Grottaminarda (Avellino)
Guerra tra il diavolo e l’acqua santa
In
subbuglio la comunità religiosa locale
SOMMOSSA CONTRO
L’APERTURA DEL SEXY SHOP
I FEDELI: E’ UNA
VERGOGNA! E’ TROPPO VICINO AL TEMPIO
Inaugurato dopo lunghe polemiche e proteste- il
locale a luci rosse, sito a pochi passi dal
luogo di culto- contenente la statua del santo
di Padova coperta clamorosamente da un lenzuolo
bianco, quasi a sbarrare la vista del simulacro
posizionato di fronte.
Grottaminarda (Avellino)-
Un luogo per recuperare e uno per smarrire le
pecorelle. Secondo i punti di vista. Distanti
l’uno dall’altro solo pochi passi. Da una parte
la contestata “Casa di Marylin”, luogo di
perdizione per la chiesa locale-un video sexy
shop che nonostante le vibrate proteste è stato
aperto in pompa magna, nel Corso Vittorio
Veneto- nel cuore del piccolo centro irpino.
Dall’altra, di fronte- attraversando la strada-
la cappella di Sant’Antonio, luogo di preghiera
e di devozione. Come dire: non c’è più
religione, il diavolo e l’acqua santa costretti
giocoforza a tentare una difficile convivenza-
che ha scatenato aspri giudizi e polemiche
senza fine. Il sacro contro il profano. Il buon
costume contro la trasgressione.
Buona parte della comunità- (costituitasi in
comitato) in rivolta- contro il locale a luci
rosse-in grado di far smarrire la retta via.
Oggettistica di settore, articoli sadomaso,
videocassette erotiche: un campionario che
distoglie, secondo madri e mogli che abitano nel
comprensorio, figli e mariti dai buoni pensieri
e dagli esercizi spirituali- inducendo gli
stessi ad atti impuri.
La
gente del posto per settimane ha pensato si
trattasse di un boutique di biancheria intima,
ma ha dovuto ricredersi- e dovrà ammirare
forzatamente il negozio dove l’intimo sarà
veramente ridotto all’osso.
E’
una vergogna- hanno tuonato in coro le devote
presenti sul posto. E’ troppo vicino al
tempietto.
Nel centro irpino da settimane non si parla di
altro. E’ l’argomento principe-specialmente nei
bar, dai Figaro e parrucchieri. Diventato il
caso dell’anno. Una storia che ha offuscato il
clima natalizio.
Lo showroom del peccato ha
mandato in fibrillazione la comunità religiosa
locale. Il parroco, don Carmine Santoro- critica
aspramente la scelta del luogo, ritenendola
inopportuna e inadeguata.
“Ciò che più mi rammarica- è che
dietro a questi esercizi commerciali e a queste
attività si perdono, se vogliamo, i veri valori
dell’amore che il Signore ci ha donato. Non è
umano ricorrere a mezzi e strumenti per
soddisfare i nostri desideri- è la strada per
accrescere l’egoismo di ciascuno di noi”.
Intanto per dare corpo alla contrarietà, per la
scelta del locale, la comunità parrocchiale ha
fatto scendere in campo pacificamente, in
occasione dell’inaugurazione del sexy shop un
gruppo di ragazzi(scelta per molti
discutibile)-che muniti di lettere che formavano
la parola VERGOGNA- l’hanno gridata al vento-
non appena è arrivata la nota pornostar Milly
D’Abbraccio- irpina doc (che nel corso della
serata ha promesso uno spogliarello ai tifosi
dell’Avellino, se resta in serie B) - che ha
aperto le porte del negozio- e dato il via alla
cerimonia di battesimo del ricercato locale per
amanti del genere- avvenuta senza “la
benedizione del parroco”- con serrande e
finestre del circondario chiuse.
Il
gruppo di ragazzi si è schierato davanti alla
cappella di Sant’Antonio-la cui statua è stata
coperta con un lenzuolo bianco. Quasi a coprire
gli occhi del santo di Padova, ad impedirgli la
vista sulla vetrina del peccato- sita a pochi
metri dal tempietto risalente al 1400.
Il
peccaminoso sexy shop ha aperto comunque i
battenti-nonostante l’intervento di una
delegazione del Comitato di Sant’Antonio-recatasi
persino dal sindaco di Grottaminarda, Giovanni
Ianniciello- reo di aver concesso la licenza
commerciale per l’apertura del locale della
discordia. Richiesta di licenza formulata in
riferimento ad un’attività riconducibile alla
commercializzazione di biancheria intima.
Accessori di abbigliamento poi sostituiti con
altro tipo di accessori che hanno mandato in
fibrillazione parroco e fedeli.
Giuseppe Sangiovanni
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