25 novembre 2005
Cervinara, il terremoto infinito
Rosario Lavorgna

 

 

"Il Terremoto infinito": 25 anni dopo il quotidiano partenopeo 'Il Mattino' dedica uno speciale di quattro pagine al sisma del 1980 in Irpinia e Basilicata commettendo una madornale dimenticanza:
Cervinara e la sua baraccopoli.

Lo scorso 22 novembre il quotidiano partenopeo 'Il Mattino' ha dedicato uno speciale di ben quattro pagine al sisma del 1980 in Irpinia e Basilicata che provocò la morte di migliaia di persone, oltre alla distruzione di interi paesi. Un classico dell'editoria quello di tornare sugli eventi che hanno caratterizzato il secolo scorso che, tra guerre e cataclismi, hanno condotto l'uomo nella forzata modernità del terzo millennio.


Un gesto nobile, anche in considerazione del fatto che il noto Quotidiano è stata l'unica testata giornalistica a ripercorrere quei terrificanti momenti che dal 23 novembre del 1980, hanno riaperto, noi malgrado, la grande questione meridionale, di fatto mai archiviata.


Una madornale dimenticanza però, ha macchiato l'illustre intento, un'imperdonabile vuoto di memoria, anche alle luce degli ultimi
sviluppi: la vergognosa questione della baraccopoli di Cervinara. In questi ultimi mesi quella che oramai è considerata una vergogna nazionale è stata riportata a galla grazie ai media nazionali, a Striscia la Notizia, e a tante altre testate giornalistiche cartacee o on line che si sono recate sul posto per valutare il disastro umano e sociale provocato dai dimenticati del 1980, da quelle persone ai margini della società, lasciate a sopravvivere per generazioni in gelide stamberghe abitate da topi ed usurate dal tempo.


E' questa, allora, la vera ingiustizia editoriale: non aver parlato, e nemmeno accennato, a quelle tante famiglie che il terremoto lo portano nel cuore, ci convivono da 25 anni dovendo subire l'onta di una vita da sfollati, peggio degli zingari, a quattro passi da quelle case di edilizia popolare terminate da tempo, ma mai consegnate ai nuovi inquilini.


Il terremoto è anche questo: non si perde la vita solo sotto le macerie di un crollo, ma si può perdere la speranza di continuare ad essere considerati esseri umani.


Ma il noto Quotidiano non ha voluto, o non ha potuto analizzare anche il caso di Cervinara; troppo intricato il discorso, e troppo improbabile l'esito. A volte, allora, è meglio parlare dei morti, almeno loro son passati a miglior vita.

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