E'
Natale, è tempo di preghiera e di regali, ma
ogni Natale non è mai uguale al precedente,
specie se la Santissima ricorrenza precede una
tornata elettorale nazionale di indubbia
importanza. Ed ecco che in quei Natali si
moltiplicano i Babbi Natale, le slitte, le
renne, e pure i regali. E' uno scorazzare
impazzito di slitte nei cieli tersi e gelidi di
questo inverno siberiano che anticipa una
primavera equatoriale.
E'
il Natale di nostro Signore, del bambin Gesù che
dalla grotta di Betlemme osserva esterrefatto
quel gioco di luci ed ombre dentro il quale
l'evanescenza delle promesse è pari solo allo
scandire dei mea culpa. E sono proprio loro, i
"nostri" politici, a fare gazebo del buon
governo, a scorrere i 45 punti di un programma
che forse è stato svolto altrove, e a scorrere
la corona del Santo Rosario, nella speranza di
riconquistare una credibilità perduta, un
contatto con la gente venuto irrimediabilmente
meno a causa del menefreghismo tornacontaio che
accomuna un po' tutte le aree della politica
nazionale. Ma adesso è tempo di risanare, è
tempo di tornare a stringere tante mani, di
rispolverare i sorrisi più smaglianti, segno di
una genuina ipocrisia, indelebile caratteristica
del politico nostrano.
Addirittura, e senza ombra di vergogna, è stato
allestito un gazebo del buon governo anche nel
Sannio, quell'area geografica tricolore
dimenticata dalla politica, dimenticata da quei
politici che per suo mezzo siedono nelle stanze
dei bottoni, che da sempre ha l'unico scopo di
esistere in quanto enorme serbatoio di voti.
Che peccato che la vergogna non sia un istituto
giuridico.
http://rosariolavorgna.splinder.com
|