20 dicembre 2005
Svimez: Occupati in crescita nel sud...
Rosario Lavorgna

 

 

Svimez: "Occupati in crescita nel sud, ma uno su due ha la licenza media". Noi: "Anche un laureato su due è già per strada col cappello teso".
Una indagine Svimez ci ha informati che gli occupati al sud sono in crescita, ma, perché c'è sempre un ma, uno su due ha la licenza media. Il Quotidiano tra le cui colonne campeggiava la notizia è ovviamente un giornale d'area, di quelli che, venendo pubblicati a Milano, sono costretti a prendere per oro colato le indagini statistiche di aziende del settore che monitorano il territorio per campioni di persone, come si sa. La crescita al sud, secondo lo Svimez, è pari all' 1.7%  nel 2005, contro l'addirittura ridicolo 0,7% del centro nord. A questo punto viene da chiedersi se l'attuale consistente migrazione verso nord dei giovani del sud in cerca di lavoro abbia un senso o si tratta solo di vacanze studio all'estero.
Ma più che la crescita degli occupati, riferita molto poco realisticamente ad un lavoro in generale e non certo approfondendo o spiegando che il 90% di loro hanno ottenuto lavori temporanei, cioè evanescenti, alla nostra analisi interessa il "ma" che viene dopo che più che una incidentale da grammatica obsoleta, sembra più una costernatio verbalis.
In effetti lo Svimez non ha scoperto l'acqua calda riferendoci che al sud gli occupati sono in  stragrande maggioranza gli appartenenti all'area manovalanza, con titoli di studio che vanno dalla quinta elementare alla terza media. Questo dato lo conoscevano in tanti, come in tanti sanno che le uniche occupazioni, se così possiamo definirle, che ancora si riescono a reperire per i giovani so no tutte presso micro aziende edili, o idrauliche e elettricistiche  ma in senso familiare del termine. Ancora qualche industrietta che ha bisogno di portantini, facchini autisti e quant'altro di molto generico. In alcune altre, e per la verità molto poche nel sud, invece, è richiesta una qualifica specialistica, anche se poi ciò che si andrà a svolgere tutt'è all'infuori che un lavoro specialistico.
Discorso più complesso, ed inaffrontabile in questa sede è quello sulle agenzie interinali e le relative decurtazioni sugli stipendi degli assunti. Ma di tutto questo le agende dei politici sono stracolme, ed è evidente che ciò sfugge alle statistiche nel nostro Paese.
Il problema drammatico è se si possiede una licenza liceale o classica, o se si è avuti la sfortuna (già, perché oggi è una sfortuna) di laurearsi. In questi due ultimi casi nel Mezzogiorno d'Italia oramai da anni non c'è nulla per nessuno; e se per caso per abbreviare i tempi d'attesa o d'agonia ci si rivolge a qualche politico la cui influenza è pari solo alla propria arroganza e disprezzo, allora per il laureato non c'è scampo.
Una volta mi sono trovato a dover consolare un mio amico laureato perché recatosi da un politico di nota area a chiedere molto umilmente una speranza di lavoro per lui coniugato e con prole, il politico con un ghigno beffardo gli ha consigliato di emigrare in Svizzera ed aprirsi un bar.E' evidente che sia lo Svimez che tutti gli istituti di statistica in Italia partono da presupposti che non sempre coincidono con la realtà effettiva delle cose.
E' vero che il mercato del lavoro nel sud Italia ha avuto un incremento sostanziale in percentuale, però questo ha comportato che se una volta per strada a chiedere l'elemosina c'erano i semi o completamente analafabati, oggi a tendere il cappello ci troveremo le decine di migliaia di laureati che dopo tanti sacrifici ed una vita passata sui libri  dovranno accorgersi di aver perso solo il loro più prezioso tempo.

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