12 settembre 2005
Acque reflue, da restituire i canoni riscossi
da Il Sannio Quotidiano dell'11 settembre 2005

 

 

 

«Acque reflue, da restituire i canoni riscossi»

Guardia Sanframondi - Una sentenza della Suprema Corte: quota illegittima se il Comune non ha il depuratore

Il consigliere Ceniccola: «Se il sindaco farà finta di niente, interesseremo l’Autorità Giudiziaria»

Si profila la restituzione dei canoni relativi alla depurazione delle acque reflue? Sì, secondo una recente sentenza della Corte Costituzionale. A comunicarlo è Amedeo Ceniccola, leader del gruppo di opposizione "Guardia Libera", ispiratore e primo firmatario della petizione popolare presentata il primo settembre scorso al sindaco di Guardia Sanframondi. Con questo atto è stata chiesta la sospensione della riscossione degli importi relativi alla depurazione delle acque reflue (almeno fino a che non sarà messo in funzione il depuratore costruito in località Pentove) ed il rimborso delle somme già versate negli anni trascorsi per il trattamento delle acque reflue. "Ho il piacere di comunicare ai 500 cittadini che hanno firmato la petizione - dichiara Ceniccola - che, oggi, abbiamo una carta in più per farci ascoltare dall'ing. Falato Carlo che, dal maggio 2002, siede sulla poltrona di sindaco. Infatti, nei giorni scorsi, è stata pubblicata una sentenza della Corte di Cassazione (n. 14314 del 7 luglio scorso) che ha dato ragione ad un cittadino di Meta di Sorrento che aveva presentato identica richiesta di rimborso all'azienda risorse idriche Penisola Sorrentina e che, oggi, è stata condannata alla restituzione del corrispettivo pagato per la prestazione del servizio di trattamento fognario delle acque reflue. Un canone dichiarato illegittimo dalla Suprema Corte - continua il consigliere - se il comune in questione è sprovvisto di impianto di depurazione, come è il comune di Guardia Sanframondi (che pur avendo un depuratore a disposizione, costatato circa 1000 milioni alle tasche dei cittadini, lo lascia a marcire senza metterlo in funzione, in barba alla Legge 258 inerente il problema sull'inquinamento delle acque). Una sentenza che spazza via ogni dubbio e che smentisce, ancora una volta, i tanti sepolcri imbiancati che, nei giorni scorsi, si sono messi in cattedra per dare lezioni di democrazia e per mettere alla gogna il promotore ed i firmatari della succitata petizione popolare. Una sentenza che sicuramente diventerà un precedente giurisprudenziale - commenta ancora Ceniccola - e che porteremo, nei prossimi giorni, all'attenzione del sindaco di Guardia Sanframondi per richiamarlo alle proprie responsabilità e, in caso di risposte tardive e/o negative, saremo costretti a sottoporre l'intera questione guardiese all'attenzione dell'Autorità Giudiziaria per far cessare un'ingiusta vessazione nei confronti dei cittadini chiamati a pagare, per un periodo indeterminato, un servizio mai espletato e, nel contempo, per fermare il grave danno ambientale provocato dal sindaco di Guardia che, pur avendo un depuratore a disposizione, continua a scaricare le acque reflue dell'intera rete fognaria guardiese direttamente nell'ambiente e nel fiume Calore provocando un sicuro inquinamento delle falde profonde presenti nella sottostante valle telesina".

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