2 dicembre 2005
Berlusconi si da all'aritmetica
Rosario Lavorgna

 

 

Berlusconi: In dodici punti il nuovo patto con gli Italiani? Perché non tredici?
In attesa del nuovo contratto da stipulare con l'intera Nazione, il cavaliere si da all'aritmetica.

di Rosario Lavorgna

Certa stampa è tornata oggi a riproporre un dato che, volere volare, era già nelle previsioni: il nuovo contratto con gli Italiani che Silvio Berlusconi intende sottoscrivere in vista delle prossime amministrative 2006.
Dodici i punti di questo contratto bis che il leader di Forza Italia, nonché presidente del consiglio dei ministri, si accinge a snocciolare durante la già accesa campagna elettorale pre natalizia.


Per onestà intellettuale bisogna dire che il contratto con gli Italiani del 2001 è stato seguito per intero, a prescindere dalle farneticanti dichiarazioni dei leader dell'Ulivo che in questo quinquennio non hanno fatto altro che opporsi, senza se e senza ma, persino al fisiologico bisogno della toilette, intravedendo, addirittura, negli scivoloni con slogatura di caviglia da parte del premier, i segni del destin contrario.


Ciò che a noi, invece, reca maggiore curiosità, è la scelta dei dodici punti da sottoporre agli elettori. E volendo approfondire questo aspetto, aprendo una breve parentesi, vi è grande tranquillità nel sostenere che almeno Berlusconi dodici punti, belli o brutti che siano ce li ha, mentre il professore Bolognese non fa in tempo a partorirne uno che gli viene provocato un aborto anomalo post parto.


In questo senso, è palese a tutti anche a chi di politica non ne ha mai masticata, (e non s'è perso nulla, glielo assicuro), che Romano Prodi non riuscirà mai a governare l'Italia, marcato a vista, com'è, dai suoi 'alleati'.
Ma torniamo ai dodici punti: il quotidiano milanese parla di riforme per una società più sicura; nessun aumento delle tasse (la sinistra avrebbe parlato di 'meno tasse', tanto nel loro concetto l'Italia prima o poi sarà costretta ad elemosinare pur di non spendere); più infrastrutture e meno burocrazia; pensioni minime più alte e, ciliegina sulla torta un fondo di ben 5mila euro per ogni nuovo nato.


E' a dir poco strabiliante, se si pensa che il governo centrale attivo è una cosa ed un'altra, del tutto diversa, è l'autonomia degli enti locali che oggi versano all'80% nelle mani dei suoi oppositori.
Come a dire che se il governo vara una manovra infrastrutturale cantierabile in Campania, ad esempio, sarà quel governatorato a gestirne sia i fondi che l'attuazione.


Una perplessità simile nasce anche da un'altra constatazione: se la stragrande maggioranza delle regioni in Italia sono in mano al centro sinistra che le ha tolte al centro destra con percentuali di voto, a volte, bulgare, dove sono attualmente i voti, in senso aritmetico del termine, che rendono giustizia e fiducia in un ritorno della Cdl al governo del Paese?.
Suppongo che questa sia una domanda legittima, che come chi vi scrive, se la saranno posta in tanti.


L'analisi di ciò che abbiamo appena domandato è semplice ed intuitiva, con una interfaccia che oserei definire ludica.
Perché la Cdl ha progressivamente perso quasi tutto quello che aveva guadagnato nel 2001 in consensi elettorali? Per lo stesso motivo per cui la Democrazia Cristiana ne ha guadagnati a iosa ed ha continuato a farlo per 50 anni con un elettorato blindato, felice e sistemato.


Sull'ultimo aggettivo apporrei una sottolineatura, poiché trattasi della chiave di lettura della brusca discesa di popolarità del Polo, soprattutto a sud.
Questa immensa area geografica del nostro paese è avvezza da sempre, e non per propria colpa diretta ma per la pesante eredità giolittiana, all'assistenzialismo, per cui il suo vasto bacino elettorale, che rappresenta più del 50% dei votanti in Italia, si aspettava da questo governo, o meglio, da vari segmenti parlamentari di questa maggioranza, la concretizzazione di qualche umile ma necessaria aspirazione.


"Aha la balena bianca - urlano in tanti - quelli si che erano tempi d'oro nei quali mangiavano tanto, ma lasciavano anche mangiare gli altri". Chi di noi non ha sentito almeno per una volta questa filastrocca ripetuta sino alla noia, o fin quando un bel giorno un pubblico ministero di nome Antonio Di Pietro, scoprendo l'acqua calda, andò ad infilare il naso in quella tangentopoli che rappresentava lo zoccolo duro di tanto benessere. Un requiem eterno recitato sulle spoglie mortali della Dc e via con una seconda repubblica che molto poco calzava le esigenze del nostro Paese, fino all'avvento di Berlusconi, della sinistra divenuta democratica e praticante, e altre alchimie politiche susseguenti.


Di disoccupati e barboni con la laurea ve ne sono sempre di più, come sempre maggiore è il numero degli occupati, secondo Berlusconi.
Chissà, forse nelle statistiche Palazzo Chigi inserisce anche gli extracomunitari che vanno a raccogliere pomodori, o i vò cumprà con l'esercizio ambulante. Diversamente non si spiega e non è colpa dell'aritmetica.


Poi perché, onorevole Berlusconi, 12 punti; perché non tredici? Il tredicesimo potrebbero dettarlo le decine di migliaia di giovani del sud, sfruttati e illusi da quei segmenti parlamentari forzisti e non, gongolanti e gai di tante loro aspirazioni concretizzatesi soprattutto grazie a quei tanti, troppi consensi barattati con le menzogne.

 

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