotto anni, con lo
sport in genere nel suo dna: il calcio per lui è
tutto, è titolare inamovibile in una squadra di
semiprofessionisti, vanta pure diverse presenza
nella nazionale dilettanti. In tanti per lui
intravedono una luminosa carriera di calciatore,
lui stesso è convinto dei suoi mezzi, davvero
eccezionali- è felice, sicuro di fare il grande
salto in serie A, e magari giocare i mondiali
del 1982.
Pommella a 22 anni
ADDIO SOGNI
Ma
un crudele destino aspetta al varco Ettore, nel
giro di pochi giorni, addio sogni- dopo
l’infausta diagnosi di epatite virale delta
positiva, diventata cronica, contratta
verosimilmente nello stesso ambiente sportivo da
lui frequentato. Da un momento all’altro, dagli
altari della gloria s’infila in un tunnel senza
uscite. Inizia così il suo calvario, con la
malattia che mina sempre di più il prestante
fisico. E’ costretto ad abbandonare l’attività
sportiva. Tredici lunghissimi anni di
sofferenze. “Abbandonai lo sport, per la
malattia, cercai di “distrarmi” iscrivendomi
alla facoltà di Architettura prima, e
all’accademia delle belle arti, ma con risultati
deludenti: non riuscivo a seguire i corsi e le
lezioni, mi addormentavo in aula”- racconta
Ettore.
“Le cose peggiorarono, la malattia si trasformò
in cirrosi epatica, e l’unica speranza era
rappresentata dal trapianto, effettuato
brillantemente a Nizza, in Francia. “Ho passato
momenti difficilissimi- ho sofferto tantissimo,
ma con l’aiuto di Dio sono qui a raccontare quei
momenti, tanti altri miei compagni di ventura
sono lassù- dice indicando il cielo”. Momenti
tremendi, anni durissimi vissuti da Ettore, che
ha avuto la fortuna di incontrare durante il
difficile percorso, Teresa, una persona
straordinaria, intelligente, che pur sapendo
della malattia, non è scappata. Ha combattuto
tenacemente la battaglia con l’amato fidanzato,
poi diventato suo marito.
Con la moglie Teresa
“
Conosco mia moglie da quando aveva poco più di
sedici anni, io ne avevo 24, ci siamo
conosciuti, poi frequentati. Dopo una dozzina di
giorni, trovai il coraggio di confessarle lo
stato precario di salute, nove persone su dieci
sicuramente sarebbero scappate, lei capì tutto e
rimase rischiando con me a combattere la
battaglia”. Una coppia sempre più unita, che
aveva persino pianificato il matrimonio da
celebrare ai primi di ottobre di quell’anno.
Sigillo poi rinviato per cause estreme. “ Arrivò
la chiamata da Nizza e il matrimonio dovemmo
rinviarlo per il trapianto, perfettamente
riuscito- che mi ha ridato la vita”.
Nella sua panetteria
RECUPERO
MIRACOLOSO
“Recuperai rapidamente-sottolinea Ettore- sei
mesi dopo ero già in campo per giocare in una
squadra di eccellenza: otto mesi dopo tornai in
pista vincendo il titolo regionale dei cento
metri. Eravamo allo stadio S.Paolo di Napoli,
una bellissima gara vinta tra atleti non
trapiantati, ricordo ancora le facce stupite dei
presenti, quando dichiarai (dopo la vittoria)-
la mia condizione di trapiantato”. Una delle
tante soddisfazioni ottenute da allora. Una
serie infinita di vittorie, medaglie e
riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo. Un
campione olimpico di gran classe, orgoglioso di
avere stretto la mano al mitico cardiochirurgo
sudafricano Cristhian Barnard.
“Nel 1995 a Manchester vinsi due argent, cento e
duecento metri: nel 1997 in Australia, alle
olimpiadi due ori e due record mondiali, nel
1999 a Budapest ancora due argent”. Nel suo
carnet diverse vittorie ai campionati italiani.
Un vero campione, che ha saputo reagire, dopo la
rovinosa caduta, rialzarsi, senza mai pensare ad
alzare bandiera bianca, senza mai chiudersi a
riccio, senza mai isolarsi. Si è rimboccato le
maniche, e oggi è un uomo felice con una
splendida famiglia, due bellissimi pargoli,
Davide e Sara che stravedono per papà Ettore.
Giornata dura, la sua- che inizia all’alba e
finisce dopo una decina d’ore di duro lavoro
nella panetteria di proprietà. Due volte la
settimana, dopo la giornata di lavoro, infila la
tuta e di corsa al campo, per allenare (è lui
davanti a tutti a fare esercizi e corse)- la
squadra del Carinaro- che milita nel campionato
di seconda categoria. Tra le tante cose è
capitano della nazionale trapiantati.
Nel luglio prossimo sarà in Canada per
partecipare alla quarta olimpiade, un record
invidiabile e inattaccabile: 11,05 il tempo che
impiega per coprire la distanza di cento metri.
L’incredibile soap-opera targata Pommella, è
stata persino portata in scena da un famoso
gruppo teatrale. Questa la storia a lieto fine
del “Mennea” casertano, uomo di fede,
particolarmente devoto a San Pio e San Giuseppe
Moscati, due santi(entrambi nativi della
provincia di Benevento)-che hanno segnato
positivamente il lungo percorso della terribile
malattia.
“Ero e sono molto devoto a San Pio e San
Giuseppe Moscati, devo tutto a questi due santi
di “serie A”: mi hanno strappato alla morte, mi
hanno preso per i capelli-e consentito un
recupero eccezionale, che mi ha permesso poi di
avere enormi soddisfazioni nel mondo dello
sport, da me molto amato”. Le sue preghiere non
sono solo rivolte ai due santi. “Preghiere
particolari le recito per loro(che ho sognato
quando stavo malissimo)- negli ultimi mesi prego
pure per “San Giovanni Paolo I”, l’amato papa
scomparso ultimamente.”- conclude Pommella, una
persona speciale, uomo di fede con una grande
voglia di vivere. Campione di vita e di sport.
Giuseppe Sangiovanni
|