10 dicembre 2005
Natale,tra dolci ricordi e speranze attuali
Sandro Forlani

 

 

E così,anno dopo anno,Vigilia dopo Vigilia,la magia si ripeteva.

A nulla erano valsi gli sforzi di noi tre fratelli,nel cercare i nascondigli dei regali e dei pastori.

I nostri genitori dovevan aver fatto l’alta scuola di strategia militare di Torino, se ogni anno,puntualmente,alle diciannove del 24 dicembre,riuscivano a metterci a nanna senza aver scoperte le loro carte.Mentre la radio in cucina annunciava l’inizio del giornaleradio di Monteceneri,la porta che menava alle camere superiori,attraverso una dolce scala in pietra sarrizzo, ci sospingeva in fila indiana,come tutte le sere,con la borsa dell’acqua calda,nei nostri letti freddissimi..


Nel pomeriggio,intanto,fra le proteste della mia mama (Lùmbard,con una sola emme) e la testardaggine goliardica del mio povero pà,era stato acceso il camino grande nel soggiorno.
Da quel momento il calore odoroso della stufa a legna,veniva sostituito dalle folate di fumo che il disgraziato camino,ancor più disgraziato del mastro muratore che l’aveva prima concepito e poi costruito,diffondeva ad intervalli di dieci-quindici minuti.

A niente valevano le proteste della mia mama,il fumo faceva il giro delle quattro stanze di casa,(arrivava anche di sopra,sa lui solo come…)ed impregnava i modesti ed onesti abiti di quei tempi.Come a niente valevano gli sforzi di mio padre,che metteva salsicce direttamente sulla brace, e che solo in parte mitigava l’odore acre dei faggi lombardi.

Così,anche se recalcitranti,con pochi brontolii ed il solito desiderio di una nuova rinfrescata di neve nella notte,visto che a terra comunque,durante gli anni 60, un po’ di neve a fine dicembre c’era sempre,andavamo a dormire.

Erano anni quelli che,almeno al Nord Italia,non esisteva il cenone della vigilia di Natale,ed al più,in qualche casa benestante,si faceva una specie di cenone di fine anno….

La notte,sanno solo loro come e quando,i miei vecchi preparavano un Santo Presepe che ancor oggi mi sembra insuperabile,con le montagne fatte di cortecce di legno, il muschio fresco,sempre i soliti pastori (statuine,nel gergo lombardo) ed una spruzzata di farina bianca sparsa con il setaccio a simulare la neve.

Venivano disposti anche i regali,con pochi giocattoli,ma che non mancavano mai,e con il necessario pantalone nuovo,un paio di guanti di lana,un cappello ed un maglione nuovo,delle scarpe invernali per la gioia vera e sincera di noi ragazzi degli anni 50/60.
Oggi per raggiungere la soddisfazione paragonabile ad un tempo ci vuole un videotelefonino nuovo,un super PC all’avanguardia,una settimana bianca….forse……..

A quei tempi la befana al Nord era una figura secondaria,che al più portava gli introvabili mandarini,le profumate arance,(le clementine non erano ancora state inventate…)e l’immancabile cammello di pasta sfoglia che veniva venduto il cinque gennaio in tutti i bar,negozi di alimentari e pasticcerie.

Al risveglio Natalizio era una corsa a rivivere la magia sapientemente ricreata,il Santo Presepe che sembrava sbucare dal nulla,i regali di Gesù Bambino (Babbo Natale non sapevamo che fosse…)ma soprattutto…….la prova dell’esistenza di Gesù Bambino stesso :

la sera della vigilia ,con fede totale,mettevamo fuori dalla porta una ciotola con del latte e pane e un mucchio di fieno ;il latte era per Gesù Bambino ed il fieno per il suo asinello,che trainava un fantastico carretto in giro per le campagne lombarde innevate,portando gli onesti regali ai bambini buoni.

Naturalmente il latte veniva passato alla nostra lupa Lola ed il fieno rimesso vicino alle gabbie dei conigli.Mio padre aveva la costanza di prendere un carretto,solitamente usato per ritirare l’erba tagliata di fresco o lo strame dei boschi, e di simulare le tracce delle ruote del carretto sulla neve,in modo che si rafforzasse in noi la favola del Bambin Gesù.

Il Natale passava così felicemente,dopo il dovere della Santa Messa,a giocare con la pistola od il fucile nuovo ed in attesa del pranzo.

Non c’erano le mega portate di oggi, ma non mancavano mai l’antipasto con la mostarda di Cremona,i ravioli in brodo,il migliore dei nostri tacchini,il torrone Sperlari ed il panettone Motta od Alemagna.

Verona ed il suo pandoro,che tanto evito,erano lontani più dei 300 chilometri che ci dividevano.

Negli anni seguenti i pranzi si sono arricchiti sempre più,i regali si sono fatti sempre più voluttuari,al Santo Presepe si è aggiunto l’albero con le luci,le palle e la punta,mentre la neve è diventata sempre di meno.

E’ vero, ci sono i siti meteo,che fanno le previsoni sempre più precise,le carte previsionale che diventan carta straccia ogni mezz’ora,la tv ed internet, che ci portano sulle piazze del Mondo in “tempo reale” allo scoccare della mezzanotte topica del 24 e del 31,ma per fare un Santo Presepe ed un albero di Natale ci vogliono i soldi di uno stipendio medio italiano,il panettone ed i pandoro si mangiano tutto l’anno,lo spumante si stappa anche per il primo dentino dei figlioli,i regali si fanno più inutili che necessari…….

Ma il Natale e la neve di una volta dove stanno ?


Quest’anno mi auguro e vi auguro un Santo Natale come quelli di una volta,con regali sentiti, con la serenità e la salute a volte perdute e con tanta,tanta neve per tutti…

E mi raccomando,non fate come immagina Marta nella vignetta…le decorazioni, sull’albero, mettetele voi……….e non vi dimenticate un bel presepe,da fare con tutta la famiglia riunita….

Sandro forlani, emigrant

 

Intervento apparso anche in home di www.meteogs.it  in basso nella pagina,sotto forma di editoriale....

 

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