Ho
letto con attenzione l'articolo di Del Deo;
non riesco a capire quale Telese viene rimpianta
dall'articolo: se quella di 20 anni fa ( quando
l'ho conosciuta ) o di un tempo precedente che
purtroppo non conosco.
Mi
viene spontaneo chiedermi se i novelli "ecomostri"
sono peggiori di tante casupole di 20 anni fa,
se la fiorente attività edilizia favorirà uno
sviluppo anche nel lungo periodo o se si tratta
di una bolla del mattone destinata a rivelarsi
un vero flop per prossimo futuro.
In
altri termini se questo sviluppo è compatibile
con una edilizia di qualità che qualifichi
l'ambiente e possa rappresentare un ricchezza
per tutto il paese sia un punto di vista
commerciale che forse turistico.
Nell'ambito di una prosa bucolica o
esistenzialista vagamente ecologista e
nostalgica del bel mondo contadino non mi sembra
che un tema così delicato possa essere ridotto
alla tristezza degli ex BOT people o alle case
vuote o alle cappelle da re al cimitero. Si
potrebbe dire molto anche dell'agricoltura sia
di quella faticosa del vecchio contadino che di
quella odierna!
Sul tema il rimpiantismo rischia il
qualunquismo!!
Se
si vuole provocare una discussione ed un
riflessione, sul tema dell'urbanistica o della
cementificazione, forse bisogna chiedersi :
"Dove finirà Telese ?".
Ma
questo è un altro tema, culturale in senso lato,
prima che politico o letterario.
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