Berlusconi: In dodici punti il nuovo patto con
gli Italiani? Perché non tredici?
In attesa del nuovo contratto da stipulare con
l'intera Nazione, il cavaliere si da
all'aritmetica.
di Rosario Lavorgna
Certa stampa è tornata oggi a riproporre un dato
che, volere volare, era già nelle previsioni: il
nuovo contratto con gli Italiani che Silvio
Berlusconi intende sottoscrivere in vista delle
prossime amministrative 2006.
Dodici i punti di questo contratto bis che il
leader di Forza Italia, nonché presidente del
consiglio dei ministri, si accinge a snocciolare
durante la già accesa campagna elettorale pre
natalizia.
Per onestà intellettuale bisogna dire che il
contratto con gli Italiani del 2001 è stato
seguito per intero, a prescindere dalle
farneticanti dichiarazioni dei leader dell'Ulivo
che in questo quinquennio non hanno fatto altro
che opporsi, senza se e senza ma, persino al
fisiologico bisogno della toilette,
intravedendo, addirittura, negli scivoloni con
slogatura di caviglia da parte del premier, i
segni del destin contrario.
Ciò che a noi, invece, reca maggiore curiosità,
è la scelta dei dodici punti da sottoporre agli
elettori. E volendo approfondire questo aspetto,
aprendo una breve parentesi, vi è grande
tranquillità nel sostenere che almeno Berlusconi
dodici punti, belli o brutti che siano ce li ha,
mentre il professore Bolognese non fa in tempo a
partorirne uno che gli viene provocato un aborto
anomalo post parto.
In questo senso, è palese a tutti anche a chi di
politica non ne ha mai masticata, (e non s'è
perso nulla, glielo assicuro), che Romano Prodi
non riuscirà mai a governare l'Italia, marcato a
vista, com'è, dai suoi 'alleati'.
Ma torniamo ai dodici punti: il quotidiano
milanese parla di riforme per una società più
sicura; nessun aumento delle tasse (la sinistra
avrebbe parlato di 'meno tasse', tanto nel loro
concetto l'Italia prima o poi sarà costretta ad
elemosinare pur di non spendere); più
infrastrutture e meno burocrazia; pensioni
minime più alte e, ciliegina sulla torta un
fondo di ben 5mila euro per ogni nuovo nato.
E' a dir poco strabiliante, se si pensa che il
governo centrale attivo è una cosa ed un'altra,
del tutto diversa, è l'autonomia degli enti
locali che oggi versano all'80% nelle mani dei
suoi oppositori.
Come a dire che se il governo vara una manovra
infrastrutturale cantierabile in Campania, ad
esempio, sarà quel governatorato a gestirne sia
i fondi che l'attuazione.
Una perplessità simile nasce anche da un'altra
constatazione: se la stragrande maggioranza
delle regioni in Italia sono in mano al centro
sinistra che le ha tolte al centro destra con
percentuali di voto, a volte, bulgare, dove sono
attualmente i voti, in senso aritmetico del
termine, che rendono giustizia e fiducia in un
ritorno della Cdl al governo del Paese?.
Suppongo che questa sia una domanda legittima,
che come chi vi scrive, se la saranno posta in
tanti.
L'analisi di ciò che abbiamo appena domandato è
semplice ed intuitiva, con una interfaccia che
oserei definire ludica.
Perché la Cdl ha progressivamente perso quasi
tutto quello che aveva guadagnato nel 2001 in
consensi elettorali? Per lo stesso motivo per
cui la Democrazia Cristiana ne ha guadagnati a
iosa ed ha continuato a farlo per 50 anni con un
elettorato blindato, felice e sistemato.
Sull'ultimo aggettivo apporrei una
sottolineatura, poiché trattasi della chiave di
lettura della brusca discesa di popolarità del
Polo, soprattutto a sud.
Questa immensa area geografica del nostro paese
è avvezza da sempre, e non per propria colpa
diretta ma per la pesante eredità giolittiana,
all'assistenzialismo, per cui il suo vasto
bacino elettorale, che rappresenta più del 50%
dei votanti in Italia, si aspettava da questo
governo, o meglio, da vari segmenti parlamentari
di questa maggioranza, la concretizzazione di
qualche umile ma necessaria aspirazione.
"Aha la balena bianca - urlano in tanti - quelli
si che erano tempi d'oro nei quali mangiavano
tanto, ma lasciavano anche mangiare gli altri".
Chi di noi non ha sentito almeno per una volta
questa filastrocca ripetuta sino alla noia, o
fin quando un bel giorno un pubblico ministero
di nome Antonio Di Pietro, scoprendo l'acqua
calda, andò ad infilare il naso in quella
tangentopoli che rappresentava lo zoccolo duro
di tanto benessere. Un requiem eterno recitato
sulle spoglie mortali della Dc e via con una
seconda repubblica che molto poco calzava le
esigenze del nostro Paese, fino all'avvento di
Berlusconi, della sinistra divenuta democratica
e praticante, e altre alchimie politiche
susseguenti.
Di disoccupati e barboni con la laurea ve ne
sono sempre di più, come sempre maggiore è il
numero degli occupati, secondo Berlusconi.
Chissà, forse nelle statistiche Palazzo Chigi
inserisce anche gli extracomunitari che vanno a
raccogliere pomodori, o i vò cumprà con
l'esercizio ambulante. Diversamente non si
spiega e non è colpa dell'aritmetica.
Poi perché, onorevole Berlusconi, 12 punti;
perché non tredici? Il tredicesimo potrebbero
dettarlo le decine di migliaia di giovani del
sud, sfruttati e illusi da quei segmenti
parlamentari forzisti e non, gongolanti e gai di
tante loro aspirazioni concretizzatesi
soprattutto grazie a quei tanti, troppi consensi
barattati con le menzogne. |