17 settembre 2005
Limite tra libertà di espressione e indecenza
Gianluca Aceto

 

 

Qual è il limite tra libertà di espressione e indecenza?

 

 

Caro Giovanni,

ti ringrazio per l’attenzione immediata che hai voluto dare alle mie righe.

 

Ricordo le tue argomentazioni contro le sciocchezze della Fallaci, che accolsi con gran sollievo perché esprimevano perfettamente anche il mio pensiero. Come forse sai, inoltre, non perdo occasione per manifestarvi la mia gratitudine e la mia ammirazione per i risultati, in termini qualitativi e quantitativi, del vostro lavoro telematico. Siete riusciti nello straordinario cimento di rendere REALE la vostra PIAZZA VIRTUALE, mettendola a disposizione di tutti, senza censure e senza superflue posizioni preconcette.

 

Proprio per questa mia considerazione ho ritenuto giusto manifestarvi il mio sentimento di indignazione nei confronti di quanto riportato nel famigerato “articolo” della Fait. Lo ripeto: NON È IN DISCUSSIONE LA LIBERTÀ DI PENSIERO, PAROLA, OPINIONE. Credo tuttavia, e qui sta il punto, che essa, nel suo esercitarsi concreto, debba effettivamente misurarsi con la libertà altrui, con la realtà dei fatti, con la storia. E deve farlo alla luce della ragione, unico modo per non superare quel limite – molto delicato – che io ho definito “della decenza”, intendendo significare che OLTRE QUEL CONFINE SI APRE IL TERRENO VISCIDO E MESCHINO DELL’ODIO DI RAZZA E DI RELIGIONE, DELL’OFFESA GRATUITA, IL TERRENO SU CUI SI CONSUMA IL TENTATIVO DI ANNIENTARE L’ALTRO NELLA SUA DIGNITÀ.

 

Faccio alcuni esempi concreti, con cui spero di riuscire ad esprimere lo iato che separa libertà di opinione e scontro di civiltà. Se ti mandassi una e-mail in cui definissi tutti i telesini dei venduti incapaci idioti corrotti buoni-a-nulla stolti affamatori incompetenti traditori ladri violentatori-di-bambini assassini ecc., a parte la perdita della stima che hai nei miei confronti e di cui ti ringrazio, non ti porresti il problema della pubblicazione? Io credo di sì, e faresti più che bene, perché il mio scritto non solo sarebbe sciocco ma anche terribilmente offensivo nei confronti di tutti i nostri concittadini. Eppure è questo il vocabolario usato dalla Fait contro l’intero popolo palestinese. Non ti riporto i passaggi perché li puoi riscontrare facilmente.

 

Ancora: se ti chiedessi di pubblicare una lettera in cui definissi Alfonso Grillo – chiamo in causa il nome di un amico fraterno che non me ne vorrà – un essere inferiore, magari perché è cattolico osservante, non ti verrebbe il dubbio sull’opportunità di pubblicarla senza neanche una presa di distanza?

 

Non sto esagerando. Il signor Del Deo definisce «SELVAGGI» i palestinesi, indistintamente. La Fait, con “l’invidiabile eleganza” che la distingue, parla della «grossa idiozia» che connoterebbe tutti gli arabi. Sorvolo sulle falsità e i veleni che Del Deo continua a spargere, facendole passare per chissà quali verità scientifiche e storiografiche (rimando all’articolo di Piero Sansonetti che è in pubblicazione sulla stessa pagina). Ci vuole un bel coraggio, poi, ad invocare la tanto agognata pace. Il bello è che Del Deo non si rende nemmeno conto di quanto stridano e appaiano vacue al lettore le sue contraddittorie affermazioni. Io credo che la pace la stiano costruendo i tanti israeliani e palestinesi che da tempo hanno capito che non ha senso annientarsi a vicenda, e che ogni giorno realizzano iniziative concrete nella direzione del dialogo paritario.

 

Mentre il mondo cerca – faticosamente - di andare avanti, Del Deo e la sua amica Fait rimangono nelle secche del “fallacismo”. È curioso: proprio ieri i telegiornali hanno riportato l’intervento di Ariel Sharon all’ONU, in cui il primo ministro israeliano ha parlato chiaramente della giustezza di uno stato palestinese e della necessaria convivenza tra i due popoli. Sharon, per quanto mi consta, è sempre il falco di prima, ma almeno ha cominciato a fare politica, capendo che essa è cosa ben diversa dall’uso dei missili e dei carri armati.

 

Un ultimo esempio: il saluto romano è un’espressione del pensiero, giusto? Tuttavia in Italia è vietato. Chi tende il braccio a salutare i camerati si rende colpevole di un reato penale, l’apologia del fascismo. Mica questo significa limitare le libertà fondamentali?

 

Ho osservato – e ti chiedo se sei d’accordo – che c’è stata un crescendo nella virulenza degli attacchi al popolo palestinese, consumatesi dalle pagine di ViviTelese. Fino ad un certo punto, eravamo ancora nell’alveo della famosa decenza, entro cui si confrontano – e magari si scontrano dialetticamente – posizioni differenti, senza problemi di sorta. Ora, lo ribadisco, non più. Non so quali decisioni adotterete. Sono consapevole che non è facile stabilire il limite tra libertà di espressione e indecenza. Ma ora questo compito spetta a voi.

 

Spero soltanto che la vostra piazza virtuale continui ad essere il nobile luogo di discussione che è da sempre, lo “strumento” dove ci si confronta con garbo e sobrietà, lasciando da parte inutili e patetici livori.

