Una vergogna inaudita. Un ampio articolo analisi
fatto passare per cronaca spicciola e critica di
bassa lega. Se l'etica professionale l'avete
dimenticata ce la rinfreschiamo insieme in
tribunale.
Non avevo mai letto il Quotidiano di Caserta, ma
ne conoscevo il nome fin dalla sua fondazione, e
francamente mi è dispiaciuto leggerlo proprio il
26 novembre a quella pagina 12. Mi era stato
anticipato da un collega che telefoniocamente mi
ha informato che la testata giornalistica
casertana mi aveva dedicato uno spazio per
quella mia analisi sulla "Promozione
sociale...". Vivendo in provincia di Benevento,
mi son dovuto spostare in quella di Caserta per
avere una copia del giornale.
Poi il gelo, non avrei voluto credere ai miei
occhi. Non avevo mai inviato nulla al quotidiano
in questione, e non riuscivo a capire come era
stato possibile compiere quell'infamia nei miei
confronti, senza che io abbia nemmeno dato il
consenso ad una eventuale pubblicazione sulla
carta stampata.
Innanzitutto sono sconcertato, sinceramente non
mi sarei mai aspettato dagli amici del
Quotidiano di Caserta un trattamento di questo
tipo.
E' ovvio che sono stati altri i motivi che hanno
condotto la redazione a pubblicare un box a mia
firma senza nemmeno chiedermene
l'autorizzazione, o la classica telefonata come
è d'uso tra amici.
Ma a prescindere da questa mancanza di
sensibilità, oltre che di professionalità, e mi
rammarica dirlo poiché raramente mi esprimo nei
confronti di colleghi, esiste il dato eclatante
che poi rappresenta il reato editoriale in se
per se: la pubblicazione di un articolo analisi
su due realtà dell'alto Sannio, fatto passare
come una notizia di cronaca inserita in un'area
editoriale del casertano che nulla a che vedere
con la provincia di Benevento, e per giunta
puntando i riflettori della critica sulla sola
San Lorenzello, paese che amo e nel quale
risiedo". "Sono onestamente senza parole per una
azione di vilipendio della mia immagine tanto
stupida quanto gratuita. Suppongo, o almeno mi
auguro, che il direttore responsabile della
testata non si sia accorto, prima di dare il
placet per l'invio del giornale alla rotativa,
di questo maldestro esempio di etica
professionale calpestata da interessi che
francamente non conosco. L'accaduto può anche,
ovviamente, essere letto in altra chiave, per
cui ciò che nell'articolo veniva dopo la
stroncatura dava fastidio a qualcuno, ecco
spiegata la pubblicazione della sola prolusione,
o cappello, come dir si voglia.
Un fatto è certo né il titolo, né il testo
corrisponde a ciò che avevo intenzione di
sottolineare, in quanto, pubblicare di un
articolo solo il prologo e titolarlo in modo
tale che sia camuffata l'intenzione originaria,
senza che nemmeno l'autore lo sappia, questo
penso sia materia ghiotta per la magistratura.
Infatti è mia ferma intenzione, nei prossimi
giorni, recarmi dal mio legale ed avviare la
procedura di denuncia del caso alla
magistratura. E, visto che la questione
coinvolge una testata giornalistica ed un
giornalista, ovviamente invierò un esposto
denuncia all'Ordine dei Giornalisti della
Campania ed in copia alla consulta deontologica
dell'Ordine Nazionale di categoria".
Rosario Lavorgna
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IL SERVIZIO DI PAOLO BETTINI D'AVICO
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