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Il
commento di Antonio Cimmino a : "Riconquistare
il consenso elettorale? Ma come?". La risposta
di Rosario Lavorgna
Caro dott. Lavorgna,
le
Sue considerazioni in merito all'Oggetto sono
ampiamente condivisibili; compresa l'amara
conclusione di un Sud incapace di autogestirsi.
Come venirne fuori? Da incompetente quale sono
azzarderei comunque una proposta: sfruttare le
opportunità positive che verranno dalla legge
sulladevolution una volta a regime. Può sembrare
una barzelletta, considerato che l'opinione
diffusa pensa che tale legge abbia lo scopo
unico di liberare il Nord dalla zavorra di un
Sud legato al clientelismo ed
all'assistenzialismo. Eppure, a mio avviso, la
devolution può risultare l'occasione per
costringere il Sud a crescere e ad imparare a
camminare sulle proprie gambe senza più
affidarsi agli interventi riparatori dall'alto o
ai miracoli di San Gennaro. Quando apprendo dai
giornali che la regione Campania per carenza
progettuale non si dimostra in grado di
utilizzare milioni di euro stanziati dal governo
dodici anni fa a favore di interventi edilizi e
quant'altro della nostra disastrata Sanità, mi
cadono le braccia. Solo una sferzata energica
priva di alternative può rimetterci in
carreggiata. Pare che il declino di una città
splendida come Napoli si sia accentuato in
seguito alla fatidica Spedizione dei Mille che
intendeva unificare. Ebbene la devolution, che
forse vuole solo dividere, può segnare il
riscatto e l'avvio della ripresa economica e
sociale. Di Napoli e tutto il resto del
Meridione. Dott. Lavorgna, mi consenta: Lei ha
iniziato il discorso, lo continui suggerendone
le soluzioni. Gradirei altresì che entrasse nel
merito dell'operato, anzi del non operato della
regione Campania rispetto ai fondi della Sanità,
per fornirne informazioni attendibili e
commenti.
La
ringrazio e La saluto cordialmente.
Antonio Cimmino
antoniocimmino2@tiscali.it
Egregio Cimmino, penso di essermi già espresso
sulla devolution, e confermo in pieno la mia
opinione pubblicata pubblicate qualche giorno fa
(leggi). Ciò che mi preme precisare a lei, ad ai
lettori, è quanto sia semplice argomentare su
problemi capillari che, però, non ci investono
direttamente. E vengo al dunque. Il sottoscritto
che scrive, lo fa per due ragioni sostanziali:
la prima riguarda il vivere direttamente le
situazioni che si vanno a descrivere, la seconda
riguarda il fatto che questo è il mio mestiere.
Lei, e mi scuso a priori se potrò sembrarle
brusco, discetta su problemi che, volere o
volare, sono lontani dalle sue circostanze di
vita, in quanto risiede a Milano, e pur avendo
questa terra nel cuore, come ha ampiamente
dimostrato, non vive direttamente il disagio
sociale e culturale di essere nullità per un
quinquennio per poi divenire meri numeri su di
un certificato elettorale. E Lei consideri che
chi le parla è comunque una persona che svolge
una professione d'immagine. Provi allora
solamente a pensare come dovrà sentirsi la gente
comune. L'ho invitata a leggere la mia
riflessione sulla Devolution, di cui le ho
indicato l'indirizzo, per farle capire quali
siano le ragioni per le quali non mi trovo nella
possibilità di accordare con ciò che afferma. Le
faccio un esempio più che pratico e molto
veloce: La regione Campania è uno di quei
governatorati in stile spagnolo, dove resta
imprecisato il numero del personale stipendiato.
Si figuri se dovessimo censire il personale
consulente; saremmo costretti a considerare la
nostra regione un altro Stato. Allora adesso,
prenda questa mia semplice riflessione, e la
innesti con i dettami legislativi della
devolution e vedrà che la Campania per mantenere
tutte le sue 'amanti' dovrà innescare una
pressione fiscale tale che la diaspora nelle
vicine regioni sarà inevitabile. D'altronde non
dimentichi che qui nel Sannio cresce sempre di
più la volontà istituzionale di dare vita al
Molisannio. Quanto invece alla carenza
progettuale della nostra regione e del non
essere in grado di utilizzare milioni di euro
stanziati dal governo a favore di interventi
edilizi nella disastrata Sanità, non è l'unico
ad avere le braccia penzoloni. Ma c'è una
sostanziale differenza tra le sue braccia cadute
dalla disperazione, e le braccia dei residenti
in Campania che le braccia non ce l'hanno più a
furia di farsele cadere. Relativamente alla
questione fondi della Sanità mal gestiti, ed al
suo riferimento sul "non operato", si erra
nell'interpretazione di fondo. Noi campani, pur
avendo una sanità specialistica fatta di persone
di indubbia fama mondiale, siamo vittime del
gioco dei partiti e dei politici che, come ben
sanno in tutto lo stivale, sono i veri pupari
del teatrino della pubblica come della privata
amministrazione. Per cui farsi cadere le braccia
se in Campania non si è in grado di spendere
fondi pubblici per la Sanità non serve a nulla,
se si riflette un attimo sulla convenienza o
sconvenienza di emanare provvedimenti. Non
commetta l'errore di dimenticare che come
l'assessore regionale alla sanità, o lo stesso
governatore, rispondono al partito
d'appartenenza, ciò quello grazie al quale sono
seduti in quelle poltrone, stessa cosa dicasi
per i vari direttori generali della Asl che,
omnia placet, vengono nominati su indicazione
dei partiti che detengono la maggioranza
territoriale. In poche parole, e per non essere
prolisso, sto cercando di farle capire e far
capire ai nostri lettori che con una pressione
politica del genere, che va oltre
l'immaginazione collettiva, è possibile anche
attendersi che dei soldi pubblici, nella
migliore delle ipotesi, tornino al mittente. Ma
il problema è sempre lo stesso, non serve a
nulla commentare, o imbastire soluzioni, è la
classe dirigente il nocciolo di tutto, sono gli
interessi di partito che raramente, qui da noi,
coincidono con gli interessi dalla collettività.
Rosario Lavorgna
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