Da L’Espresso N° 8 Anno LI - 3
Marzo 2005
di Andrea
Scanzi
Nel 1991, un sondaggio Abacus
attestò che Beppe Grillo era il
comico più famoso d’Italia. Oggi, a
giudicare dai Palasport puntualmente
pieni, non molto è cambiato. Eppure
Grillo non fa più televisione. Da
molto tempo. Niente più “Te la do io
l’America”, “Fantastico”. Niente più
Sanremo. Niente più “Discorsi
all’umanità”. Da quindici anni,
Grillo sta portando avanti una
satira che prima di lui non
esisteva, quella
economico-ecologica. Un monologo a
stagione, sempre in giro per
l’Italia, cinquemila spettatori a
serata. Il Tour 2005, varato a
Pordenone, si chiama “Beppe
Grillo.it”.
Al centro, una convinzione: solo la
rete può salvarci.
Perché crede che internet sia
così importante?
«Siamo nel mezzo della terza guerra
mondiale: quella dell’informazione.
L’unico modo per salvarsi è sapere.
Conoscere le notizie. Noi abbiamo un
mezzo, la rete, che ci consente di
arrivare dritti alle notizie senza
bisogno di intermediari. La
politica, le televisioni, i giornali
arrivano sempre dopo. Quando c’è
stato lo tsunami, Fini andava in tv
e faceva lo sguardo di circostanza
come rappresentante dell’unità di
crisi. Gli passavano i bigliettini e
diceva che i dispersi erano 18, poi
16, poi 10. Nel frattempo bastava
collegarsi a internet e c’era tutta
la lista dei ricoverati negli
ospedali. Fini non rappresentava
l’unità di crisi: rappresentava la
crisi».
Non nutre fiducia nella
politica.
«I politici sono superati.
Non ci rappresentano più. La
sinistra mi mette tristezza. Per
vincere basterebbe che si chiudesse
in una beauty farm per un anno e non
avesse alcun contatto con l’esterno.
Non dovrebbe parlare mai. Vincerebbe
ovunque. E invece parla. Io vorrei
una sinistra che non replica a
Calderoli, perché a uno come
Calderoli non devi replicare: devi
guardarlo con sbigottimento, solo
questo. La sinistra si interroga sui
leader, ma noi non siamo bambini,
siamo adulti. Non abbiamo bisogno di
leader. Abbiamo bisogno di programmi
sul futuro, di progetti sui grandi
temi: energia e informazione».
Nello spettacolo se la prende
con Fassino.
«Fassino è una brava persona, lo è
anche Bertinotti. Bertinotti voleva
mettermi in contatto con Rifkin,
quello della macchina a idrogeno.
Gli ho detto di dargli la mia mail,
l’indirizzo del mio blog,
www.beppegrillo.it. Ho sentito un
silenzio. “Non mi puoi dare il
telefono?”. Poi ha aggiunto: “Come
si scrive www?”. Questo dà il senso
di quanto certi politici siano
inadeguati. A Porta a Porta, Fassino
aveva davanti Paolo Scaroni,
l’amministratore delegato Enel,
sotto inchiesta a Rovigo per
disastro ambientale e condannato
anni fa per corruzione perché con la
sua Techno-Int pagava tangenti
proprio all’Enel: viste le
credenziali, questo governo non
poteva non fargli fare carriera.
Scaroni, davanti a Fassino, ha detto
che “il futuro è il nucleare, il
nucleare è sicuro”. Io speravo che
Fassino gli saltasse alla gola e con
la forza dei suoi tre globuli rossi
lo strozzasse, ma ha replicato
timidamente. Siamo costretti a
scegliere tra una destra che vuole
il nucleare e una sinistra rimasta
al carbone. Tra il peggio e il
leggermente meno peggio. Io non
voglio votare pro o contro Fassino.
Voglio votare pro o contro Scaroni,
Tronchetti, Romiti, perché è questa
la gente che mi cambia la vita».
Perché ha aperto il blog?
«Perché è una cosa viva, la gente
lascia messaggi. Da qui alla fine
manderemo 1 milione di mail al
Presidente della Repubblica,
chiedendo il ritiro delle truppe
dall'Iraq. Gustavo Selva, il
presidente della Commissione Esteri
della Camera, ha candidamente
affermato a “Libero” che siamo
andati in Iraq per fare una guerra,
e che la storia dell’intervento
umanitario era una ipocrisia per
ingannare Ciampi. Per una cosa così,
ovunque sarebbero scesi in piazza.
Da noi no. Provo sgomento per la
morte dell’elicotterista italiano,
ma non puoi chiamare “costruttore di
pace” un mitragliere. Il futuro è in
siti di democrazia diretta come
Wikipedia, Oracle, Soaw. Tutte cose
nate per scherzo, dentro un garage,
come accadde per la Apple e Google.
Di fronte alle torture in Iraq,
Stati Uniti e Inghilterra hanno
parlato di “mele marce”. Non è così.
In internet mi sono scaricato l’Exploitation
Training Manual, un trattato dell’83
che corrisponde al Manuale del
perfetto torturatore. Lo applicano a
Fort Benning, una scuola in Georgia
che ha “laureato” anche Noriega. Nel
manuale, con linguaggio manageriale,
c’è scritto tutto: come deve essere
la prigione, come si tortura un uomo
colto, come si tortura un
ottimista».
Dopo il
crac Parmalat, lei è
diventato il più grande
consulente globale di
finanza in Italia.
«Ma io faccio
il comico, non dovrebbe
essere così. Del caso
Parmalat parlavo da 7 anni,
la Finanza mi ha prelevato
alle 9 di mattina e chiesto
come facevo a sapere.
