22 settembre 2005
Echi di battaglia. Piluccando qua e là
Ezio Esposito

 

 

“Non sarebbe successo nulla se non ci fosse stato John Wayne”, Gianfranco Fini ha più volte raccontato l'origine del suo impegno politico in pieno 1968. Gli avevano impedito di entrare al cinema. “In quei giorni proiettavano a Bologna Berretti Verdi, l'unico film americano a sostegno dell'intervento in Vietnam. Ma io ancora non sapevo tutto questo: mi piaceva John Wayne, non avevo opinioni politiche precise. Arrivato al cinema beccai spintoni, sputi, calci, strilli, perché gli estremisti rossi non volevano farci entrare. E così per reagire a tanta arroganza, andai a curiosare nella sede cittadina della Giovane Italia...” (cfr. Luciano Lanna e Filippo Rossi: “Fascisti Immaginari” - Vallecchi).

E fu così che Fini, classe 1952, diventò "fascista"!

 

Quando si parla di sdoganamento della Destra, con pudore, bisogna dire che la Destra, intesa come Alleanza Nazionale, che già aveva passato "le acque" a Fiuggi, che è un partito presente su tutto il territorio nazionale, che è votato dal 10-12% degli italiani, che è legittimamente rappresentata in Parlamento, nelle regioni, province e comuni ... era già stata sdoganata dagli italiani, e tanto doveva bastare.

 

Per 50 lunghissimi anni ci fu il cosiddetto, unanimemente a posteriori, sistema bulgaro italiano, nel quale anche il vituperato M.S.I. svolgeva un ruolo importante sulla destra della Democrazia Cristiana, per fare da argine con essa al pericolo comunista, pur se questo ruolo era sottaciuto perché la guerra fredda imponeva un gioco delle parti non sempre visibile ai più.

Poi la caduta del Muro e il ciclone Mani Pulite.

 

Liberate dal giogo politico imposto da Yalta le forze politiche italiane, nella consapevolezza che nulla era più come prima, si mossero verso la Seconda Repubblica, incanalate sul binario di un ripensamento globale del loro ruolo. In questa metamorfosi anche il linguaggio fu adattato alla nuova realtà. Le forze antagoniste non erano più "nemiche" ma "avversarie, "nella consapevolezza della sterzata verso un sistema bipolare di alternanza al governo, con reciproco riconoscimento dei ruoli.

Democrazia reale, ‘a "nuttata" era passata!

 

In questo quadro, senza essere nazisti o neo, né razzisti e ancor meno antisemiti una persona corta di comprendonio può porsi la domanda: perché la Destra italiana per aver pieno riconoscimento nelle sedi internazionali che contano aveva bisogno di essere "sdoganata" dagli ebrei?

 

Se è vero che tutto è discutibile, di tutto bisogna discutere, con grande onestà di intenti. Per cercare di capirsi e anche stimarsi reciprocamente, là dove la discussione si eleva al di sopra delle fumisterie intellettualistiche e dalle posizioni preconcette.

 

Intanto il “Popolo Eletto” si compone di varie Sette e coloriture e non tutte la pensano allo stesso modo e spesso sono in contrasto fra loro. Fra gli ebrei vi sono correnti religiose estremistiche, altre moderate, partiti politici che si misurano fra loro, e vi è anche una estrema destra intollerante e saccente che non ammette opinioni diverse dalle proprie. Buoni e cattivi, puri e impuri (in senso biblico) esistono in tutte le società.

 

In tutto questo discutere oggi del problema palestinese-ebraico c'è qualcuno che ricorda che la pace fra i due popoli nel 1995 era già cosa fatta?

Era il quattro novembre di quell'anno e una folla immensa si era radunata nella Piazza dei Re d'Israele per sostenere la politica del Primo Ministro e Ministro della difesa Yitzchak Rabin: “Sono stato un soldato per ventisette anni. Ho combattuto finché non si vedeva possibilità di pace. Ora credo che questa possibilità ci sia, una grande possibilità che dobbiamo cogliere. La violenza corrode i fondamenti della democrazia israeliana. Bisogna condannarla, bisogna deplorarla, bisogna isolarla. Non è questa la strada dello Stato d'Israele. Questa manifestazione deve trasmettere al mondo il desiderio di pace di Israele ...”. Tre pallottole sparate nella schiena di Rabin da un giovane estremista ebreo, tale Yigal Amir uccisero insieme all'Uomo anche la pace.

C'è da chiedersi: chi può dirsi "puro" o "eletto", Rabin o chi ha armato la mano di Amir? (“Rabin” - dalla scheda biografica di Marco Paganoni).