 

Naturalmente si tratta della mia singola opinione, nulla d’altro.

 

Gianluca

 

 


 

Giovanni Forgione - 17 settembre 2005

 

Grazie per i complimenti, sempre graditi, specialmente quando l'impegno non da alcun guadagno e anzi toglie tempo agli affetti familiari e ai piaceri personali. Ti ringrazio anche per l'affetto che ti lega a ViviTelese e per i sani principi, da te evidenziati, che ViviTelese quotidianamente mette in campo.

 

Come avrai certamente notato, ViviTelese si occupa di tutto, pubblica tutto e, per comodità di gestione, esclude solo gli interventi nei quali diffamazioni e pubblicità commerciali sono molto evidenti. E' facile il lavoro di pubblicazione (due ore al giorno) quando osservo con la necessaria semplicità (o velocità) il materiale pervenuto.

 

Diverso sarebbe il lavoro di approfondimento dei comunicati. In media, 10 articoli al giorno (ricevuti nella posta elettronica) che parlano di argomentazioni una diversa dall'altra, avrebbero forse bisogno di una redazione giornalistica in servizio 24 ore. Con queste "scuse", non voglio fare il Ponzio Pilato e la vittima; al contrario, sono orgoglioso della piazza virtuale (e anche reale) che siamo riusciti a creare e mi sento profondamente responsabile delle mie scelte.

 

Veniamo a noi. (A noi, si può dire?). Con questa battutaccia, introduco il mio pensiero. Le parole, il significato delle stesse, la semantica, rappresentano un qualcosa di evanescente, di scarso valore scientifico. La stessa parola (ad esempio: "Vuaglio!", oppure "Signore") può essere sia un complimento che una profonda offesa; dipende dal contesto e dalla espressione di chi pronuncia.

 

Sulla carta stampata e sul nostro sito web, c'è solo la parola, cruda, senza espressione; le interpretazioni, quindi, sono molto differenti a seconda di chi legge. La legge sulla diffamazione è fatta molto bene. Non sono un legale e, probabilmente, faro sorridere qualcuno: la diffamazione esiste, solo ed esclusivamente, quando un soggetto (o gruppo) si offende. Ripeto... la certificazione dell'offesa è determinata da chi legge non da chi scrive...e ho detto tutto!

 

Porto un altro esempio, scolastico, perché sono insegnante e mi riesce meglio. La valutazione degli alunni è espressa con giudizi scritti (parole) oppure con voti (numeri). Ebbene, qualche genitore di un mio alunno si è offeso, per un giudizio (composto di parole) che invece era molto positivo, per me che l'avevo scritto. Penso che solo la cifra, il numero, il riferimento scientifico, da zero a dieci non da adito a incomprensioni.

 

Torno a ViviTelese. Non esiste il libro e il catalogo delle parole diffamatorie; sarebbe impossibile confezionarne uno; ripeto l'esempio precedente; la parola "scemo!" può rappresentare anche un complimento, se pronunciato da una persona che ti ama, dopo che gli/le hai fatto una battuta interessante.

 

Il confine della decenza, al quale tu fai riferimento nel titolo non esiste, non è in un posto fisico riconosciuto da tutti. Per te è qui... per me è là. Lasciamo quindi la possibilità a tutti di esprimersi. Nell'esempio simpatico riferito ai telesini, con evidente "uscita di senno" di chi scrive, la pubblicazione potrebbe anche avvenire, perché nessun telesino si offenderebbe se "Gianluca 'mpazzisse" e dicesse stupidaggini di quel tipo.

 

Penso, inoltre, che le generalizzazioni, possano essere partorite solo da menti "non perfette". Parlare e giudicare "gli arabi", "gli ebrei", "i palestinesi", "i genovesi avari", "i napoletani mariuoli" presi "in blocco" per me è tempo perso, ma c'è chi ama farlo ed ha diritto di farlo. Anche elogiare o dissacrare questa razza o quella religione è una attività che io non amo, ma c'è a chi piace farlo.

 

Per me, la razza non è una scelta ma un dono della natura; avere un credo religioso è invece una scelta personale perché l'esigenza dello spirito la richiede. Sono motivi (razza e religione) di orgoglio dei popoli e non dovrebbero essere motivo di conflitto. Queste mie idee, espresse in estrema sintesi, non sono condivise da tutti. Ognuno poi, ha modalità personali per esprimersi. C'è chi lo fa con odio evidente, chi lo fa in modo asettico, e chi ti piglia "pe' fesso" e non se ne fa accorgere.

 

Rimango comunque dell'idea che anche chi odia ha il diritto di esprimersi. Se poi, chi odia, scrive stupidaggini e cattiverie evidenti, queste non dovrebbero offendere nessun essere dotato di razionalità e di saggezza. Possono però istigare (e qui ti do ragione) persone guerrafondaie alla ricerca di altri momenti conflittuali.

 

In conclusione, caro Gianluca, credo che nell'esercizio della libera espressione delle proprie verità, nessun essere pensante possa essere escluso. Se ViviTelese dovesse censurare un autore (mai capitato) ci sarebbero altri 100 siti pronti a pubblicare lo stesso autore. Per rafforzare quanto esprimo, affermo che nessun essere pensante ha il potere di chiudere la bocca a chi ha voglia di esprimersi.

 

Se poi, alcune parole sono percepite come offesa da uno o più lettori, la legge permette di denunciare gli autori delle opinioni. La parte "lesa" può farlo e ne ha tutti i diritti.

 Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile

    

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