Semplice: avevo fatto delle
ricerche. Già che c’ero, gli
ho portato il materiale su
Mediaset e Telecom, così
magari si portavano avanti
nel lavoro. La Cnn americana
ha trasmesso quattro volte
nel mondo una mia intervista
di quindici minuti nelle sue
news. In Italia non mi ha
cercato nessuno». |
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Parla spesso di
«capitalismo senza capitali» come
grande male dell’economia italiana.
«In Italia i grandi manager comprano
le azioni delle loro società, le
pagano meno e poi le rivendono a un
prezzo maggiorato. Rubano con le
stock option. E’ un meccanismo
facile, perché il consulente
finanziario che ti controlla i
bilanci è lo stesso che prima ti ha
insegnato a falsificarli. In America
becchi 24 anni per falso in
bilancio, da noi lo depenalizzano,
la chiamano “contabilità creativa”.
Da noi le leggi vengono fatte dai
fuorilegge. In trent’anni abbiamo
cancellato tutte le nostre
industrie. In Bangladesh le banche
hanno salvato i poveri dagli
aguzzini, da noi fanno il contrario.
Il “Time” ha dedicato la copertina
al nostro capitalismo malato, e a me
tocca vedere Geronzi che va dal Papa
e afferma di condividere i suoi
“principi evangelici”. I grandi
capitalisti come Olivetti e Piaggio
non esistono più, ora abbiamo Lapo
Elkann, che agli azionisti dice che
“la situazione non è poi così male,
abbiamo fatto una joint venture con
l’Iran per il lancio nel 2005 di una
macchina rivoluzionaria: la Zigulì”.
La General Motors ha pagato un
miliardo e mezzo per andarsene, e
alla Fiat esultano. Sarebbe come se
io andassi a comprare una Fiat
Croma, me la offrissero per 10mila
euro e io pagassi quei soldi non per
comprarla, ma per lasciargliela lì.
Questi manager andrebbero studiati a
fondo nelle scuole, per imparare a
capire cosa non si deve fare. I
capitalisti di oggi non comprano le
società: mettono nei consigli
d’amministrazione i loro uomini. Le
spolpano dall’interno e poi se ne
vanno, lasciando debiti spaventosi.
Ecco il capitalismo senza capitali.
Telecom ha nove volte i debiti di
Parmalat. Il 40% delle aziende
quotate in Borsa ha 5 consiglieri
d’amministrazione in comune. E’
sempre la stessa gente. Si parla di
conflitto d’interessi, ma ormai è un
interesse senza conflitto. Se si
osserva la galassia del potere,
Berlusconi gestisce – senza
possederle – sette società, tra cui
Mediaset, Mondadori, Mediolanum,
Sirti e Data Service. Ovvero le tv,
l’energia, l’informazione. Con
questa tecnica Tronchetti Provera ha
in mano 41 società. In un
pomeriggio, con un mio amico, ho
buttato giù il Grillo Index.
L’Italia è 74esima come libertà di
stampa e 83esima come indice di
stabilità ambientale. E con
Berlusconi, il “Portatore Nano di
democrazia”, l’indice di
competitività è franato al 51esimo
posto.
Lei è stato attaccato dai
ricercatori, ha detto che certa
ricerca non va finanziata.
«Non l’ho detto io, l’hanno detto i
direttori delle 17 più importanti
riviste scientifiche mondiali. I
ricercatori puri non esistono più,
sono a libro paga delle case
farmaceutiche. E le case
farmaceutiche hanno bisogno di nuove
malattie. I nuovi malati di oggi
sono i sani. In America hanno
inventato una malattia, che
colpirebbe i bambini
“sovraeccitati”. Essere casinisti a
6 anni è diventata una malattia. A
questi bambini danno una pasticca al
giorno, il Ritalin della Novartis,
che è un metilfemidato, simile
all’anfetamina. Senza che lo
dicessero a nessuno, nel marzo del
2004 un comitato mondiale di saggi,
quasi tutti a libro paga dei colossi
farmaceutici, ha abbassato la soglia
delle tre maggiori patologie:
diabete, colesterolo alto,
ipertensione. Significa che se tu il
28 febbraio 2004 eri sano, il 2
marzo con le stesse analisi
diventavi malato. In questo modo
hanno inventato centinaia di milioni
di nuovi malati. Solo con la rete
riesci a sapere queste cose. Certi
farmaci preventivi sono peggio della
guerra preventiva. La prevenzione è
il più grande affare della storia,
devi essere informato, altrimenti
muori come uno stupido. Berlusconi
ha donato 10 miliardi per la ricerca
sul tumore al pancreas. Bello. Poi
però ti informi, e scopri che il
tumore al pancreas è rarissimo,
colpisce 11 casi su 100mila ed è
incurabile. Perché, allora, dovrei
farmi il controllo? Dopo i 50 anni
ti dicono di fare per forza il Psa,
l’esame alla prostata, ma non ti
dicono che il Psa nei 50 per cento
dei casi sbaglia e non distingue
tumore da prostata ingrossata.
Quando ti fanno la biopsia,
prelevano 18 tessuti diversi dalla
prostata, ma non è detto che proprio
in quei 18 ci sia il tumore. E 20
persone su cento, dopo la biopsia,
restano impotenti. Alle donne dicono
di fare la mammografia. Su 1000
persone, 40 hanno il tumore. A 2
salverai la vita, alle altre 38 no.
Però anche qui non ti dicono che c’è
un 10 per cento di falsi negativi e
falsi positivi». Tutte cose che
nello spettacolo dice. «Il mio
monologo si chiude così: “Con la
rete aspetteremo l’avvento di un
nuovo Rinascimento”. E’ una
speranza.
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