 

Conoscere il generale Sharon e le capacità militari d'Israele, anche dopo la guerra dei sei giorni

Sabato 6 ottobre 1973. In Israele era il Giorno dell'Espiazione, Yom Kippur, la più solenne delle feste ebraiche; inaspettatamente Egitto e Siria, sostenute da altri Paesi arabi scagliarono una grande offensiva militare contro lo stato ebraico. Un valoroso reporter inviato dal suo giornale nel teatro degli scontri, che spaziava dalle alture del Golan, verso la Siria e il Libano al canale di Suez e oltre in territorio egiziano. Il reporter si chiama Guido Gerosa e in un ottimo libro, “I CANNONI DEL SINAI”, fa un racconto dettagliatissimo dello scontro finito con la vittoria d'Israele, le cui truppe furono bloccate nei pressi delle capitali dei paesi attaccanti tramite un accordo sovietico-americano.

Il libro è molto interessante anche perchè mette in condizione il lettore di conoscere il vero “Leone del Sinai”: il generale Ariel Sharon. Il Nostro, di cui tanto si parla in questi giorni, all'epoca, infischiandosi dei contrasti con Moshe Dayan compì una prodezza bellica, anche se rischiosissima. Portò i militari israeliani alle spalle delle truppe egiziane, su suolo egiziano, senza che gli egiziani ne avessero il minimo sentore. Quella grande e spericolata azione militare pose una seria ipoteca sulla vittoria finale degli ebrei.

 

Ancora una pagina del reportage di Guido Gerosa molto significativa sotto vari aspetti. Il giornalista, per poter raggiungere la prima linea si avvalse dell'amicizia di un giovane ufficiale Israeliano di nome Yuri il quale conosceva i "corridoi" sicuri da percorrere per arrivare in zona di combattimento. Durante una sosta in un kibbuz l'ufficiale confidò a Gerosa un suo convincimento relativamente ai sei milioni di ebrei sterminati da Hitler.

 

“... Hitler stesso, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, disse nelle conversazioni segrete con i suoi fidi: “chi ricorda oggi il genocidio degli Armeni?. Infatti ben un milione e mezzo di armeni furono trucidati dai turchi durante la Prima Guerra Mondiale ma oggi nessuno al mondo ci fa più caso”. Hitler pensava che anche per la sua strage degli ebrei sarebbe accaduto lo stesso. E invece per il nostro genocidio abbiamo avuto un tipo di propaganda efficacissimo, che da decenni lo fa lampeggiare agli occhi dei popoli. Sei milioni di morti! Chi saprà mai se sono stati davvero tanti? Ma noi ne abbiamo fatto una bandiera, di quei sei milioni di disgraziati e su quelle cataste di cadaveri abbiamo edificato il nostro destino, la Nazione Ebraica, lo Stato d'Israele, l'intera questione mediorentale. Anche noi siamo una creazione dell'Europa. È la cattiva coscienza dell'Europa che ci tiene in vita. Gli arabi hanno ereditato la nostra esperienza. Nessuno, dal Cairo a Baghdad, voleva tener conto del dramma dei palestinesi: Ma quando la loro bandiera cominciò ad essere agitata dai vessilliferi della sinistra europea allora la loro sorte divenne uno straordinario capitale di ricatto politico. Non sei convinto?”

Gerosa: “No - scuote la testa – no, alla base di quello che tu chiami ricatti c'è pure una realtà. Per voi ebrei, i sei milioni di morti o quanti mai siano stati realmente, per i palestinesi, la fuga dalle loro terre e questi 25 anni (si era nel 1973! n.d.r.) di atroce sofferenza ...”.

 

Tornando ai giorni nostri ed allo sviluppo della questione mediorentale, c'è da chiedersi quanti ebrei metterebbero volentieri tre pallottole nella schiena di Sharon. Sharon, l'eroico generale della guerra del Kippur, il ribelle e il guascone, che tanti lutti ha provocato con la sua bravata di andare a passeggiare sulla spianata delle moschee. Sharon finalmente ha deciso di restituire i territori, occupati militarmente, ai legittimi proprietari.

L'errore: chi costruisce sui terreni altrui “ce perde cauce e rena" (Antico adagio solopachese). Le autorità ebraiche non avrebbero mai dovuto permettere che i coloni si insediassero sul suolo palestinese.

 

Sharon ha dovuto fare i conti, dopo che Bush lo ha liberato del pericolo Saddam Hussein, con il fatto che Israele non può più accampare la scusante dei "confini sicuri". Israele è la testa di ponte del mondo occidentale in terra araba. Nessuno metterà mai in discussione il diritto ad esistere dello Stato D'Israele.

U.S.A., Europa, Russia e gli altri stati che vigilano sulla sicurezza degli ebrei, ove ce ne fosse bisogno, hanno legittimamente, per la tranquillità delle loro coscienze, chiesto un doveroso pedaggio questa volta in favore dei palestinesi. E Sharon ha dovuto rispondere:obbedisco!

 

Sì, si può dire, e senza essere tacciati di antisemitismo, che, piaccia o non piaccia, l'ora di edificare uno Stato Palestinese è giunta.

 

Ezio Esposito

 

 

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