Svimez: "Occupati in crescita nel sud, ma uno su
due ha la licenza media". Noi: "Anche un
laureato su due è già per strada col cappello
teso".
Una indagine Svimez ci ha informati che gli
occupati al sud sono in crescita, ma, perché
c'è sempre un ma, uno su due ha la licenza
media. Il Quotidiano tra le cui colonne
campeggiava la notizia è ovviamente un
giornale d'area, di quelli che, venendo
pubblicati a Milano, sono costretti a
prendere per oro colato le indagini
statistiche di aziende del settore che
monitorano il territorio per campioni di
persone, come si sa. La crescita al sud,
secondo lo Svimez, è pari all' 1.7% nel
2005, contro l'addirittura ridicolo 0,7% del
centro nord. A questo punto viene da
chiedersi se l'attuale consistente
migrazione verso nord dei giovani del sud in
cerca di lavoro abbia un senso o si tratta
solo di vacanze studio all'estero.
Ma più che la crescita degli occupati,
riferita molto poco realisticamente ad un
lavoro in generale e non certo approfondendo
o spiegando che il 90% di loro hanno
ottenuto lavori temporanei, cioè
evanescenti, alla nostra analisi interessa
il "ma" che viene dopo che più che una
incidentale da grammatica obsoleta, sembra
più una costernatio verbalis.
In effetti lo Svimez non ha scoperto l'acqua
calda riferendoci che al sud gli occupati
sono in stragrande maggioranza gli
appartenenti all'area manovalanza, con
titoli di studio che vanno dalla quinta
elementare alla terza media. Questo dato lo
conoscevano in tanti, come in tanti sanno
che le uniche occupazioni, se così possiamo
definirle, che ancora si riescono a reperire
per i giovani so no tutte presso micro
aziende edili, o idrauliche e
elettricistiche ma in senso familiare del
termine. Ancora qualche industrietta che ha
bisogno di portantini, facchini autisti e
quant'altro di molto generico. In alcune
altre, e per la verità molto poche nel sud,
invece, è richiesta una qualifica
specialistica, anche se poi ciò che si andrà
a svolgere tutt'è all'infuori che un lavoro
specialistico.
Discorso più complesso, ed inaffrontabile in
questa sede è quello sulle agenzie
interinali e le relative decurtazioni sugli
stipendi degli assunti. Ma di tutto questo
le agende dei politici sono stracolme, ed è
evidente che ciò sfugge alle statistiche nel
nostro Paese.
Il problema drammatico è se si possiede una
licenza liceale o classica, o se si è avuti
la sfortuna (già, perché oggi è una
sfortuna) di laurearsi. In questi due ultimi
casi nel Mezzogiorno d'Italia oramai da anni
non c'è nulla per nessuno; e se per caso per
abbreviare i tempi d'attesa o d'agonia ci si
rivolge a qualche politico la cui influenza
è pari solo alla propria arroganza e
disprezzo, allora per il laureato non c'è
scampo.
Una volta mi sono trovato a dover consolare
un mio amico laureato perché recatosi da un
politico di nota area a chiedere molto
umilmente una speranza di lavoro per lui
coniugato e con prole, il politico con un
ghigno beffardo gli ha consigliato di
emigrare in Svizzera ed aprirsi un bar.E'
evidente che sia lo Svimez che tutti gli
istituti di statistica in Italia partono da
presupposti che non sempre coincidono con la
realtà effettiva delle cose.
E' vero che il mercato del lavoro nel sud
Italia ha avuto un incremento sostanziale in
percentuale, però questo ha comportato che
se una volta per strada a chiedere
l'elemosina c'erano i semi o completamente
analafabati, oggi a tendere il cappello ci
troveremo le decine di migliaia di laureati
che dopo tanti sacrifici ed una vita passata
sui libri dovranno accorgersi di aver perso
solo il loro più prezioso tempo.
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