E così,anno dopo anno,Vigilia dopo
Vigilia,la magia si ripeteva.
A nulla erano valsi gli sforzi di noi tre
fratelli,nel cercare i nascondigli dei
regali e dei pastori.
I nostri genitori dovevan aver fatto l’alta
scuola di strategia militare di Torino, se
ogni anno,puntualmente,alle diciannove del
24 dicembre,riuscivano a metterci a nanna
senza aver scoperte le loro carte.Mentre la
radio in cucina annunciava l’inizio del
giornaleradio di Monteceneri,la porta che
menava alle camere superiori,attraverso una
dolce scala in pietra sarrizzo, ci
sospingeva in fila indiana,come tutte le
sere,con la borsa dell’acqua calda,nei
nostri letti freddissimi..
Nel pomeriggio,intanto,fra le proteste della
mia mama (Lùmbard,con una sola emme) e la
testardaggine goliardica del mio povero pà,era
stato acceso il camino grande nel soggiorno.
Da quel momento il calore odoroso della
stufa a legna,veniva sostituito dalle folate
di fumo che il disgraziato camino,ancor più
disgraziato del mastro muratore che l’aveva
prima concepito e poi costruito,diffondeva
ad intervalli di dieci-quindici minuti.
A niente valevano le proteste della mia mama,il
fumo faceva il giro delle quattro stanze di
casa,(arrivava anche di sopra,sa lui solo
come…)ed impregnava i modesti ed onesti
abiti di quei tempi.Come a niente valevano
gli sforzi di mio padre,che metteva salsicce
direttamente sulla brace, e che solo in
parte mitigava l’odore acre dei faggi
lombardi.
Così,anche se recalcitranti,con pochi
brontolii ed il solito desiderio di una
nuova rinfrescata di neve nella notte,visto
che a terra comunque,durante gli anni 60, un
po’ di neve a fine dicembre c’era
sempre,andavamo a dormire.
Erano anni quelli che,almeno al Nord
Italia,non esisteva il cenone della vigilia
di Natale,ed al più,in qualche casa
benestante,si faceva una specie di cenone di
fine anno….
La notte,sanno solo loro come e quando,i
miei vecchi preparavano un Santo Presepe che
ancor oggi mi sembra insuperabile,con le
montagne fatte di cortecce di legno, il
muschio fresco,sempre i soliti pastori
(statuine,nel gergo lombardo) ed una
spruzzata di farina bianca sparsa con il
setaccio a simulare la neve.
Venivano disposti anche i regali,con pochi
giocattoli,ma che non mancavano mai,e con il
necessario pantalone nuovo,un paio di guanti
di lana,un cappello ed un maglione
nuovo,delle scarpe invernali per la gioia
vera e sincera di noi ragazzi degli anni
50/60.
Oggi per raggiungere la soddisfazione
paragonabile ad un tempo ci vuole un
videotelefonino nuovo,un super PC
all’avanguardia,una settimana
bianca….forse……..
A quei tempi la befana al Nord era una
figura secondaria,che al più portava gli
introvabili mandarini,le profumate
arance,(le clementine non erano ancora state
inventate…)e l’immancabile cammello di pasta
sfoglia che veniva venduto il cinque gennaio
in tutti i bar,negozi di alimentari e
pasticcerie.
Al risveglio Natalizio era una corsa a
rivivere la magia sapientemente ricreata,il
Santo Presepe che sembrava sbucare dal
nulla,i regali di Gesù Bambino (Babbo Natale
non sapevamo che fosse…)ma soprattutto…….la
prova dell’esistenza di Gesù Bambino stesso
:
la sera della vigilia ,con fede
totale,mettevamo fuori dalla porta una
ciotola con del latte e pane e un mucchio di
fieno ;il latte era per Gesù Bambino ed il
fieno per il suo asinello,che trainava un
fantastico carretto in giro per le campagne
lombarde innevate,portando gli onesti regali
ai bambini buoni.
Naturalmente il latte veniva passato alla
nostra lupa Lola ed il fieno rimesso vicino
alle gabbie dei conigli.Mio padre aveva la
costanza di prendere un carretto,solitamente
usato per ritirare l’erba tagliata di fresco
o lo strame dei boschi, e di simulare le
tracce delle ruote del carretto sulla
neve,in modo che si rafforzasse in noi la
favola del Bambin Gesù.
Il Natale passava così felicemente,dopo il
dovere della Santa Messa,a giocare con la
pistola od il fucile nuovo ed in attesa del
pranzo.
Non c’erano le mega portate di oggi, ma non
mancavano mai l’antipasto con la mostarda di
Cremona,i ravioli in brodo,il migliore dei
nostri tacchini,il torrone Sperlari ed il
panettone Motta od Alemagna.
Verona ed il suo pandoro,che tanto
evito,erano lontani più dei 300 chilometri
che ci dividevano.
Negli anni seguenti i pranzi si sono
arricchiti sempre più,i regali si sono fatti
sempre più voluttuari,al Santo Presepe si è
aggiunto l’albero con le luci,le palle e la
punta,mentre la neve è diventata sempre di
meno.
E’ vero, ci sono i siti meteo,che fanno le
previsoni sempre più precise,le carte
previsionale che diventan carta straccia
ogni mezz’ora,la tv ed internet, che ci
portano sulle piazze del Mondo in “tempo
reale” allo scoccare della mezzanotte topica
del 24 e del 31,ma per fare un Santo Presepe
ed un albero di Natale ci vogliono i soldi
di uno stipendio medio italiano,il panettone
ed i pandoro si mangiano tutto l’anno,lo
spumante si stappa anche per il primo
dentino dei figlioli,i regali si fanno più
inutili che necessari…….
Ma il Natale e la neve di una volta dove
stanno ?
Quest’anno mi auguro e vi auguro un Santo
Natale come quelli di una volta,con regali
sentiti, con la serenità e la salute a volte
perdute e con tanta,tanta neve per tutti…
E mi raccomando,non fate come immagina Marta
nella vignetta…le decorazioni, sull’albero,
mettetele voi……….e non vi dimenticate un bel
presepe,da fare con tutta la famiglia
riunita….
Sandro forlani, emigrant