Premetto di essere un marxista di stampo
eterodosso, di sincera formazione libertaria e
democratica. In altre parole, non mi sono
affatto convertito al veterostalinismo di marca
cossuttiana.
Eppure sulla vicende cubane non mi convince
quello che mi pare un subdolo tentativo di
disinformazione e di speculazione
propagandistica, in funzione reazionaria e
neoliberista, messo in atto in un momento
politico internazionale come quello attuale.
Senza dubbio ritengo necessario condannare Cuba
quando sbaglia. Anzi, rincarerei la dose
esprimendo una considerazione più netta e
perentoria: che il regime castrista fosse di
natura antidemocratica ed illiberale non lo
scopriamo oggi. Nondimeno, data la macabra ed
oscura storia del continente latino-americano,
data l’arretrata situazione della società cubana
prima della rivoluzione castrista, oserei
ipotizzare che il regime di Fidel sia la
“migliore” tra le dittature del mondo, in quanto
ha vinto con efficacia le secolari piaghe
dell’analfabetismo e della povertà estrema che
affliggevano la società cubana
pre-rivoluzionaria.
Inoltre la Cuba castrista può vantare i migliori
ospedali e le migliori scuole pubbliche
d’America. Sfido chiunque a smentire tali dati
incontrovertibili che sono noti alla parte
intellettualmente più onesta ed informata
dell’opinione pubblica mondiale. Il governo
castrista è sempre stato molto attento, equo e
garantista verso i diritti e le tutele di
carattere sociale: i diritti alla casa, al
lavoro, all’istruzione e alla sanità pubbliche,
assicurati a tutti i cittadini, sono un grande
merito che bisogna riconoscere alla rivoluzione
cubana.
Purtroppo sul versante dei diritti politici e
delle libertà democratiche il regime di Fidel
Castro si è sempre rivelato insensibile e
refrattario, nella misura in cui quei diritti e
quelle libertà sono tuttora negati con estrema
durezza. In tal senso è corretto asserire che il
regime cubano sia uno Stato di natura
politicamente autoritaria ed oppressiva.
Tuttavia questo costituisce un punto di vista
“occidentale”, in quanto è una valutazione
parziale e relativa ad un contesto storico
politicamente progredito, ma non è un giudizio
applicabile ad altre realtà meno evolute come le
società latino-americane, le società arabe,
quelle africane, ecc. Probabilmente, sotto tale
profilo la realtà sociale cubana rappresenta
un’esperienza all’avanguardia, malgrado i limiti
prima denunciati, ossia il deficit di democrazia
rispetto alle società più avanzate
dell’occidente, su cui pure occorrerebbe
suscitare qualche perplessità e qualche
riflessione critica. Infatti, la visione
occidentale della “democrazia” è condizionata da
un’ottica strumentale ed univoca, derivante da
una profonda ipocrisia che caratterizza
strutturalmente lo spirito liberal-borghese,
fautore di uno “stato di diritto” meramente
formale e a senso unico. A conferma di ciò
suggerirei di rammentare, ad esempio, che negli
U.S.A. (tradizionalmente celebrati come il
modello storico della “democrazia occidentale”,
come la patria dei diritti civili e dello Stato
moderno) vige ancora la pena capitale, che è
applicata sistematicamente in chiave classista e
razzista, ossia a scapito dei soggetti più
deboli, appartenenti alle classi subalterne o
alle comunità etniche minoritarie, vale a dire
contro i negri, gli ispanici, gli strati sociali
meno abbienti e più indifesi.
Tale ragionamento può senz’altro estendersi al
tema più ampio della repressione carceraria e
della violenza esercitata anche dalle democrazie
occidentali contro le fasce più emarginate della
società. Infatti, non mi pare che le democrazie
occidentali siano immuni dall’influsso di
meccanismi e di centri di potere di carattere
antidemocratico, da sistematiche violazioni e da
atroci crimini contro i diritti umani e civili,
in funzione repressiva antiproletaria.
Cito alcuni esempi. L’embargo commerciale
imposto dagli U.S.A. contro Cuba, la sanguinosa
guerra contro l’Iraq (un conflitto totalmente
illegale ed immorale, in quanto è stato
condannato e rifiutato da tutti, dal Papa,
dall’O.N.U., dall’Europa, dalle moltitudini
pacifiste, da tutti i popoli e dalla maggioranza
dei governi del mondo!) e altre brutalità ed
efferatezze perpetrate dal regime yankee contro
il Sud del pianeta, rappresentano crimini assai
più esecrabili di quelli commessi dal governo
castrista, che pure vanno rigettati fermamente
da parte di chi voglia progettare e perseguire
l’idea di un comunismo migliore, più umano,
compatibile con le libertà democratiche sancite
non solo formalmente sulla carta, ma attuate in
termini di un allargamento effettivo della
partecipazione dei cittadini ai processi di
decisione politica e ai canali di gestione della
cosa pubblica.
Lucio Garofalo
|